III - Piece of my heart

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PARTE PRIMA 

III – Piece of my heart 

https://www.youtube.com/watch?v=iJb7cBfrxbo

Era il sabato sera degli ultimi giorni di Novembre ed Elisabetta si dimenava al ritmo di Piece of my heart di Janis Joplin, mentre canticchiava in modo a dir poco scatenato. Era tutta ben vestita, la piccola Elisabetta: aveva una minigonna verde militare a cui aveva accostato un maglioncino verde brillante. Aveva tagliato i capelli come Twiggy e Mia Farrow e si sentiva una favola, libera, all’avanguardia. Sua madre era quasi svenuta quando l’aveva vista, poi aveva tirato fuori i fazzoletti e chi l’avrebbe fermata più; suo padre si era limitato a tacere e a mandarle uno sguardo di rimprovero per avvertirla che se avesse fatto un altro sbaglio probabilmente esso sarebbe stato l’ultimo. Sua sorella, la piccola contessina da strapazzo, era semplicemente scoppiata a ridere davanti a quel ciuffo castano ben attaccato alla fronte. Ma non le importava dei giudizi dei suoi genitori o dei vicini di casa, la nuova acconciatura piaceva tanto a lei quanto agli altri della sua scuola. E in quel momento stava sul tavolo della casa fuori città del migliore amico del fidanzato della cugina dell’amica della sorella di Anita, a essere l’anima della festa. C’erano alcool ed erba ovunque, tanti capelloni che discutevano su chi fosse migliore tra Hendrix e Clapton, sulla politica nei confronti del Vietnam e sulla politica interna italiana, sulle ridicole elezioni tenutesi nei mesi precedenti, per lo più ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori e universitari. Ed Elisa ascoltava, annuiva, partecipava con un bel sono d’accordo e correva a ballare sui tavoli. Sentiva la vita scorrere nelle sue vene, la felicità si sentiva frizzante tra le se gambe che si muovevano veloci sui tavoli. Forse aveva bevuto troppa birra ed era per quello che per lei, su quel tavolo, era tutto bellissimo, ma avrebbe voluto avere quell’allegria sempre.

Giacomo la prese per i fianchi e la ragazzina con un piccolo saltello scese dal tavolo, ridendo e sbattendo le mani con divertimento.

- Take another little piece of my heart now, baby! – esclamò muovendo le spalle.

- Piccola, credo che per stasera ci hai dato abbastanza dentro. – commento il bel giovane.

- Jimmy! – rise fragorosamente – Ma la notte è appena iniziata! – era così brilla che a stento vedeva il suo innamorato.

La prese ancora per i fianchi come per bloccarla e lei si divincolo e continuò a saltellare canticchiando davanti a lui. Anita si avvicinò a due ridendo assieme ad Elisa e afferrandole le mani ballarono insieme. In un modo o nell’altro Anita sapeva sempre come rubarle la scena, come avere il palcoscenico tutto per sé e come conquistare tutti gli sguardi su se stessa. La spinse un po’ più al lato del tavolo continuando a saltare e quando si avvicinavano altri capelloni – alcuni dei quali erano carini almeno quanto Jim – si sentiva finalmente una di loro, una ragazza della generazione che si sapeva davvero divertirsi. Passò tutto il resto della notte a ballare fino a sentir male ai piedi e ad urlare; pareva quasi che ad Anita non desse fastidio di essere messa da parte in favore della sua amica, che avesse trovato le energie per cantare, saltellare e farsi offrire da bere contemporaneamente. Quando la festa si concluse era talmente fuori di testa che qualcuno – non si ricordò bene quale dei capelloni che avevan ballato con lei – dovette sostenerla sottobraccio per portarla da Jim, che fortunatamente aveva cominciato a cercarla. Le girava così tanto la testa che probabilmente non avrebbe riconosciuto nemmeno il ragazzo.

Non appena vide i suoi boccoli biondi finì con la testa contro il suo petto, coperto solo da una velata camicia dalla fantasia indiana. Ah, com’era buono il suo profumo! Le sue braccia, che la strinsero e la sostennero, odoravano di gelsomino e felicità. Ma cosa c’era poi di male essere ubriachi? Era una sensazione che stava provando solo in quel momento e le pareva la più bella del mondo. Le dava la giusta dose di oblio e di sfrontatezza che mai l’Elisa sobria, tutta libri e battute pungenti, avrebbe avuto. Si sentiva più libera non guardando ogni singolo dettaglio delle cose, ma cogliendo solo confusamente il loro più generale aspetto. Si lasciò andare, perdendosi tra le braccia di Giacomo. Il giovane la strinse forte e le accarezzò i capelli corti, dopodiché entrambi si diressero in auto di un loro amico per farsi portare a casa. La piccola Elisa ormai nemmeno si ricordava l’indirizzo della sua casa e aveva perso di vista Anita e Giulietta, così nel tentativo di tornare alla memoria di quella fatidica via fece fare all’autista qualche giro di troppo. Alla fine lei e Jim scesero dalle parti di casa sua, nella zona Prati nei pressi del Tevere, cercando di riconoscere la palazzina che le dava dimora.

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