Revenge. Pt.3

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Lyon camminava avanti e indietro nel corridoio del castello, mentre Anna e Mario stavano in disparte con lo sguardo e la testa bassa.
Tutti stavano ancora riflettendo su cosa era accaduto nella foresta poche ore fa.
Era ormai sera e tutti si stavano scervellando, chi di più e chi di meno.
Mario era appoggiato al muro e si passava continuamente la mano sulla mascella, dove l'aveva toccato l'amico prima di diventare cenere e sparire.
Sentiva il calore proveniente dalle sue dita invaderlo di nuovo, un calore travolgente, quasi protettivo.
Anna si era seduta sulla base di una colonna del palazzo, con le mani intrecciate tra di loro e i capelli che le coprivano il triste viso.

"... Lyon... Per favore, smettila..." Mormorò Anna con tono debole.

Il moro allora smise di camminare avanti e indietro e sospirò pesantemente, come se avesse trattenuto il respiro per troppo tempo.
Si avvicinò alla sua ragazza e si chinò verso di lei, avvolgendo le sue spalle e stringendola a sé.
Lei ricambiò subito l'abbraccio, facendo attenzione a non fargli male per colpa del danno subito.
Dopo che Stefano scomparve sotto gli occhi stupiti di tutti, Lyon si riprese quasi subito, senza riportare danni troppo gravi.
Ormai era abituato a botte e ferite, a cicatrici interne ed esterne.
Stefano gli aveva appena afflitto una cicatrice interna davvero dolorosa, uno squarcio che sarebbe guarito dopo non si sa quanto tempo.

"Avrei dovuto stargli accanto... Perché non l'ho fatto...?" Si chiese sottovoce il corvino, stringendo i pugni in segno di rabbia e tristezza.

Dal leader del gruppo provenne un lungo sospiro demoralizzato, quasi come se lo fosse più di tutti gli altri.
Non avrebbe mai pensato che tutti quegli atteggiamenti di scherno verso Stefano lo avrebbero fatto allontanare dal gruppo, facendolo diventare una creatura non umana.

"Ragazzi, ormai è sera, dobbiamo riposare... So che sarà difficile, ma al momento dobbiamo pensare alla nostra salute." Spiegò Lyon incrociando le braccia.

Infime tutti si ritirarono nelle loro camere, chi più stanco e più demoralizzato di altri.
Mario, dopo aver augurato la buonanotte a Lyon e Anna, si rifugiò nella sua stanza e si sedette sul letto, lasciando che la luce della luna inondasse la sua stanza rigorosamente nera e scura.
Alzò il lenzuolo del letto e si mise sotto le coperte, assumendo una posizione confortevole per dormire.
Chiuse gli occhi e provò a dormire.
Ma non ci riuscì.
Provava e riprovava, girandosi da una parte all'altra del letto e tenendo sempre gli occhi chiusi.
Ma non funzionò.
Mario si mise sdraiato a pancia in su e sospirò, tenendo le mani sul ventre.

"Non riesci a dormire?"

Mario sussultò a quell'affermazione, si alzò di colpo dal letto e posò lo sguardo sull'origine della voce.
Proprio in mezzo alla sua stanza buia, illuminato solo dalla luce della luna, si trovava il suo migliore amico, intento ad osservarlo sempre con un sorriso amichevole.
I suoi occhi rossi erano la parte che più spiccava dalla sua figura, data la loro eccessiva luminosità.
Mario deglutì, iniziando a tremare, mentre il corvino, non più rosato, si avvicinava a passi lenti verso di lui.

"S-stefano...?!" Chiese il più basso in un mormorio, osservando la sua camminata.

La luce della luna lo avvolgeva con fare dolce e sublime, in modo amorevole.
Posò dolcemente una mano sulla sua guancia, facendo scivolare le dita lungo la mascella e il collo.
E tutto questo fece venire i brividi a Mario.
Stefano sorrise e inclinò di poco la testa verso un lato, estendendo il suo sorriso solo per l'amico.

"Non devi preoccuparti, Mario... Non è colpa tua se sono cambiato." Disse.

La mano di Stefano si spostò velocemente nei capelli del corvino e lo strinse a sé in un abbraccio, avvolgendo la sua schiena con il braccio libero.
Mario sobbalzò a quel gesto improvviso, iniziando ad agitarsi internamente.
Ma alla fine si lasciò andare tra le braccia dell'amico, posizionando le braccia sulla sua schiena coperta dalla giacca elegante.
Rimasero così per vari minuti, oppure ore, chi lo sa.
Entrambi si erano persi nel profumo, nel corpo, nella dolcezza che entrambi potevano donarsi anche solo con un abbraccio.
Non appena si staccarono, Stefano mise le mani sulle spalle di Mario, inchiodando lo sguardo scarlatto su quello scuro del più basso.

"Mario, ti prego... Vieni con me." Esordì l'ormai diventato demone con tono quasi supplichevole.

Nello sguardo di Mario si poteva cogliere il sentimento di stupore per colpa di quella richiesta.
Fece per dire qualcosa, ma si zittì non appena Stefano posò i palmi delle mani sul muro, proprio ai lati dei suoi fianchi.
I suoi occhi erano socchiusi e sempre fissi su quelli del moro, ormai perso in quell'abisso che avrebbe definito vuoto.
Esatto, vuoto.

"Mario, ti prego... Possiamo creare un mondo tutto nostro, un mondo perfetto! Entrambi saremo delle divinità, abbiamo i poteri di due entità al di sopra di noi esseri umani!" - Spiegò Stefano con un malato luccichio negli occhi. - "Io ho Entity, tu Null... Possiamo vivere come due creature sovrumane, in un mondo tutto nostro!" Concluse.

Ci fu il silenzio dopo quella spiegazione.
Un religioso e pesante silenzio, così pesante da schiacciare ogni tentativo di instaurare delle affermazioni o addirittura dei pensieri.
L'unica cosa che si sentì dopo di esso fu un singhiozzo.
Un singhiozzo basso e lungo.
Stefano sussultò a quel suono, osservando come il corvino lasciava andare quei suoni così dolorosi per lui.
Mario alzò lo sguardo e la testa.
I suoi occhi erano lucidi, lucidi alla luce della luna, insieme a due scie di lacrime provenienti dalle cavità oculari che attraversavano le guance.
Egli allora smise di sorridere, assumendo un'espressione preoccupata e dispiaciuta, mortificata.

"... I-io..."

Stefano provò a dire qualcosa, ma quello non era di certo il momento adatto per instaurare una conversazione.
Allora avvolse il suo busto con le braccia e lo strinse forte a sé, mentre il ragazzo piangente si stringeva con bisogno.

"Mi dispiace, Mario... Non avrei dovuto chiedertelo così, su due piedi..." Sussurrò Stefano in un tono dispiaciuto.

Si staccò da lui e posò delicatamente le labbra sulla sua fronte, facendolo stendere sul letto e facendolo addormentare dopo pochi minuti, per colpa del sonno.
Subito dopo si alzò dal materasso e si dissolse in una nuvola di cenere, lasciando un sussurro al suo amico.

"Buonanotte, Mario..."

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