CAPITOLO 5

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Si svegliò in una stanza che assomigliava a tutt'altro che a un ospedale, aveva una ferita alla fronte e dolore ovunque, ricordava un incidente ma non come fosse arrivato lì, tentò di muoversi ma capì di essere appoggiato a una colonna con una catena che lo stringeva in vita. Mentre era immerso in pensieri intelligenti, uno fra tanti quanto fossero scortesi gli israeliani, sentì delle voci e dei passi: due uomini di corporatura impressionante stavano andando verso di lui, solitamente avrebbe fatto una battuta ma non era questo il caso.

"Cosa ci faccio qui? Voi chi siete?"

"Qui le domande le facciamo noi." Rispose quello più spaventoso tirando fuori un coltello.

Iniziarono a chiedergli chi fosse, cosa volesse e a ogni risposta non soddisfacente gli infliggevano un dolore nuovo, non riusciva a decidere se fosse meglio parlare o tacere, scelse la seconda per non mettere nei guai i colleghi. Dopo l'ennesimo pugno affondato nel suo addome credeva di non farcela più, sarebbe crollato di lì a poco, quando all'improvviso i due uomini caddero come birilli, guardando meglio si potevano notare i fori di proiettile sulle loro fronti, poi rumore di passi.

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