PRIGIONIERA

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Tutto buio.

Ho aperto gli occhi?

Sbatto le palpebre per provare a me stessa che sono sveglia. Dove sono? Forse in camera mia anche se non ricordo di essere andata a dormire. Muovo leggermente la mano e mi rendo subito conto che la superficie su cui poggio è dura e fredda, niente a che vedere con il materasso morbido del mio letto. Resto immobile e richiudo gli occhi cercando di concentrarmi. Qual'è l'ultima cosa che ricordo? La scuola, la mensa, Brian che mi porge la lattina di limonata già aperta, la mia stanza... mamma e papà. In un istante i ricordi mi ripiombano addosso come un grosso armadio lanciato dal terzo piano su una formica minuscola.

Mi alzo di scatto. Il movimento troppo veloce accende il dolore momentaneamente sopito. Porto la mano alla nuca nel tentativo di capire l'entità del danno. Il bruciore che sento, però, mi convince che per ora è meglio lasciar perdere e spostare l'attenzione altrove. Su una possibile via di fuga per esempio. Peccato che intorno a me ci sia solo il nulla e che io non abbia la benchè minima idea di dove si trovi l'uscita. Tendo l'orecchio per capire se c'è qualcuno intorno a me. No, penso di essere sola. Non mi azzardo a chiedere aiuto ad alta voce per paura che quella insolita presenza si rifaccia viva. Un improvviso squittio mi fa sobbalzare. Un topo? Resto immobile e trattengo l'urlo che ho fermo in gola. Non ho paura dei topi anche se questo mi ha colta di sorpresa in una situazione in cui sono già tesa come la corda di un violino. Non è possibile però che un essere del genere sia entrato in casa. Il mio quartiere è uno dei più puliti della città. Questo può significare solo una cosa: non mi trovo più tra le mura in cui vivo con i miei genitori.

Dove sono finita? Chi mi ha colpita alle spalle mentre non potevo difendermi? E soprattutto, la domanda fondamentale: perchè? Metto un freno al fiume di domande senza risposta che mi girano come un vortice nella mente. È chiaro che solo l'artefice può darmi una spiegazione. Confusa, inizio e cercare a tastoni nell'oscurità che mi circonda anche se nemmeno io so cosa mi aspetto di trovarci, finché inizio a pensare che potrei anche trovare cose spiacevoli – per non dire orrende – e decido che è meglio smettere e aspettare di vedere se qualcuno viene a cercarmi.

...

Possibile che il buio possa diventare ancora più nero di così? È passato molto tempo da quando ho ripreso conoscenza, o almeno così mi sembra dato che non ho un orologio da consultare. Non credevo che l'avrei mai pensato, ma adesso sento nostalgia della sveglia a strisce viola scuro e lilla che cestino ogni sacrosanta mattina. Dentro di me prometto che, una volta tornata a casa, la smetterò con questa brutta abitudine. Perchè tornerò a casa vero? Sospiro. Un'altra domanda a cui davvero non so cosa rispondere e viste le circostanze non mi sento particolarmente ottimista.

Mi rannicchio ancora un po'. Nonostante siamo in primavera inoltrata ho freddo. Mentre tremo come una foglia senza poterci fare niente di efficace, continuo a domandarmi se qualcuno, prima o poi, si degnerà di venire da me. Forse dovrei muovermi e cercare l'uscita da sola, ma per quello che ne so potrei essere dovunque e intorno a me potrebbero esserci trappole di ogni genere, il che mi toglie qualsiasi volontà di fare anche solo un passo. Passa un'altra grossa quantità di tempo. Comincio a sentire il rumore di alcune gocce che cadono. Probabilmente fuori ha iniziato a piovere e i muri del mio rifugio hanno delle infiltrazioni. Il freddo ormai mi ha paralizzata rendendo difficile qualsiasi movimento e a questo, come se già non bastasse, si è aggiunta la fame. È logico se penso che nell'ultimo giorno che ricordo ho mangiato solo una misera mela e ingerito una limonata, sempre se vogliamo considerare quest'ultima sotto la voce "cibo". Quanto tempo è passato da allora? Lo stomaco rumoreggia in segno di protesta.

Improvvisamente sento un leggero fruscio che interrompe i miei pensieri. È piuttosto lontano ma c'è, non lo sto immaginando. A poco a poco si fa sempre più forte fino a quando il rumore di passi è inconfondibile e molto vicino. Ad accompagnarlo è una flebile luce biancastra, molto simile alla luna quando risplende limpida nella notte. Per la prima volta da quando mi sono svegliata riesco a distinguere i contorni delle cose attorno a me.

OMBRE e Occhi RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora