Revenge. Pt. 2

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"Ma dove diamine è finito?!"

Lyon, Anna e Mario stavano girando da ore per la foresta, alla ricerca del loro compagno misteriosamente scomparso.
L'avevano cercato ovunque: nelle sale del castello, nei sotterranei, al cimitero di Steve, persino ai piani più alti, con i mostri di livello élite.
Ma non lo trovarono in nessuno di questi luoghi.
Erano tutti preoccupati, ovvio, ma Lyon era anche particolarmente arrabbiato.
Non voleva che i suoi amici si allontanassero senza che il suo consenso o senza almeno avvisare.

"Giuro che appena lo trovo lo spezzo in due... STEFANO!" Urlò Lyon aumentando il passo, facendo scappare alcuni volatili appollaiati tranquillamente sui rami degli alberi.

Mario sospirò esasperato, facendo notare ad Anna la sua espressione triste e preoccupata.
Stefano era il suo migliore amico, dopotutto, questa sua misteriosa scomparsa lo aveva turbato.
E Lyon che urlava adirato di certo non aiutava a farlo stare meglio.

"È inutile... Lo stiamo cercando da ore! Non è nel castello, non è in camera sua, non è nei dintorni, dove può essersi cacciato?" Chiese Anna esasperata, incrociando le braccia.

Lyon si passò una maso sul viso, emettendo dei mugolii infastiditi che non passarono inosservati.
Mario si appoggiò ad un albero e osservò il leader, pensando alla sua strana preoccupazione nei confronti di Stefano.
Era perfettamente al corrente di come lo trattava, ma non pensava che sarebbe andata a finire in questo modo.
Abbassò lo sguardo che emanava tristezza e continuò a pensare al suo migliore amico.
In parte, si sentiva in colpa, se l'avesse aiutato tutto questo non sarebbe accaduto.

"Io non capisco! Perché se n'è andato? Senza neanche avvisare..." - Commentò Lyon, mordendosi l'unghia del pollice. - "Adesso sarà disperso in qualche landa desolata... Quello stupido!" Disse alla fine, preoccupato.

"Chi sarebbe lo stupido?"

I tre umani sussultarono non appena quella voce profonda e distorta entrò nelle loro orecchie.
Si guardarono intorno in uno stato di allerta, cercando di capire da dove provenisse quella voce.
Era come se fosse risuonata solo nelle loro teste, senza una precisa collocazione nel mondo reale.
Tutti avevano capito una cosa però: quella voce non era umana.
Si sentì un altro rumore.
Il tipico rumore di due palmi di mani che si scontrano tra di loro.
Esso divenne sempre più forte, aumentando la vicinanza di ascolto.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
Fino a che i presenti non si girarono verso la vera origine del rumore.
Un ragazzo dagli occhi rossi come il sangue, con una folta capigliatura da dove spiccavano due enormi corna ricurve verso il basso, li osservava appoggiato ad un albero, battendo le mani una contro l'altra, applaudendo.
Gli umani rimasero in silenzio, perplessi e impauriti.
Osservavano con attenzione la creatura davanti a loro, munita di un abito spaventosamente elegante composto da dei pantaloni bordeaux, delle scarpe nere e una camicia bianca coperta da una giacca nera con dei dettagli dorati sul colletto e sull'estremità dell'apertura.
Le sue mani erano munite di due guanti neri come la pece, neri come i suoi capelli.
Egli smise di applaudire e mise le mani dietro alla schiena, assumendo una posa autoritaria e degna di nota.

"Chi diamine sei tu?!" Chiese Lyon esasperato, ancora in crisi per la scomparsa di Stefano.

La creatura, a quella domanda così sciocca, emise un profondo risolino, seguito da un sospiro divertito.

"Ma come, Lyon? Sei diventato davvero così stupido?" Chiese retoricamente la figura con una voce apparentemente normale, inclinando di poco la testa di lato.

Egli allargò le braccia con un gesto teatrale, mentre sul suo viso si espandeva un lungo sorriso a trentadue denti, accompagnato da uno sguardo tranquillo.

"Sono io, amici, Stefano."

Il silenzio calò in quella foresta, mentre la creatura dall'aspetto demoniaco ripristinava la sua posa.
Erano tutti a bocca aperta, sorpresi, increduli, non riuscivano a dire una parola.
Lyon allora fece lentamente un passo verso Stefano, stando attento a fare piano.

"... Ti... Ti abbiamo cercato ovunque... Non ti trovavamo... E... E non sapevamo cosa fare... Io non-".

Prima che potesse finire la frase, un forte dolore al ventre lo pervase, insieme ad un'onda d'urto che lo spinse con violenza verso il tronco di un albero, facendolo sedere a terra.
Le urla di Anna che richiamavano il nome del fidanzato si udirono in tutta la foresta, insieme ai passi veloci della ragazza che si precipitava verso di lui.
Il ragazzo si tenne il ventre ed emise dei mugolii di dolore, strizzando gli occhi.
Mario, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, spostò il suo sguardo spaventato e sorpreso su Stefano che aveva tirato un calcio al leader ad una velocità inunana.

"Sai, Anna... Non penso che Lyon sia un uomo adatto a te." Disse ad un tratto il demone, osservando i due fidanzati.

Anna, con gli occhi lucidi, posò lo sguardo su Stefano, non capendo cosa volesse dire.

"Lui non è un leone, Anna... È solo un cane che sfrutta i suoi compagni di squadra per i suoi scopi." - Continuò Stefano con un tono di disprezzo. - "Ma ovviamente, tu hai i tuoi gusti... Io i miei. Prendi ad esempio Mario."

Egli si avvicinò con passi leggeri al suo migliore amico, sfoggiando un sorriso meraviglioso.
Gli girò intorno lentamente, osservando ogni sua bellissima caratteristica.
Lo trovava fantastico.

"Io penso che Mario sia un bellissimo ragazzo... Non pensi, Anna?" Chiese, senza mai togliere gli occhi da Mario.

L'alchimista teneva lo sguardo dritto davanti a sé, sorpreso da tutti quegli ambigui complimenti che l'amico gli stava facendo.
Anche Anna era sorpresa da tutto ciò, ma era più preoccupata per Lyon che per Stefano, o ciò che ne rimaneva di lui.

"Quei bellissimi occhi neri... Neri come la pece, come il vuoto, come una notte senza stelle..."

Le sue dita affusolate si piegarono lungo la mascella del corvino, fino ad afferrargli delicatamente il mento tra due dita, fissandolo intensamente negli occhi.

"Vorrei annegare in quegli occhi così belli..." Mormorò Stefano, facendo deglutire l'amico preoccupato.

Ma alla fine il demone si staccò dal viso di Mario, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi color del carbone.
Quegli occhi mostravano paura, confusione, ma anche sollievo, in qualche modo.
Tutta quella situazione era estranea a Mario, anche se era coinvolto il suo migliore amico.
Era rimasto in silenzio per tutto il tempo, e non voleva proferire parola per nessun motivo.
Ma alla fine una parola fuoriuscì dalle sue labbra, e la parola stessa era il nome della persona davanti a lui.

"... S-stefan-".

Egli venne interrotto dolcemente con un dito sulle labbra, sempre posato dal migliore amico che lo osservava con un sorriso davvero incantevole.

"Perdonami, Mario... Ma ora devo andare. Sono già stato per troppo tempo qui... Forse, ci rivedremo." Sussurrò lentamente, mentre un luccichio scarlatto inondava le sue nuove iridi.

Anna osservava tutto da lontano, tenendo stretto a sé Lyon che si era ripreso.
Prima che il leader potesse dire qualcosa, Stefano si dissolse nell'aria come una sagoma di cenere, lasciando tutti i suoi vecchi compagni a bocca aperta.

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