𝐕 ー 𝐂𝐎𝐋𝐎𝐑 𝐌𝐄 𝐁𝐋𝐔𝐄

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" se ti avessi detto ti amo, magari saresti rimasto

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" se ti avessi detto ti amo, magari saresti rimasto. "
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Lo sai, per un certo periodo della mia vita ho creduto ciecamente d'essere invincibile. M'immaginavo come un superuomo capace di rendere possibile ogni cosa tu desiderassi, ma col tempo imparai che no, nessuno può davvero definirsi in quella maniera a meno che non si parli di bambini intenti a giocare ai supereroi. Mi erano sempre piaciuti, ad essere onesto. Ne prendevo esempio forse più che dai miei genitori, desiderando d'essere come loro un giorno non troppo lontano. Fu per questo che scelsi di fare il medico, per aiutare il prossimo al meglio delle mie capacità. Fu per questo che a periodi alterni restavo di turno in ospedale più del necessario. E fu per questo che dopo quella sera, nulla sembrò essere più lo stesso tra noi due che a stento riuscivamo a darci il 'buongiorno' la mattina. Mi mancava il tempo passato insieme a te, mi mancavano le notti passate a parlare di quel futuro che sembrava essere come sbiadito. Mi mancavi, ma starti accanto era difficile e capirti ancora di più.

Le mattine al cui risveglio non ti avevo al mio fianco, mi lasciavano un certo senso d'amaro in bocca. Uscivi presto per non farti vedere e tornavi tardi, entrando in punta di piedi per non fare rumore, come un ladro che però non portava via mai nulla con sé. Andavamo avanti di mere risposte a superflue domande, come cosa mangiare o cosa bisognasse comprare tra carta igienica e dentifricio. Pesante. L'aria che si respirava fra noi due era divenuta davvero pesante e ad accorgersene erano state anche le persone attorno a noi. Spesso mi veniva chiesto cosa non andasse; il perché del cipiglio che avevo sul volto, ma deviavo quella domanda al pensiero di non averle ancora trovato risposta o soluzione. Sembrava come se una nube scura fosse piombata sulle nostre vite, pronta a scatenare una tempesta da un momento all'altro. Non pensavo avremmo mai potuto raggiungere un limite del genere conoscendoci e quel che stava accadendo non riuscivo a spiegarmelo.

Sbuffai, soffiando alito caldo e fumo dalle labbra, mentre guardando il paesaggio Seoul iniziava a prendere vita davanti ai miei occhi. Avendo determinati orari, non mi era affatto nuovo vedere l'alba e la città dormiente, diversa da come appariva rispetto alle ore di punta in cui le strade brulicavano di persone. Salivo spesso sul tetto dell'ospedale per diluire lo stress ed i pensieri che mi tenevano sveglio anche durante il mio turno di riposo. Pensavo alle mie responsabilità, le stesse di cui non avevo mai avuto paura di prendermi carico, ma che da settimane sembravano starmi schiacciando con un peso che non riuscivo a sollevare dal cuore. Pensavo a te ed a quelle parole che giravano nella mia testa da quando le pronunciasti con tono assente. Non era vero che non ti guardavo, eri la persona più importante per me, quella per la quale avrei compiuto anche delle pazzie, ma i miei sentimenti, quelle emozioni che pensavo ti fossero chiare ormai, sembravano non scalfire neanche più quel muro che lentamente t'eri costruito attorno.

— hey wong, hai da accendere? — la voce di un mio collega placò il mio flusso di pensiero, costringendomi a dargli attenzione e quindi a voltarmi per guardarlo. Gli passai l'accendino, tornando alla mia posizione iniziale subito dopo averlo riavuto indietro. Da quando il lavoro era cominciato, chiacchere fra colleghi non erano poi così rare e spesso avevano luogo proprio su quel terrazzo. Non ero mai stato un tipo socievole, ma parlare con qualcuno durante le pause rendeva più sopportabile la stanchezza che avevo in corpo a fine giornata.

𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐁𝐄𝐓𝐖𝐄𝐄𝐍 𝐋𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora