Capitolo 13 - Matta da legare

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«Allora, figliuolo, com'è andata questa volta?» domandò nonno George, dopo aver assistito al rovinoso capitombolo del nipote sul tavolo in mogano posto al centro della biblioteca.

Il ragazzo, visibilmente sofferente, scese dal piano incurvando ancor di più la schiena, massaggiandola con la mano sinistra.

«Dobbiamo rivedere queste diavolo di entrate e uscite. Ci resterò secco, prima o poi!», sbraitò avvicinandosi all'anziano per porgergli la pagina, «To'» borbottò con stizza, assieme a un lamento di dolore.

«Deduco dal tuo umore nero che è stata una pessima avventura» commentò il vecchio, incamminandosi verso la libreria alla sua destra.

«Mah, non è stato così male, a dire il vero. C'è stato un combattimento assurdo contro un tizio dal nome di mer... ehm, del cavolo, e tutto sommato penso che sarebbe potuta andare molto peggio»

«Ottimo! Non posso che esserne contento», affermò prendendo fra le mani un grosso tomo, che doveva contare più di cinquecento pagine, «Forse è il momento di cambiare genere, cosa ne pensi?» domandò consegnando il libro fra le sue mani.

«Dipende di quale genere stiamo parlando» brontolò titubante. Perché doveva sempre ripartire subito? Non poteva riposarsi un po'? Riprendere le forze, mangiare qualcosa di decente... fare pipì in un bagno.

«Mi dicono sia uno dei generi più richiesti, sai? Anche se sono un fantasma mi tengo aggiornato» disse con un sorriso e il nipote gli rivolse un'espressione perplessa.

«Mah... Sarà...» mormorò aprendo il libro e subito una calda e accecante luce lo avvolse.

"Quale sarà il genere più richiesto?" ebbe il tempo di pensare prima di sparire.

***

Azzurro, un cielo limpido e luminoso apparve davanti ai suoi occhi. Subito Seamus si mise a sedere, massaggiandosi la nuca con una mano, perdendo lo sguardo nella vasta e smeraldina prateria. Sì, ancora un prato fiorito, e sì, aveva imparato che non precludeva cattivi incontri. Si alzò in piedi ed ebbe il timore di esser completamente solo, tuttavia, non appena ruotò il capo, restò sbalordito: alle sue spalle torreggiava un maestoso castello in pietra, con alte mura di cinta, torri, bandiere e tutta la solita cricca.

Soffocò un gemito di dolore al solo pensiero di esser finito in un saggio storico o in un'opera medioevale. Quanto dovevano essere crudeli i protagonisti di quel racconto? Spade, sangue, budella ovunque... non facevano per lui. Aveva apprezzato con gran entusiasmo il combattimento avvenuto nel fantasy da cui era appena uscito, ma se per una volta gli fosse capitato qualcosa a lui più affine, magari di fantascienza, avrebbe potuto anche apprezzare un eventuale lato positivo di quei stramaledetti viaggi nelle storie più strampalate della biblioteca.

E invece no! Castelli, carrozze, spade e... un aereo?

«Cosa cazzo ci fa un aereo in un racconto medievale?!» esclamò dopo che il rombo del velivolo attirò la sua attenzione al cielo, permettendogli di fissare un modernissimo jet di linea.

In effetti, aveva tratto le conclusioni troppo in fretta. L'apparizione di un imponente maniero non significava necessariamente che fosse capitato in una storia del passato; magari era semplicemente atterrato lontano dal centro abitato.

Si disse quasi fortunato al pensiero di tornare alla civiltà, alla normalità, e, carico di uno strano ottimismo, si mise in marcia, un po' ciondolante, verso l'entrata del castello, probabilmente una pietra miliare del posto. Eppure, più si avvicinava e più sembrava popolato e presidiato.

"Cazzo! Ma ci sono delle guardie!" esclamò dentro di sé, accovacciandosi a terra, con le ginocchia strette al petto.

A quanto pare il posto non era per nulla disabitato, anzi un numero spropositato di soldati, dai vestiti al quanto datati, sorvegliava il lungo viale prima dell'ingresso, ma non solo: per tutto il muro di cinta, come fossero soldatini in ferro, spuntavano sentinelle inscatolate in possenti armature, mentre attorno alla struttura marciavano pattuglie in perlustrazione.

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