L'ira del Corvo

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Un tiepido raggio di sole entrò da una finestra sporca e colpì in pieno viso il piccolo omega, ancora addormentato.
Infastidito, cercò di farsi indietro per evitare che la lama luminosa gli trafiggesse le cornee, quando la sua schiena andò a sbattere contro quello che somigliava molto ad un muro. Un muro cado. Un muro che emise un gemito assonnato prima di rigirarsi nelle pelli e schiacciare il compagno sotto di sé, mentre il suo respiro tornava lento e regolare.
Gli occhi del più piccolo si spalancarono disorientati, una serie di flash gli ricordano gli eventi della giornata precedente: L'addio della sua famiglia, il viaggio, l'Alpha e la paura, così tanta paura, come non ne aveva mai provata in vita sua.
Ricordava di aver pianto tanto, il che spiegava il bruciore agli occhi, e ricordava la sua voce, così graffiante, così perentoria, così brutale da attanagliargli il cuore e piegarlo senza sforzo al suo volere.
Altre lacrime scesero sulle sue guance mentre i ricordi si facevano sempre più vividi nella sua mente.
Sapere a chi appartenesse il corpo che lo schiacciava non servì a calmarlo, anzi, se possibile, lo terrorizzò ancora di più.
Si sentiva oppresso.
Il gigantesco corpo che gli gravava sulla schiena era la perfetta metafora che descriveva come, la tempesta di emozioni che imperiava dentro di lui, gli pesasse sul cuore, rendendolo infinitamente triste.
Nel tentativo di liberare il suo corpo, e il suo cuore, dalle grinfie dell'Alpha, inziò ad ancheggiare e dimenarsi, stando però attento a non svegliarlo.
I suoi tentativi sembravano non sortire effetto, ogni grammo del maggiore lo sormontava facendo aderire completamente i due corpi.
Provò a scivolare di lato ma l'enorme braccio lo chiudeva in una gabbia  bollente fatta di pelle e muscoli, così  provò a scivolare verso il basso.
Dovette fermarsi più volte perché ogni centimetro gli costava uno sforzo incredibile.
Dopo qualche tempo ed un'enorme fatica sentì l'Alpha muoversi.
Immobile e irrigidito dalla paura, il piccolo tese le orecchie per captare qualsiasi segnale di pericolo ma il respiro del maggiore non cambiò. Era lento e regolare eppure al minore sembrava si fosse mosso...
Aspettò ancora un po' per essere sicuro che il maggiore fosse realmente incosciente poi riprese ad ancheggiare verso il basso.
Di nuovo l'Alpha si mosse.
Stavolta il piccolo ne era certo, aveva sentito il corpo sopra il suo muoversi.
Il compagno aveva strusciato la gamba contro la sua facendola risalire dal ginocchio fino al suo interno coscia.
Il respiro del più grande rimaneva ostinatamente regolare tanto da far credere al compagno di star solo fingendo di dormire. Milo riprese a dimenarsi senza più nessuna accortezza sotto il corpo dell'altro: se era sveglio tanto meglio, si sarebbe spostato da solo.

Entrò.
Chiuse la porta alle sue spalle e alzò gli occhi verso il fuoco. Nell'aria, un odore dolce ed invitante, il miglior odore che l'Alpha avesse mai sentito, ma sul fuoco nessuna pietanza. Indispettito dalla promessa di un succulento banchetto, si avvicinò al caminetto, ma a nulla valse il tentativo. Quell'odore paradisiaco non veniva dalle braci.
Confuso, inziò a guardarsi intorno in cerca dell'origine del profumo, quando all'improvviso un mugolio mesto si levò dal cumulo di pelli.
Fu allora che il maggiore vide il suo omega disteso sul giaciglio che condividevano.
Mentre si avvicinava al minore notò che aveva le guance arrossate e le pupille dilatate erano coperte da un velo lucido. Ed era completamente nudo.
Più il maggiore si avvicinava e più l'omega si strusciava sulle pelli gemendo in modo osceno e chiamando a gran voce il compagno.
Il tempo che impiegò per arrivare al nido del minore sembrò un'eternità, eppure erano bastati pochi passi...
Il piccolo ormai si dimenava disperato come se avesse percepito anche lui il  dilatarsi del tempo e avesse dovuto aspettare una vita prima di avere a portata di mano il maggiore. Artigliò la spalla del compagno, anch'esso nudo, e se lo trascinò addosso, iniziando a toccarlo e a baciarlo dappertutto.
L'Alpha non si accorse di essere nudo finché non si ritrovò tra le cosce del compagno, scandalosamente aperte per accoglierlo e per permettergli di strusciare la sua erezione tra le natiche.
Improvvisamente ogni dettaglio divenne irrilevante per il maggiore. L'unica cosa che riusciva a percepire era il corpo caldo sotto di che prese immediatamente a baciare, leccare e mordere con foga, mentre faceva strusciare il suo cazzo contro quello del minore con un ritmo sempre più incalzante e deciso.
Un crescendo di gemiti e mugolii gli fece perdere la testa. Le sue mani in esplorazione di quel corpo esile e flessuoso, la sua bocca, vorace, a nutrirsi, banchettando con la pelle dell'altro, come se fosse il suo ultimo pasto.
"Dio! Adesso vengo!" Pensò il maggiore, aumentando ulteriormente la frizione tra i due corpi.
Sentì una scossa sfrecciare lungo la spina dorsale e una tensione familiare accumularsi alla base della schiena.
Improvvisamente tutto si bloccò il suono sotto di si trasformò in un lamento impanicato, il calore e l'eccitazione si ritirarono, portandosi via anche il piacere che il più grande aveva già pregustato, lasciandolo in preda alla frustrazione e, di conseguenza, all'ira.

L'ombra del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora