Incontri

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Non confondere il tuo percorso con la tua destinazione.

Solo perché ora è burrascoso non significa che tu non sia diretta verso il sole.


Questa giornata la dovevano cancellare dal calendario.

Cosa poteva accadere di peggio? Niente. Perché l'unica cosa peggiore poteva essere solo la fine del mondo, che pensandoci forse sarebbe un bene se accadesse proprio in questo istante.

La mia laurea era ormai lontana, il mio tempo libero era stato ridotto a zero e per giunta avrei dovuto lavorare con una persona a me sconosciuta.

Ero frustrata. Mi sembrava un incubo.

-Iside ti senti bene?- Mi chiese Eddy, sicuramente preoccupato dal mio silenzio.

-Ti vedo pallida- Aggiunse. Sospirai e lo guardai afflitta e stanca.

-Non va per niente bene. Non solo questo casino, per giunta penso mi stia salendo la febbre-

Mi toccò la fronte per capire se mi fosse salita la temperatura.

-Si, sei calda- Affermò annuendo.

Ecco, lo sapevo. Sbuffai.

Uscimmo fuori, ancora pioveva a dirotto. Il cielo Non dava segni di tregua. Sfilati una sigaretta e la portai alla bocca accendendola.

-Il tempo di una sigaretta e ti accompagno- Gli dissi.

-Non ti preoccupare, devo sbrigare delle cose in segreteria, tu vai e per oggi non uscire più-

-E chi vuole uscire con questo tempo, mi sono anche raffreddata-

Ci salutammo e mi diressi verso la macchina. Alice come al solito, appena mi vide, mi squadrò con una faccia disgustata come se stesse vedendo chissà quale abominio.

"Ringrazia Dio che non sto bene. Troia."

La superai senza degnarla minimamente e premetti il pulsante per aprire la macchina. Posai tutto nei sedili posteriori con molta lentezza, ero sfinita. Barcollai a causa di un capogiro fortissimo e fui costretta ad aggrapparmi allo sportello della macchina. Il cellulare si schiantò al suolo, ecco, lo avevo rotto, ma poco mi importava, lo avrei sostituito a breve. Sentivo che la febbre stava salendo.

All'improvviso mi sentii afferrare le spalle da due mani salde e decise che mi costrinsero a raddrizzarmi.

-Hei, stai bene?-

Mi chiese una voce. La stessa voce di prima. La stessa voce del ragazzo che mi aveva rovesciato il caffè addosso. Mi volati lentamente, i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza e questo mi metteva un imbarazzo tremendo. Però non avevo la forza per allontanarmi.

-Si, sto bene- Cercai di ricompormi.

-A me non sembra- rispose secco fissandomi nuovamente negli occhi come aveva fatto dopo il nostro scontro.

I suoi occhi azzurri come il ghiaccio erano incastrati nei miei, stavano cercando di leggere la verità, stavano cercando di entrarmi dentro.

-Credo che mi sia salita la febbre- Ammisi.

Era inutile mentire, soprattutto in quello stato avevo poco controllo di me stessa e poi non riuscivo a non essere sincera con lui. Non capivo il perché. Non lo conoscevo, ma eppure il mio sesto senso mi diceva che potevo fidarmi.

-Lo sento, sei bollente-

Mi volati del tutto, facendogli staccare la presa salda che continuava ad esercitare sulle mie spalle.

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