Nipias superò la palizzata di legno che proteggeva l'accampamento romano tenendo il capo chino, come le altre donne picene venute a servire gli invasori. Nonostante non fosse avvezza a mantenere un portamento umile e la ferita sulla fronte fosse ancora in via di guarigione aveva insistito con fermezza per svolgere quella delicata missione: avrebbe dovuto poi raccontare a Raetius e agli altri quanto vantaggio bellico avessero i Romani.
Deianna era quasi impazzita dalla preoccupazione, quando aveva visto che non solo ospitava i ribelli nella sua fattoria, ma aveva anche deciso di infiltrarsi nel campo nemico:
«Il cadavere di tuo padre non è ancora freddo nella fossa!» aveva strillato, con le mani tra i capelli. «E tu vuoi consegnarti ai Romani, buttare al vento la tua vita!»«Taci, balia!» le aveva imposto quietamente, stringendosi nel mantello logoro che si era fatta prestare dalla sorella di uno dei suoi compagni. «Tornerò entro sera!»
"Spero con tutto il cuore di poter tenere fede a quella promessa!" pensò con un brivido, mentre passava accanto a mostruose macchine da guerra.
Non aveva voluto confessare neanche alla balia il vero motivo per cui era così ansiosa di vedere i Romani da vicino: aveva bisogno di sincerarsi che fossero crudeli e arroganti come aveva sempre creduto e diversi da quello che aveva incontrato.Marco Aurelio Quadrato si insinuava spesso nei suoi pensieri, soprattutto la sera, quando tutto era quieto e Nipias era stesa nel suo giaciglio, pronta ad addormentarsi: le iridi ambrate dallo sguardo severo apparivano dietro le sue palpebre chiuse come un presagio funesto o un beffardo scherzo degli dei e spesso le facevano compagnia finché non scivolava nel sonno. Avrebbe voluto odiarlo con facilità e invece si ritrovava ad ammirarlo controvoglia: era forte, abile e, a quanto sembrava, anche dotato di un alto senso dell'onore.
Quando Deianna le aveva raccontato nel dettaglio il motivo della sua visita, Nipias ne era rimasta colpita:
"Nessuno di mia conoscenza avrebbe acconsentito a saldare un debito vecchio di vent'anni contratto con un nemico!"
Era anche arrogante e spavaldo, sì, ma abbastanza intelligente da sfruttare queste qualità a suo vantaggio: se Raetius l'avesse attaccato in quel momento, accecato dalla rabbia e dall'odio, probabilmente avrebbe avuto la peggio.Si sentì strattonare rudemente per un braccio e dovette far ricorso a tutta la sua compostezza per non reagire violentemente; quando alzò gli occhi sull'energumeno che l'aveva fermata, poi, capì che ogni resistenza sarebbe stata inutile.
Gli occhi grigi dell'uomo la osservavano con un interesse avido che però non aveva nulla di carnale: il suo sguardo non accarezzò neanche una volta le curve del suo corpo, ma scrutò attentamente il suo viso.
«Io ti ho già vista...» mormorò in latino, sicuro che la ragazza non potesse comprenderlo.
Poi una scintilla soddisfatta gli illuminò il viso di una luce crudele e Nipias si sentì raggelare:
"Non so come sia possibile" pensò, mentre il sangue iniziava a scorrerle più veloce nelle vene. "Ma quest'uomo sa chi sono!"
L'istinto le suggerì di divincolarsi come una bestiola presa in trappola, ma per una volta decise di ricorrere all'astuzia; lasciò trasparire parte della sorpresa e dell'angoscia che le serravano il petto e alzò sul Romano occhi lucidi come due perle.
«Per favore...» balbettò. «Fa male...»
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La figlia del Picchio
Historical FictionCi sono legami che nessuna guerra potrà mai spezzare ~ Ager picenus inferiore, 268 a.C. Nipias è una ribelle: è convinta che nessuno le potrà impedire di lottare per la libertà del suo popolo, minacciato dalla sete di potere di Roma. Ma suo padre...