Ragazzo-tempesta

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Amore, cos'hai sulle labbra?
Tenera corolla ti distingue da me
quel sospiro beffeggiato da crini ribelli.
Ho perso il sonno, amore
e la voglia di ricordare sogni. 
Hai qualcosa sulle labbra ch'è mio
e prima o poi me lo riprendo
con le mie labbra a morsi, amore mio.
(Megalis - Qualcosa sulle labbra)









~ Ragazzo-tempesta ~







"Burn, let it all burn
this hurricane's chasing us all underground.

No matter how many deaths that I die
I will never forget.
No matter how many lives that I live

I will never regret.
There is a fire inside of this heart

and a riot about to explode into flames.
Where is your God?"






Nel cielo del crepuscolo - una volta oscura punteggiata da uno spolverio di stelle appena sbocciate - il viola si fonde all'azzurro e il porpora si dissolve nell'indaco. È una notte priva luna, ma una luminescenza tenue, troppo lieve per dirsi luce di astri e troppo evanescente per appartenere alla terra, aleggia come nebbia impalpabile sul sentiero, sfumandone i contorni. Seguo senza esitazione quel baluginio effimero, a malapena consapevole del crocchiare stridulo della ghiaia sotto le suole degli stivali. Gellert, che non ha tardato a raggiungermi, cammina silenzioso e con calma misurata, circospetta quasi, a pochi passi da me.

Decido di fermarmi soltanto dopo aver raggiunto il confine del piccolo bosco che delimita la nostra proprietà, quando sento di essere abbastanza lontano dalla casa - dalla vita - che mi ha tenuto avvinghiato - soffocato - ai suoi tentacoli per l'intera giornata.

Appoggio la schiena al tronco di un vecchio olmo, il respiro corto, le palpebre serrate, gli arti rigidi, contratti, intorpiditi dal freddo pungente e dalla tensione continua, pervasiva, sfinente, accumulata tutta qui, al centro esatto del petto.

Gellert, immobile al mio fianco, mi fissa senza parlare, lo sguardo animato da uno scintillio indefinibile, inquieto e ammaliato ad un tempo.

«Sembri stanco morto. Forse non dovrei tenerti sveglio tanto a lungo, la notte» esordisce d'un tratto, con serafica compostezza, anche se il tono sfrontato della sua voce tradisce una nota preoccupata, nervosa - eppure indubbiamente, inevitabilmente, dolcemente sincera.

«Non è questo il problema, lo sai benissimo» sibilo tra i denti, esasperato, mentre l'aria comincia a crepitare attorno a noi e un rombo di tuono, oltre le cime degli alberi, infrange impetuoso l'apparente staticità della sera.

«Ehi, ehi, calmati ora. Calmati. Sarebbe uno spettacolo interessante da osservare, lo ammetto, ma non credo che scatenare un uragano sopra la valle risolverebbe la situazione.»

Perché no? Che bruci, che bruci tutto.

«E da quando in qua saresti diventato così saggio, tu?»

He's more myself than I am (YOUNG!GRINDELDORE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora