Capitolo 5

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Mi stendo sul letto, fisso il soffitto, mando un messaggio a Nathan.
«Nathan, sono Amanda..volevo sapere, esiste qualche ragazza che ti odi?» in attesa della sua risposta inizio a spogliarmi e a mettermi sotto le coperte; sento squillare il telefono, «Tutte le donne che conosco mi amano, che succede, nana?» rispondo in tono acido, «Non chiamarmi nana. Comunque nulla, fa finta che io non ti abbia detto niente; buonanotte, stronzo.» non faccio in tempo ad inviare il messaggio che subito mi arriva la sua risposta. «AHAHAHAHAH sei così divertente, ricorda che ci vediamo domani per il progetto di fisica; buonanotte principessa.» con l'aggiunta di un cuore blu.

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È mattina, mi alzo e vado verso la finestra a guardare il sole che entra dalle fessure delle persiane, indosso solamente una maglia lunga fin sotto il sedere e le mutande, appena apro le persiane inizio a guardarmi intorno e a notare gli uccelli posati sugli alberi che danno da mangiare ai loro figli.

Abbasso leggermente lo sguardo e vedo un ragazzo con il cappuccio che mi guarda, non capisco chi sia; è Nathan e io sono in mutande davanti alla finestra, che bella prima impressione.

Corro in bagno a farmi una coda di cavallo e mi sbrigo a scendere le scale per raggiungere il divano, ieri sera mi sono dimenticata di prendermi i pantaloni puliti.

Appena arrivo in sala trovo Nathan seduto sul divano con i miei pantaloni in mano e io sono ancora in mutande, mi volto per tornare in camera mia ma sento una voce che mi chiama, con tono basso e soffocato, è mia madre «Figlia, c'è il tuo ragazzo qui.» vado in cucina dando le spalle a Nathan e mi rivolgo a mia madre. «Lui non è assolutamente il mio ragazzo.» mia madre tossisce e vedo fuoriuscire del sangue dalla sua bocca, «Cazzo, di nuovo.» corro a prendere un panno dal secondo cassetto della cucina, sotto alla credenza, lo bagno con acqua fredda e glielo passo sulle labbra. «Nathan, renditi utile, riempi un bicchiere d'acqua e portamelo, subito.» Nathan viene in cucina con un bicchiere pieno d'acqua, lo porge a me e si fa indietro; so che mi sta guardando il sedere ma, ora devo pensare a mia madre. «Dai mamma, bevi l'acqua ma non mandarla giù, falla passare all'interno della bocca e poi sputala nel lavandino, forza.» mia madre fa tutto quello che le dico, la sorreggiamo io e Nathan, sono sorpresa del fatto che mi stia aiutando ma, non è il momento di farsi questo tipo di domande, la scortiamo in camera sua e la faccio stendere sul letto.

Strattono Nathan per la felpa e torniamo in sala, «Cos'ha tua madre?» sta iniziando quasi a piacermi il suo modo arrogante di far domande, si preoccupa per me, chissà se sarò fortunata con lui.
«Che ci fai a casa mia di prima mattina?» rispondo scocciata, è mattina e vorrei dormire, dovrebbe capirmi;  «Tua madre è malata?» continua insistendo, «Smettila con queste domande, dimmi cosa vuoi da me e non guardarmi troppo, mi urti il sistema nervoso.» ringhio ormai arrabbiata. «Stai un po' zitta e ascoltami.» alzo un sopracciglio e lo guardo male ma, lo ascolto. «Ho pensato a quella ragazza di cui mi hai parlato stanotte, è mia sorella, sorellastra per l'esattezza.» rimango sbigottita, «E perché ti odia?» lo guardo incredula per prenderlo in giro; «Perché non ho fatto sesso con lei.» roteo gli occhi verso l'alto e porgo la mano in avanti «Mi passi i pantaloni in modo da coprirmi?» dico in tono deciso, «E dovrei non vedere questo spettacolo?» arrossisco timida. «AHAHAH stai zitto, Nathan.» prendo i pantaloni rimasti sul divano per vestirmi e faccio il caffè. «C'è dell'altro?» bevo il mio caffè assaporando l'aroma. «Sì, cos'ha tua madre?» insiste ancora, quasi sbotto, «Non sono affari tuoi ma, per favore, non dire nulla a Lizzie, lei ancora non lo sa, lo sa solo Alex e preciso, non per mia scelta.» alzo il dito in alto come se stessi comandando; «Perché alla picciona non l'hai ancora detto?» quanto mi urta questo ragazzo. «Senti, se sei venuto qui ad insultarmi, quella è la porta.» indico la porta con il dito.
Nathan si alza e si avvicina a me, siamo vicini, un po' troppo vicini, mi tocca i capelli e il mio respiro mi tradisce; sorride «Ci vediamo tra mezz'ora a scuola, nana.» mi fa l'occhiolino e sparisce da casa mia.

Questo ragazzo mi sta stravolgendo troppo la vita, mi sento destabilizzata.

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Durante tutte le lezioni mi addormento sul banco come una pera cotta, finché non arriva l'ora di fisica, laboratorio.

Mi addormento anche in quella circostanza, il professor Hopkins mi chiama e richiama più volte "Signorina Prescott, si svegli.» inizia prima a voce bassa e poco dopo urla, nomina il mio nome con voce scorbutica, non riesco a svegliarmi, Nathan mi colpisce il braccio, avevo dimenticata che fosse qui.

«Mi scusi, professore, sto avendo dei problemi nel dormire, ultimamente, non succederà mai più.» sono sincera, credo, «A me non interessa minimamente di ciò che ne fa della sua vita, signorina Prescott ma, pretendo la sua attenzione e partecipazione durante l'intere lezioni e, non voglio ripetermi, chiaro?» annuisco, rivolgo uno sguardo complice a Nathan per ringraziarlo e non appena sento il suono della campanella, mi precipito fuori dalla scuola per tornare a respirare, mi sento spesso soffocare in quasi tutti i posti.

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Squilla il telefono, è un messaggio «Com'eravate carini tu e Nathan a casa tua stamattina, come due fidanzatini, mi fate vomitare; attenta a quello che fai, ricorda che so tutto prima che lo sappia tu.» e di nuovo quel numero anonimo, spengo il telefono, non voglio sentire nessuno, voglio solo un attimo di pace.

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