Capitolo 26

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~Luna~

Stavo per affondare il coltello nel mio stomaco, la lama del coltello sfiorava la mia pelle, ma la voce di Claudius ci ferma. Alziamo tutti la testa verso l'alto e ascoltiamo «Fermi! Non c'è bisogno di morire! La presidentessa ha deciso all'ultimo momento che...voi quattro...siete i vincitori dei 76esimi e ultimi Hunger Gamesss!!!» io e Diego ci guardiamo ancora sbalorditi e con la bocca aperta lasciamo cadere i coltelli per terra e poi corriamo verso Mattia e Giulia e li sleghiamo, Giulia abbraccia subito Diego e inizia a piangere mentre io resto a fissare un'attimo Mattia ma poi abbasso la testa sentendomi gli occhi pizziccare infatti subito dopo iniziano a scendermi le prime lacrime, Mattia mi abbraccia e io ricambio, anche lui sta piangendo, anche se ha tre anni in meno di me è quasi alto come me, lo supererò di cinque cm forse, è molto alto per la sua età. Ci stacchiamo e poi abbraccio Giulia, è ancora sconvolta poverina «Perchè v-volevate farlo ce lo spiegate? E-e poi noi che a-avremmo fatto?! Siete due s-stupidi!»

«E cosa avremmo dovuto fare eh?! Lo sapevi che poteva finire così!» mi staccai da lei e la guardai triste...poi finalmente l'Hovercraft arrivò e noi salimmo.

Appena entrati ci tolsero il localizzatore e ci portarono in una specie di infermeria per medicare eventuali graffi, meno male perchè Diego ha un taglio.

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Eccoci qua...di nuovo a Capitol City, ora prenderemo il treno tutti assieme e torneremo a casa, prima faremo tappa al Distretto 4 per salutare le persone e poi io e Mattia partiremo ancora per tornare al 12. Potrò salutare mia madre e potrò vedere il piccolo Finnick almeno. Mia zia Annie appena sono rientrata dall'arena mi ha stritolato in un abbraccio e subito si è messa a piangere e come al solito ho dovuto calmarla ma sono felice di vederla mi è mancata.

Ora siamo tutti a mangiare assieme ai nostri mentori, Katniss e Haymitch chiacchierano tranquillamente con Annie, Effie parla con l'altra capitolina del Distretto 4, dovrebbe chiamarsi Cassie, mentre gli stilisti conversano tra di loro, ogni tanto trovano un'argomento in comune e chiacchierano tutti assieme. Nessuno si preoccupa minimamente di noi quattro che, a differenza loro, mangiamo silenziosamente senza spiccicare una parola, un silenzio angosciante che mi mette ansia, è alquanto insopportabile ma nonostante questo neanche dalla mia bocca fuoriesce una parola.

È da quasi una decina di minuti che giro la forchetta nel piatto, non ho proprio voglia di mangiare, ogni tanto Mattia mi guarda, penso abbia capito il mio stato d'animo. Non ce la faccio più a stare li così mi alzo di scatto e sotto gli occhi sbalorditi di tutti i presenti me ne vado, raggiungendo l'ultimo vagone che era, diciamo, un vetro unico, quasi, permetteva la vista del "panorama". Mi sedetti sul divano e rivolsi il mio sguardo alla luna, una lacrima mi scese involontariamente scendendo lenta sulla mia guancia, fino a finire sulla mia maglietta e seguendo un'altra e un'altra ancora, tutti i ricordi mi passarono avanti come un film: a come ero felice da piccola, alla mia depressione alla morte di mio padre, a come zio Finnick riusciva sempre a farmi sorridere, a come mi è crollato tutto il mondo addosso alla sua morte, a come sono ritornata debole, triste, molto peggio di prima, a come Giulia tentava sempre di tirarmi su di morale ma non ce la faceva, a come mia madre mi guardava ogni volta senza fare niente, a come guardava i miei occhi privi di emozione, a come io la guardavo implorandola di aiutarmi ma lei non ha mai capito, a quando mi sono trasferita da mia zia Annie per aiutarla, a come noi due assieme ci consolavamo a vicenda, a come Finnick mancava terribilmente a tutte e due, mi ricordo ancora a quanto entusiasmo ci metteva mio zio ad allenare me e Giulia dicendo che dovevamo sempre essere pronte, poi i miei ricordi passano all'arrivo di Plutarch al quattro, alla prima volta che vidi Gale e il suo sguardo, che sembrava trasparire solo rabbia, alla gomitata che mi diede Giulia dicendo guarda che bello, alla mia decisione di trasferirmi, a come la mia vita sia cambiata ancora quando ho messo piede per la prima volta a casa Hawthorne, tutti erano così gentili con me e per la prima volta, dopo un'anno di solitudine, riuscivo a sentirmi di nuovo a casa.

I 76esimi e ultimi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora