La tana del Corvo

3.3K 172 42
                                    

Al sorgere del sole il branco era totalmente nel caos.
Alcuni, sotto forma di lupi, ringhiavano e ululavano, gli umani, invece gridavano per far sentire il proprio parere.
Chi urlava più forte di tutti era Soren, il padre di Milo: "Non darò mio figlio a quella bestia!"
"La Dea vuole così!" rispose qualcuno.
"Non possiamo andare contro il volere degli dei, sarebbe la disfatta del branco!"
"Non fa parte del branco! Non gli daremo un nostro omega!" disse uno dei cacciatori, per dare manforte a Soren.
La discussione continuò fino a quando i primi raggi di sole non scacciarono via il gelo della notte.
A quel punto Akha, il capobranco, che fino a quel momento era rimasto immobile e in silenzio, si alzò e parlò.
Con un solo comando della sua voce ogni lupo e ogni uomo si zittì e la cagnara si trasformò in silenzio, un inquietante silenzio.
"Parlerò liberamente, perché la situazione lo richiede!" esordì.
"È ormai passato un lustro, ma nessuno di noi ha dimenticato che il Corvo si è macchiato di un Crimine Indicibile, a mio parere, il peggiore che si possa trovare nel Libro Nero!
E per tanto è stato punito con la massima pena: l'esilio!
L'esilio non comporta solo l'allontanamento fisico dal branco ma anche l'allontanamento di ogni ricordo o accenno a lui o al crimine che ha commesso, tanto che è proibito pronunciare il suo nome.
È stato condannato a restare solo per il resto della sua vita!
E si sa che la vita di un lupo solitario non è lunga.
Ma in questa notte che è passata, la Dea Luna ha deciso di dargli un compagno.
Comprendo che questo possa sembrare una violazione dell'esilio ma un branco è formato da più nuclei familiari, quindi, anche concedendogli l'omega, egli sarà solo.
Inoltre il Libro Nero parla chiaro: Sottrarre un omega all'Alpha che lo possiede è un Crimine Indicibile!
Pertanto decreto che l'omega verrà consegnato al Corvo!"

Subito dopo il verdetto di Milo, la cerimonia era stata sospesa e il cucciolo, terrorizzato, si era fiondato tra le braccia della madre che lo aveva trascinato nella tana.
Il rito era stato più disastroso di quanto Sarabi si fosse immaginata!
Ricordava quanto fosse stato spaventoso il ruggito di Soren durante la loro cerimonia ma questo non era neanche lontanamente pargonabile al destino di Milo.
Fuori dalla tana si sentivano le voci ma erano troppe per poter capire che cosa dicessero.
Milo piangeva a dirotto, stretto nell'abbraccio della madre.
Tremava come una foglia e non riusciva a smettere di pensare al suono che lo aveva fatto crollare in ginocchio.
Un suono spettrale che continuava ad assordare le orecchie dell'omega.
C'era così tanta rabbia in quell'ululato, Milo non aveva mai sentito un verso del genere.
Molto spesso i membri del branco ululavano nella loro forma di lupo ma quello che si era propagato nella valle quella notte era totalmente diverso, selvaggio, privo di qualsiasi umanità!
Il verso di un animale.

Poco prima dell'alba il cucciolo era crollato tra le braccia della madre che continuava ad accarezzargli teneramente i capelli.
Il pianto e la paura lo avevano spossato ma persino nel sonno era irrequieto.
Sarabi cercava di capire che cosa stesse succedendo fuori ma il suo udito non era abbastanza acuto.
Più di una volta pensò di uscire per partecipare alla discussione ma ogni volta, l'idea di lasciare Milo da solo la faceva restare nella tana.
Poco dopo il sorgere del sole, nel villaggio calò un'improvviso silenzio, tutto il vociare scomparve di botto.
La voce del capobranco si alzò da sola nel silenzio.
Sarabi ancora non riusciva a distinguere le parole ma sapeva che una decisione era stata presa.
E pregò che fosse quella giusta.
Alla fine del discorso il trambusto ricominciò ma la femmina riuscì lo stesso a captare due paia di passi che si avvicinavano alla tana.
Poco dopo Soren scostò la tenda ed entrò seguito da Akha.
"No!" Esclamò Sarabi angosciata dall'espressione del compagno, scattando a sedersi e svegliando il piccolo.
"Sarabi, ti prego!" cercò di calmarla lui.
"No!"
"Sarabi!" ripetè, stavolta con tono più autoritario.
"No! Non gli darò il mio cucciolo!" continuò lei in preda alla disperazione.
"Sarabi!" esclamò con il timbro da Alpha, estinguendo una volta per tutte i guaiti della madre.
"Non abbiamo scelta!" aggiunse poi, con tono sconsolato.
"Purtroppo non possiamo sottrargli il compagno, Sarabi!" intervenne Akha.
"Oggi porteremo Milo in cima alla montagna! Partiamo tra un'ora, fa in modo che sia pronto." concluse prima di avvicinarsi all'uscita.
"Lo porterò io."
Akha si girò verso Soren e un lampo di compassione gli passo nello sguardo.
"Soren, capisco che tu voglia proteggere il tuo cucciolo ma sarebbe una mossa molto stupida e non intendo perdere il mio miglior cacciatore e un ottimo amico così! Lo porterò io!" e così dicendo uscì dalla tana.

L'ombra del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora