Chapter Five

1K 62 54
                                    

«Minacciata?»
Quella parola mi uscì dalla bocca con un tremolio. «E...da chi?» continuai, stropicciandomi le maniche della felpa che avevo addosso per l'agitazione.
«Da suo padre, Hiram Lodge»
«E per quale assurdo motivo l'avrebbe dovuto fare? E poi è in prigione» dissi ridendo nervosamente.
«Me lo chiesi anch'io»
Gli feci segno con il capo di continuare.
«Hiram Lodge è un boss della criminalità, un uomo d'affari che pur rubando denaro e commettendo cose stupide, sa il fatto suo» si inumidí le labbra e riprese a parlare «Pur essendo in prigione, ha persone che gli riferiscono cosa succede ma che non possono agire per conto suo»

Feci mente locale di ciò che mi stava dicendo e analizzai ogni parola. Ma cosa voleva da Veronica?
Sembrò leggermi nel pensiero che mi rispose.
«Lui da Veronica vuole solo che lei sia pronta ad entrare in affari. Non vuole che si faccia amici, insomma come potrebbe fidarsi della perfetta ragazza della porta accanto, e tanto meno essere fidanzata con il figlio di un suo nemico dal liceo? Così l'ha minacciata dicendole che se non ci avesse tutti allontanati dalla sua vita, ci avrebbe fatto del male»

Sentii qualcosa buttarsi sul mio cuore, e distruggerlo in mille frammenti.
Sentii il respiro affannarsi e la mente non collaborare più.

La mia -non più- migliore amica era stata minacciata dal suo stesso padre, e io avevo pensato solo ad incolparla.
Non sapevo cosa rosse successo, e non ci avevo nemmeno parlato, come se non tenessi davvero alla nostra amicizia o a lei.

«Ma perché mai mi ha detto che io avevo baciato Archie?»
«Per allontanarvi ancora di più immagino»
«E perché a te ha detto tutto questo?»
«Perché nessuno dei suoi scagnozzi aveva immaginato che fossimo amici»

Aveva senso. Loro due non si parlavano spesso, e quando lo facevano nemmeno io ed Archie lo sapevamo.

Sentii gli occhi bruciare e il naso pizzicare; cercai di respingere le lacrime ma non ci riuscii. Era come se il mio cuore avesse lacrime e lacrime racchiuse al suo interno, e che quando si è rotto le avesse rilasciate tutte.

«Betty, andrà tutto bene»
Sentii le dita della sua mano prendere lentamente quelle della mia; dei brividi mi percossero le vene del braccio da cui aveva preso la mia mano, per poi arrivare alla schiena e lasciarmi impietrita.
Lo volevo oppure no?

Di scatto ritrassi la mano e lui mi guardò deluso.
«Nonostante tutti questi mesi, tu...» sussuró con una voce roca, forse bloccata dalle lacrime che non faceva vedere. «Jughead, tu mi hai tradita, mi hai ferita, come potrei perdonarti?»

Sentii le mie guance avvampare, segno che mi stavo innervosendo.
Odiavo il fatto di aver provato sensazioni belle al contatto della sua pelle con la mia, come se avessi ritrovato parte di me che nemmeno sapevo di aver perso.

«Già, hai ragione» disse cambiando totalmente tono della voce: mi aveva risposta in modo secco, con noncuranza.

Si avvicinò lentamente a me, strisciando i piedi per terra, facendomi sentire il suo profumo. Sapeva di aria fresca, cocco a causa del suo shampoo, con l'aggiunta di una nota forte che mi faceva sentire dipendente da lui.
Il mio respiro, che si affannó come se avessi corso, si mescoló con il suo. Il cuore mi batteva fortissimo, sembrava volesse uscire fuori dalla gabbia toracica.
E poi la sua voce.
«Eppure vedi che effetto che ti faccio»
Mi stava sfidando. E io stavo perdendo. Ma non potevo amarlo ancora, non volevo.

«Allontanati, subito» lui con mia sorpresa, lo fece.
Mi sentii più libera a questo distacco, ma avvertii una nota di nostalgia.
Mi faceva impazzire.

«Bene, ora io avrei da lavorare, quindi se non ti dispiace...» e mi fece segno con la mano di uscire.
«Certamente» e mi avviai con sicurezza verso la porta, quando la sua voce mi chiamó. «Ci sarà un altro incontro?» disse riferendosi a noi due.
È una sfida, e devo vincere.
«Ne dubito fortemente» e uscii sbattendo la porta.
Che bugiarda che ero, non ci credevo nemmeno io.
Avrei pagato per non sentire la sua mancanza, ma ancora di più per poter riavere un suo abbraccio senza che io mi senti male pensando a quella sera.

Ma ora il problema era: gliel'avrei detto ad Archie?
Hiram Lodge lo sarebbe venuto a sapere?

Ma non potevo tenere tutto dentro, sarei scoppiata.
Sentivo la necessità di dirlo a qualcuno.

***

Percorrevo quella strada ormai ad occhi chiusi, da quante volte ci avevo camminato sopra.
Il sole tramontava sempre più presto;le giornate si stavano accorciando, l'aria stava diventando più fredda che fresca, i colori del paesaggio della città stavano assumendo sfumature sempre più scure, che sarebbero diventate poi quelle dell'arancione, giallo senape e rosso tendente al marrone. L'autunno d'ottobre stava arrivando.
La malinconia dell'estate finita era ormai stata dimenticata, ed era meglio così.

Da quant'è che non mi andavo lì? In realtà solo due mesi, ci passavo sempre d'estate, di mia volontà. Forse non aveva molto senso, ma lo facevo e basta.

La lussuosa villa dei Lodge mi si apparí davanti gli occhi; il bianco delle sua mura risaltava nel verde ormai spento degli alberi, il pomello splendente della porta era come l'oro nel mare.
Ero sicura che Veronica non fosse a casa; era a scuola per dei recuperi dei recuperi dello scorso anno che grazie a sua madre non aveva fatto nei mesi estivi.
Bussai alla porta e mi sistemai i vestiti, mi strinsi la coda e la porta si aprì...

one mistake after anotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora