Dal punto in cui si trovava, alla testa dei suoi uomini, Marco non riusciva a vedere l'esercito piceno; tuttavia sapeva che erano lì, appena oltre la bruma mattutina che rendeva sfumato il profilo delle mura di Ascoli.
L'istinto affinato da anni di guerre gli suggeriva di tenersi pronto a scattare, perché la battaglia sarebbe iniziata da un momento all'altro... E come aveva detto Nipias, i ribelli non avrebbero ceduto facilmente la loro libertà.
"Avanti!" pensò, irrequieto, scrutando con attenzione i campi deserti. "Dove vi nascondete?"
Il suo animo si divideva tra il desiderio di veder tramontare subito il sole su quel giorno funesto e il terrore di vedere un paio di familiari iridi verdi tra le linee nemiche; si era interrogato a lungo su cosa fosse meglio fare e spesso, quella notte, era arrivato a rimpiangere di non aver accettato la proposta di Nipias.
"In questo momento potrei essere con lei, a godere del profumo della sua pelle e a sorridere per i suoi discorsi vivaci... Invece sto per bagnarmi del sangue dei suoi amici. Padre Giove, come sono arrivato a questo punto?"I suoi pensieri furono interrotti da uno stridio lontano e indefinito, che riecheggiò nella valle come il gracchiare di un gigantesco corvo. Era il suono di un corno che richiamava gli uomini alla battaglia.
I guerrieri iniziarono a emergere dai fossi e dai calanchi, risalendo dal corso del Truentum per raggrupparsi a difesa della loro città: come ombre fuoriuscite dall'Ade, osservavano in silenzio gli invasori da sotto i loro bizzarri elmi dalla tesa larga.
Un brivido collettivo percorse l'esercito romano, perché anche da quella distanza era palpabile l'odio che aleggiava sui due schieramenti.
I Piceni furono i primi ad avanzare, in maniera disordinata ma compatta, avvicinandosi sempre più veloci.«Fermi!» ringhiò Marco, quando vide che anche i legionari romani fremevano per andare incontro al nemico. «Aspettate che siano abbastanza lontani dal fiume!»
Gli uomini mormorarono irrequieti, ma obbedirono e rimasero saldi sulle loro posizioni.
I Piceni tentavano di farsi coraggio gridando e cantando nella loro lingua natale; sulle labbra di Nipias, durante l'unica notte che avevano condiviso, gli era sembrato un linguaggio dolce e pieno di promesse, mentre ora esprimeva solo disperazione e paura.
Il tempo parve dilatarsi e confondersi: Marco si rivide ragazzo, quasi travolto sulla Piana del Sentino, e ricordò gli occhi scuri e velati di Decio Mure mentre sacrificava la sua vita agli dèi in cambio della vittoria. Era passato molto tempo, chissà se gli dèi si divertissero ancora a osservarli mentre si scannavano come bestie feroci...
Una scintilla di luce brillò oltre le linee dei Piceni.
Il sole del mattino si rifletteva su uno scudo romano e mandava bagliori intermittenti: era il segnale che Marco stava aspettando, la conferma che le truppe di Russo, scendendo lungo il corso del fiume, erano riuscite ad accerchiare senza troppe difficoltà l'esercito nemico. Con il loro attacco disperato e selvaggio, i Piceni si erano messi in trappola da soli.«Sarà una carneficina!» mormorò cupamente a denti stretti, alzando un braccio per dare l'ordine di avanzare.
Prima che potesse abbassarlo, però, il buio calò di colpo sul campo di battaglia e le grida di guerra si affievolirono per qualche istante mentre tutti gli uomini alzavano gli occhi increduli verso il cielo: il sole era stato coperto da un disco nero che spegneva i suoi raggi e il cielo era scuro come a notte fonda. Mentre entrambi gli eserciti osservavano l'eclissi a bocca aperta, un tuono che sembrava uscire dalle viscere più profonde dell'Ade scosse la terra e le montagne.
Il cavallo di Marco si imbizzarrì quando anche i sassi sotto i suoi zoccoli iniziarono a tremare; allora l'uomo balzò a terra e con un gemito di raccapriccio vide che un fianco della montagna che incombeva su di loro si era spaccato in due e decine di grossi massi rotolavano nella loro direzione, sradicando gli alberi e travolgendo ogni cosa che incontrassero sul loro cammino.
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La figlia del Picchio
Historical FictionCi sono legami che nessuna guerra potrà mai spezzare ~ Ager picenus inferiore, 268 a.C. Nipias è una ribelle: è convinta che nessuno le potrà impedire di lottare per la libertà del suo popolo, minacciato dalla sete di potere di Roma. Ma suo padre...