La stanza era stretta,
mentre questo letto stava sfoglio
addossato ad un'unica parete.
Le urla di fuori
erano censurate dalle sue finestre.
Il mondo chiuso da una porta e
da una chiave.
Le urla di chi si teneva la testa
mentre a sanguinarle erano le mani.
E tu, insipida tempesta,
uscivi di getto da quel flacone ancora aperto
di inchiostro nero.
E disegnava le mura,
dipingeva i soffitti,
scriveva su carta i suoi pensieri.
D'inferno ne conosci abbastanza,
pur non attaccandoti all'idea dell'uomo come divino.
D'inferno ne conosci altro,
ma se apri la porta,
getti la chiave,
rompi il vetro di quelle assai pesanti finestre
con un pugno,
smetti di scrivere,
non colori di nero pareti sfoglie?
ma se tieni le nocche al riparo,
il cuore al suo posto,
ed un sorriso scritto sul seno?
Ma se ti abitui all'inferno,
chi vince, tu o esso?
-key