Arresto domiciliare

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Come ogni santissima notte, da un po' di tempo a questa parte, non riesco a chiudere occhio.
L'idea di marcire in questo posto che non fa altro che rendermi ogni giorno più triste mi manda al manicomio.

Sono infelice.

Certo, superficialmente non posso lamentarmi: Kyle é un ottimo amico e mi vuole bene, gli amici di Dam non sono cattivi come pensavo, Dam stesso ha un cuore e Alexa ha deciso di dargli una possibilità all'insaputa del fratello.

É proprio lui il mio problema, Mark.
In queste piccole note di allegria la sua immagine stona completamente.
É come sentire il cinguettio degli uccellini per poi metterci in mezzo un minuto intero di unghie che stridono sulla lavagna.
Non so se ho reso l'idea.

Ho di nuovo aumentato la dose dei farmaci, i miei attacchi di panico misti a nervosismo stanno peggiorando ogni giorno che passa.
Esco sempre meno dalla camera, sto cercando di evitare contatti con il 'mondo esterno'.

Questa stanza, cibo e bagno esclusi, ha tutto quello che mi serve, é il mio piccolo spazio protetto, ci sto bene, devo starci bene.
Non ho molte alternative.

L'avvocato non é più venuto, é passata una settimana e mezza dalla sua visita, a me sembra un'eternità. Non riesco a calcolare bene il passare del tempo, i miei unici punti di riferimento sono la campana del pranzo e quella della cena.
Negli ultimi giorni non mi sono più avvicinata a nessun tavolo, mi sono seduta direttamente per terra dopo aver preso il cibo e ignorato ogni forma di invito da parte di Denis e compagnia.

Le occhiaie hanno preso possesso del mio viso, lo dominano senza alcuna pietà.

Il senso di colpa per non essere riuscita a contrastare gli uomini che hanno ucciso i miei genitori mi sta divorando. Gli incubi prima sporadici ora sono frequenti, troppo.
É come rivivere quella scena ogni cazzo di giorno ed essere costretta a fare da spettatrice.
Nessuna interazione, nessuna interferenza, il finale dopotutto non può essere cambiato.

La campanella del pranzo suona facendomi tornare con i piedi per terra, meglio andare in mensa.

Mi alzo dal letto e sgranchisco un po' le ossa, per poi avviarmi.

<<Kat>>, la voce di Kyle mi fa accelerare il passo, <<Hey!>>, mi rincorre e mi blocca la strada.

<<Che c'è?>>, mi osserva con attenzione.

<<Non hai una bella cera>>

<<Lo so, sto evitando di guardarmi alla specchio ultimamente>>

<<Kat, cosa c'è che non va?>>, lo sguardo preoccupato di Kyle incita le mie lacrime a uscire fuori.
Non riesco a rispondere, scuoto solamente la testa buttando fuori un sospiro profondo, non riesco a guardarlo negli occhi.
Mi abbraccia delicatamente.

<<Hey, non importa cosa ti tormenta adesso, passerà>>

<<No che non passerà>>

<<Mia zia mi ha insegnato a leggere le carte, ho visto nel tuo futuro, passerà>>

<<Kyle... che cazzo stai dicendo?>>, rido mentre lascia la presa.

<<Ho già dimenticato quello che ho detto, però sono riuscito a farti ridere, no?>>

<<Ci riesci sempre>>

<<Niente fotografie né autografi ragazzi, sono un tipo riservato, grazie per l'accoglienza>>, rido ancora per le sue parole per poi essere trascinata in mensa a mangiare con lui.

Mentre sono seduta per terra, a consumare il mio pasto in compagnia del giullare di corte, Alexa non distoglie lo sguardo da me.
É pensierosa, sta escogitando qualcosa.
All'improvviso si alza e va via.

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