Ciò che vidi mi parve fuori dal comune, i lampi rischiaravano l'ombre e nessuno volle vedere quel che sullo schiarire del cielo riemergeva.
Paure, l'uomo non può conoscerle quanto le conobbe chi affollava il quadrato della piazza, il quadrato della pazzia. Chiunque era, egli fremeva, poichè tutti avevano l'istinto di sottrarsi ma la follia di star fermi a fissar lo sguardo su ciò che non doveva esser visto; ciò che avrebbe reso brividi a noi altri, i ragionevoli.
Dall'alto del mio scetticismo che di pochi metri s'innalzava sulla folle via, vidi l'insurrezione della pazzia su tutto ciò che di più normale aveva galleggiato nella noia della serata, e sette figure emergere nere per turbar noi altri che senz'altro poco abbiamo da spartire con chi sotto di noi fisicamente e moralmente sta. E ancora si udivano i canti.
Con una carezza posi la tenda al suo posto e mi allontanai, non avevo interesse a veder dell'altro laddove il mio intelletto aveva già visto e la mia ragione non voleva vedere. Un tuono, poi un altro e di lì non passò molto che la voce si quietò e mi rasserenai.
Presi la mia pipa, che posava solitaria su di un vecchio e polveroso scaffale, feci una boccata e passai oltre, varcando la porta e volgendomi verso chi meritava veramente il mio ingegno. Così mi sottrassi momentaneamente alla follia. Giunto nella sala dove tutto era discusso poggiai sul trono di un nero opaco, regale e leggiadro; all'interno del circolo ne stavano altri nove, fulvi e scarsamente illuminati da una luce soffusa, di gran bellezza indubbiamente, ma che a vederli tutti uguali parevano di un gusto banale.
E così chi ne godeva, fosse anche per poco, si crogiolava nello sfarzo, ma al contempo invidiava quel che non poteva avere, invidiava quel nero trono che si stagliava minaccioso a capo del cerchio. Che i cerchi non abbiano capo quest'è un'altra storia, ma badate bene che se disegnaste un cerchio e ne dipingeste un punto questo potrebbe parer di tutt'altro piano, quasi ne fosse escluso, quasi appartenesse ad un'altra circonferenza. Similmente mi sentì io sedendomi su di quello.
Nel parlare, ciascuno assumeva le pose più disparate: c'era chi adagiava la gamba sinistra sul poggiolo, chi vi si ergeva immobile come una statua e chi invece picchiettava le dita qua e là scandendo il tempo, in sincronia con la sottile pioggerella che ci avvolgeva. Il barocco riecheggiava nella sala, lo si poteva osservare, tastare e perfino respirare e garantisco che chiunque si fosse elevato alla nostra posizione lo avrebbe colto ancor prima di entrare.
Poi ci fu la pioggia, i tuoni, le urla, il silenzio. Giacchè a notte fonda mi sentì come avvolto in un sonno contemplativo. Allorchè presi a parlare con chi mi era accanto "Da quanto tempo è che siete qui?" "Da oggi pomeriggio, personalmente sono qui dalle cinque in punto, ma molti altri se la sono presa con comodo", parlò ancora per qualche secondo ma di fatto avevo smesso di ascoltarlo ancor prima che parlasse. Mi stavo giusto scaldando per il discorso. Entrai nella grande sala del Cerchio. "Voi signori, certamente non sapete il motivo per cui vi trovate in questa sala ora. Non temete, è del tutto normale, nemmeno io lo sapevo fino a pochi minuti fa. Illustrissime genti mi duole mettervi a conoscenza che tra noi rispettabilissimi c'è un assassino." Gli altri nove, che stavano sui fulvi seggi si squadrarono a vicenda increduli.
Poi ne puntai uno. "Non è così, dottore?" mi guardò come non sapesse di cosa stessi parlando e probabilmente non lo sapeva affatto. Non mi rimase far altro che estrarre la rivoltella e sparare, uno, due, tre colpi. Poi caricai elegantemente. La risollevai e freddai gli altri sette.
Uno di questi furbissimi e abilissimi, il più fortunato, era in preda al panico e si accingeva ad uscire dal portone principale. Non sbagliai, gli presi in pieno la coscia destra, giusto per fargli capire quanto fossi misericordioso, dopodiché gli aprii galantemente il portone e lo vidi zoppicare freneticamente via.
Restai per un po sull'uscio ma poi mi trovai alla vista di un tale orrore da gelare il sangue. Una di quelle figure nere che avevano tormentato la piazza si trovava ora china sulle scale a guardarmi. Rientrai e chiusi immediatamente la porta. Poi mi piazzai sul mio trono nero con una certa soddisfazione. E infine, con un largo sorriso, mi puntai la rivoltella alla tempia.
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Il Balcone Sul Viale
Mistério / SuspenseUna storia che narra di una pazzia travolgente, volta a sorprendere ma anche a descrivere aspetti del mondo di oggi che risulta nell'insieme più folle delle singole parti. Sarebbe difficile raccontare la trama senza fare spoiler visto che la stessa...