Il nuovo inizio del Corvo

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Milo batté le palpebre per cercare di scacciare le lacrime che gli annebbiavano ostinatamente la vista. Sentiva il silenzio che era seguito alla domanda del maggiore, farsi sempre più pesante. Nessuno dei due si era mosso, erano ancora uno davanti all'alto, entrambi in attesa di una risposta.
Ma Milo non ci riusciva.
Non riusciva a capacitarsi di quella domanda e di certo non riusciva a rispondere.
"Davvero!?!" avrebbe voluto urlagli, "Davvero non lo capisci?"
Come poteva non capire? Come poteva non sapere quanto dolore gli avesse inferto rifiutandolo, lasciandolo solo senza una spiegazione. E come poteva, lui, spiegargli quanto si fosse sentito sporco, usato e abbandonato davanti a quella porta sbattuta con violenza?!
Si sentì ancora una volta sopraffatto dal dolore, ricordando quanto disprezzo avesse avvertito nel silenzio del maggiore.
Nuove lacrime scivolarono lungo la guancia ma la loro corsa fu arrestata dal pollice del maggiore che le spazzò via con un solo gesto.
Sorpreso, Milo alzò lo sguardo verso l'altro.
Il viso del compagno era storto in una smorfia di frustrazione dovuta all'incapacità di capire l'origine di quelle gocce salate.

"Parlami" ordinò e per la prima volta Milo colse nella sua voce inflessibile e autoritaria un'impercettibile crepa.
"Sei andato via." si lasciò sfuggire, in un sussurro pieno di accusa.
L'espressione del maggiore si crucciò ancora di più non capendo a cosa si riferisse il compagno.
"Te ne sei andato. Mi hai lasciato da solo. Tu non mi volevi più!" disse Milo, con inaspettata sicurezza, nonostante le lacrime che gli solcavano il volto, senza distogliere lo sguardo da quello dell'Alpha.

"Io non ti ho lasc..." provò a intervenire il maggiore, ancora un po' confuso.
"Stai mentendo!" Lo interruppe bruscamente Milo, sottraendosi al contatto.
"L'ho sentito! L'odore del tuo disgusto riempiva la tana! I-io ti faccio schifo!" gli urlò in faccia senza smettere di indietreggiare.

Una forte rabbia lo assalì; perché si ostinava a negare?
Non lo riteneva all'altezza di essere il suo compagno ma non lo aveva ancora cacciato! Cosa voleva da lui?
Una inquietante ipotesi si fece spazio nella mente di Milo ma non fece a tempo sedimentarsi che il maggiore prese la parola: "Ero disgustato, sì! Ma non da te!"

Capire perché il minore fosse scappato, fu un fulmine a ciel sereno. Fu come un déjà-vu ma dal punto di vista dell'omega.
Un omega non legato che poteva avvertire l'odore del disgustoso ma non poteva percepire verso chi fosse rivolto.
"Io ero, sono, disgustato da me stesso." Confessò con un timbro quasi dolce, per i suoi standard profondi e inflessibili.
Gli occhi del minore erano sgranati dall'incredulità, così il maggiore continuò: "Tu sei piccolo e io non avrei dovuto fare quelle cose! Ho solo pensato a soddisfare i miei istinti e non mi sono nemmeno preoccupato che tu fossi un cucciolo!"

Milo continuò a guardarlo confuso, incapace di credere alle parole dell'altro.
Perché se fosse stata la verità, allora l'Alpha non lo aveva rifiutato e questo era impossibile!
Tutto quel dolore non poteva essere frutto di una incomprensione.
Dopo tutto quello che era successo non poteva credere il maggiore lo volesse come compagno!
Sembrava che il suo cervello non volesse dare senso alle parole del maggiore per non alimentare quella piccola fiammella di speranza nata in mezzo al caos delle sue insicurezze, troppo debole per riuscire a rischiarare le ombre delle sue paure.

"Io non sono un cucciolo!" Fu tutto quello che riuscì a mormorare. L'unico pensiero coerente in un mare di confusione.

"Cosa?" Chiese il maggiore, sorpreso.
"Non sono un cucciolo" ripeté un po' più forte. "Sono quasi un adulto!"
"Ma quindici anni sono pochi..." ribatté l'Alpha.
"Non per un omega. Noi raggiungiamo l'età adulta verso i sedici anni. Quando andiamo in c... Sì, insomma, quando... Sai, quando..." continuò a balbettare. Era diventato bordeaux dall'imbarazzo e non sapeva più come uscire da quella situazione.
Nella sua tribù parlare di quelle cose era incredibilmente sconveniente, specialmente con un Alpha.
Le poche nozioni venivano tramandate di madre in figli, rigorosamente omega, per tutto il resto la risposta era: il tuo Alpha saprà cosa fare!
Mentre gli Alpha raggiungevano la maturità tra i diciotto e i vent'anni e, in attesa di poter trovare il proprio compagno, si divertivano con le puttane del branco.

L'ombra del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora