𝐈 ー 𝐖𝐇𝐈𝐓𝐄 𝐂𝐀𝐍𝐕𝐀𝐒

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" eri una tela bianca, io ero vernice nera

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" eri una tela bianca, io ero vernice nera. presto ti avrei rovinato, presto saresti divenuto sporco."
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𝟸𝟶𝟷𝟽
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Settimane dopo averti incontrato, i miei occhi si ritrovarono a cercarti ovunque riuscissero a ritrovare qualcosa di te, in altre persone. Frequentavamo la stessa scuola, eppure vederti anche solo di sfuggita per me si rivelò essere un problema non indifferente. Non sarebbe stato poi così difficile, pensai inizialmente, ma tu eri diverso. Non che questo fosse un male, eri semplicemente differente da altri che di solito mi attorniavano: classici stereotipi di studenti presi da se stessi e alla continua ricerca d'attenzioni. No, tu sembravi come vivere in un mondo del tutto opposto al mio e quel pensiero non faceva altro che accrescere la mia curiosità nel conoscerti. Non mettevi in mostra te stesso e questo ti rese alla mia mente come un fantasma, quasi come se quel giorno il mio inconscio t'avesse soltanto immaginato. Pensai più volte a quel pomeriggio, fissando la mia immagine impressa nella tela che sembravi avermi lasciato come segno che tu, in realtà, esistessi per davvero. E lo sai, quel giorno, lo ricordo come fosse ieri.

Non essendo mai stato un grande amante dei dialoghi mattutini, o comunque del dialogo in linea generale, il tragitto che la mattina ero solito percorrere, dal passaggio attraverso i cancelli della scuola, al mio arrivo in aula sul secondo piano dell'edificio, veniva sempre accompagnato dalla musica riprodotta dalle mie playlist preferite e risuonante nelle mie orecchie tramite le mie cuffie. Raggiunto il mio armadietto, il primo suono che fuoriuscì dalle mie labbra quella mattina fu un sonoro sospiro di sollievo; insomma, trovarlo privo di qualsiasi tipo di biglietto sdolcinato da parte delle solite spasimanti che continuavano a corteggiarmi tramite scritti ridicolmente copiati da tumblr, per me, era un qualcosa di utopico e meraviglioso. Nel passarmi una mano tra i capelli rigorosamente tinti di un castano chiaro, sfilai via le cuffie pronto al mettermele in tasca. Fu in quel fragrante che ti notai, affilando lo sguardo per mettere meglio a fuoco la tua figura ansante e percependo in modo istantaneo un certo calore al petto.

Dal tuo viso, sembrò chiaro il fatto che avessi corso, viste le gote arrossate ed i capelli umidi all'altezza della tua nuca, ma qualcos'altro colse la mia attenzione: la tua espressione chiaramente afflitta da chissà cosa. Il mio cuore ebbe un sussulto, cominciando a battermi forte nel petto. Che sia per il quadro? riflettei, oscurando coi miei pensieri la tua immagine per qualche istante. Effettivamente, aveva perfettamente senso; non essendo riuscito ad incontrarti, come avrei mai potuto ridartelo indietro?. Quando tornai con gli occhi su di te, la tua figura s'era già volatilizzata e al mio dinanzi si parò una persona che - purtroppo - conoscevo bene: un ragazzo della la mia età, occhi castani da cerbiatto ed un sorriso che non mancava mai ad affrescare il suo viso dai tratti assai femminili. Eravamo compagni di classe da quando l'anno prima mi trasferii in quella scuola e non parlavamo molto, principalmente per le mie mancate risposte alle sue continue domande. Da qualche tempo mi gironzolava attorno, professando i suoi sentimenti nei miei riguardi appena se ne presentava l'occasione. E davvero non riuscivo a comprendere cosa diamine potesse trovarci in un tipo come me.

𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐁𝐄𝐓𝐖𝐄𝐄𝐍 𝐋𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora