XI – Losing my religion
https://www.youtube.com/watch?v=xwtdhWltSIg
Chiusi il libro. A stento riuscii a respirare per lo shock ricevuto. Mi stesi sul letto e raggomitolai sulle mie ginocchia. Osservando la copertina del libro, non feci che notare il nome dell’autrice: Ella Rizzo. Ella come Eli, come Elisa, come Elisabetta. Rizzo come Mattia Rizzo. Un Mattia Rizzo vissuto negli anni settanta, uno dagli occhi e i capelli neri, uno che aveva come sorella una certa Silvia, uno che trattava male ogni essere umano. Uno che aveva a che fare con una ragazza dagli occhi azzurri di nome Elisabetta, la quale fumava Lucky Strike Rosse, e si chiamava Lupini… il diavolo Lupini! Lei era Elisabetta De’Lupi, mia madre. Come avevo fatto ad ignorare alcuni dettagli? I miei zii altezzosi, Nonno Fausto che era medico, Elisabetta che era un’aspirante giornalista, il suo migliore amico che di nome faceva V. Come avevo fatto a non prendere in considerazione così tanti indizi che portavano alla verità? Ecco perché mia madre insisteva così tanto nel farmi leggere quel libro, certo, era la sua storia. Mentre elaboravo ciò che avevo letto cominciai a tremare e qualche lacrima scorse lungo il mio naso, raggiungendo le coperte e rendendo umida una limitata regione di esse. Ero arrabbiata per il modo in cui aveva deciso di farmi sapere tutto, per il suo mancato coraggio di dirmi in faccia la realtà. Mia madre fumava canne, ecco perché non rimproverava Mattia, mia madre aveva perso la sua verginità su un banco di scuola e si ubriacava un giorno sì e un giorno no, mia madre era un militante di estrema sinistra. Capii il perché di tutta quella apprensione nei confronti di Mattia, dato che portava lo stesso nome di quello che l’aveva messa incinta. Anche i miei occhi neri erano così biliosi come quelli di mio padre? Quasi non ci credevo che mio padre avesse un nome, quel nome odiato per via di mio fratello. Ci odiavamo tutti in quel relitto che era mia famiglia: mia madre odiava gli occhi di mio padre, mio padre odiava mia madre, io odiavo mio fratello e il nome di mio padre, mio fratello odiava tutti. Quella famiglia di cui Mattia Rizzo si era rifiutato di prendersene cura, se n’era altamente fregato di avere due figli, probabilmente. Certo che Rizzo era proprio un gran bastardo: pensai che magari avesse violentato mia madre, o l’avesse fatta ubriacare per sedurla, ed essere ancora più stronzo lasciandola, lì, inerme, a raccogliere i pezzi di una vita non voluta. Sicuramente era andata così… non aveva nemmeno il coraggio di guardarla in faccia.
D’un tratto ero passata dal voler assolutamente incontrare mio padre… a detestarlo dopo aver letto un paio di righe su di lui. E odiavo mia madre per il suo modo di comunicarmi della sua vita. Era sì la scrittura il suo mezzo di comunicazione preferito, ma era una codarda per rivelarmi che mio padre era uno stronzo costruisci-bombe.
E Silvia Rizzo, la sorella di quell’uomo, lei aveva ispirato il mio nome e non l’avevo nemmeno incontrata. Provai solo tanta rabbia, tanto rancore per una famiglia negata. Poi pensai che non era nemmeno tanta colpa di mia madre, probabilmente quel disgraziato le aveva rovinato la vita e lei si era solo arrampicata dove poteva. Forse avrebbe fatto meglio a dare retta a mia zia quando le diceva di allontanarsi da quella vita.
Mi osservai allo specchio. Il candore di mia madre, quei capelli neri, che fortunatamente avevo ritinto, e quegli occhi scuri che tanto erano di mio padre, quel nome che tanto era di mia zia… capii che non avrei potuto sopportare di avere tanto odio dentro e non addosso: non era qualcosa che si appiccicava sulla pelle, era dentro di me, nel mio DNA, sì, quel lato crudele, la strafottenza del mio gemello, erano ereditari e non poteva semplicemente rimuoverlo, era qualcosa che scorreva tra le viscere, le vene e il cuore.
Era il male.
Il male di una madre che fumava troppo e di un padre che era soprannominato Molotov.
Perché da qualcosa di insano poteva mai nascere alcunché di sano.
Life is bigger
STAI LEGGENDO
Storie giuste o sbagliate
General FictionRoma, 1996. La diciottenne Silvia, appassionata di arte e dotata di spiccata sensibilità ed intelligenza, per il suo alto senso di responsabilità vive senza essere un peso degli altri ed è in contrasto con sua madre e suo fratello. Stanca di una vit...