IX - La libertà

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PARTE SECONDA

IX – La libertà

https://www.youtube.com/watch?v=j3vowbyQBiQ

Aprì gli occhi. Era a terra sull’asfalto, quasi certa che la sua testa avesse una qualche ferita. Essa pulsò violentemente. Sentì intense fitte nel basso ventre, crampi al polpaccio sinistro, e si accorse di avere la vista annebbiata. In quell’istante vedeva tutto grigio. Istintivamente cercò di rialzarsi, zoppicando un po’, tra le spinte delle altre persone, e portandosi la mano alla testa vide le sue dita intingersi di rosso. Nemmeno il tempo di realizzare che era effettivamente ferita, si sentì afferrare per una mano, la cui forza la tirava e la dirigeva al di fuori dalla bolla di persone in cui era finita. Riuscì a distinguere le figure giovanili e capelloni da cui era circondata, poi lievemente anche il rosso delle bandiere che agitavano così fervidamente, lentamente, mentre correva mano nella mano del suo salvatore, riuscì a riconoscere i manganelli, le nuvole di fumo, i profili nerastri di altri uomini. Non riusciva nemmeno a spiegarsi come, con i dolori lancinanti che le percuotevano il corpo, con la pelle che le bruciava così tanto minacciando di esplodere, con la testa che nemmeno riusciva a tenersi in linea con la spina dorsale, stesse correndo. Ogni singolo passo, che puntualmente rimbalzava, seppur caratterizzato dalla brevità di una manciata di secondi, le pareva di una durata abnorme, eterna. Ogni singolo movimento era deformato ai suoi occhi, ammorbidito, decelerato, fluttuante e articolato in attimi eterni. Vedeva una bottiglia fumante volare e il volto incrinato di un giovane con la barba folta, tutto livido e le labbra schiuse dallo sforzo.

Sentì un ulteriore sforzo ogni volta che posava i piedi per terra e un altro ancora impiegato nello stringere le mani sudate della sua guida. Alzò gli occhi al cielo per evitare che gli occhi descrivessero ancora quella guerra, e quello era limpido, sgombro, e un sole freddo brillava e illuminava i volti digrignati dei combattenti. Sì, il sole era bello, era libero… Perché era la libertà tutto ciò che aveva desiderato, no?

Vorrei essere libero, libero come un uomo. 

Vorrei essere libero come un uomo. 

Come un uomo appena nato 

che ha di fronte solamente la natura 

e cammina dentro un bosco 

con la gioia di inseguire un'avventura. 

Sempre libero e vitale 

fa l'amore come fosse un animale 

incosciente come un uomo 

compiaciuto della propria libertà. 

Si sentì spingere contro un muro, in una viottola in cui si vedevano solo le mura chiare di un palazzo imbrattate di slogan rivoluzionari e di citazioni maoiste. E poi vide una grande stella rossa racchiusa in un cerchio, con accanto la scritta BR – Brigate Rosse. Provò un leggero senso di disgusto davanti all’orrore delle proposte brigatiste, fiere di lasciare le loro tracce su un muro qualunque. Poi, finalmente, abbassò lo sguardo incontrando quegli occhi grigi contornati dalle occhiaie che la accudivano da ormai tanto tempo.

- Elisa, stai bene? – Vittorio la scosse, poi pose l’indice e il medio sulla tempia destra. – è solo un graffio dopo aver presto un brutto colpo. Non avrai bisogno di soccorsi. – dedusse clinicamente.

Elisabetta sospirò, e scivolando con la schiena si sedette a terra. Quei fascisti del cazzo erano nuovamente intervenuti nel loro corteo, un corteo libero e pacifico, e si erano nuovamente scontrati. Qualche stronzo, un uomo, si era scontrato contro di lei, l’aveva spinta con un calcio a terra e lei aveva sbattuto la testa. Fortunatamente c’era Vittorio, il suo angelo custode, che l’aveva salvata come sempre. Gli sorrise e poi lo strinse.

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