Dirsi di nuovo addio

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Il piano d'azione dei due risultò essere più difficile da attuare del previsto.
È passata una settimana e mezza e siamo ancora chiusi in questo fienile. Le scorte non ci mancano perché Alfonse ce le porta puntualmente ogni settimana. Sto cominciando a riempire gli angoli vuoti del mio viso grazie ad un'attenta dieta a cui Mark mi sottopone.
Mi costringe a mangiare anche quando non ho fame.
Chi l'avrebbe mai detto che una persona che all'apparenza sembrava un perfetto testa di cazzo si è poi rivelato essere un angelo.

Mentre lui dorme profondamente di fianco a me, io fisso il soffitto insonne da quasi quattro ore. Avere un orologio proprio di fronte al letto non aiuta.
È come se tutto si fosse fermato.
Ho spesso incubi riguardanti l'Istituto, incubi che mi fanno urlare la notte e che mi tengono sveglia alle prime luci del mattino.

Sapevo bene che non appena uscita da quel posto degli orrori non avrei subito avuto la possibilità di correre in mezzo ai prati, di raccogliere fiori e vivere la mia vita come era prima delle morte dei miei. Ero già preparata mentalmente a tutto ciò, la presenza di Mark mi aiuta molto a superare la cosa, mi dà coraggio e sostegno ogni singolo giorno.
Eppure lui è l'unico tra i due ad aver bisogno di sostegno vero. Non ha più avuto notizie di sua sorella da quando siamo fuggiti, la sua preoccupazione sale ogni singola ora, ma cerca di non darlo a vedere.
Quando lo guardo negli occhi però, giorno dopo giorno, vedo sempre più tristezza appesantirli.
A volte lo trovo in piedi davanti alla finestra con gli occhi persi nel vuoto, a pensare e ripensare. Non ha mai preso l'argomento con me.
Sta tenendo tutto dentro e a mio avviso prima o poi esploderà. Prima o poi qualcosa dentro di lui si romperà e farà un botto così assordante che credo nessuno dei due saprà gestirlo.

Abbiamo più volte sentito in lontananza le sirene della polizia o di qualunque altra forza dell'ordine sia sulle nostre tracce. Abbiamo dormito le prime notti con il cuore stretto, abbracciati forte per paura che ci potessero dividere di nuovo.
I miei capelli hanno quasi perso del tutto il loro colore... è buffo, non li vedevo così scoloriti da veramente troppo tempo.
Mi ricorda i momenti in cui chiedevo a mia madre di comprarmi la tinta e lei si rifiutava perché diceva che il mio colore naturale era più bello, era il colore con cui lei mi aveva fatta ed era giusto che rimanesse quello fino alla fine.
Quanto mi manca...

Il bussare frenetico di Alfonse mi desta dai miei pensieri, svegliando anche Mark di soprassalto. Corro alla porta e tolgo il chiavistello interno che separa noi da lui.
Entra con un sorriso a trentadue denti, soddisfatto in volto.

<<Cosa è successo? c'è la polizia nelle vicinanze?>>, chiede Mark.

<<No, meglio! So cosa fare per farvi uscire da qui!>>

<<Sembrano le parole di un avvocato>>

<<Beh, per certi versi si può dire che vi sto difendendo dalla giustizia>>, Mark abbozza un sorriso, lo stesso che nasce sulle mie labbra.

<<Lo sai che il sole non è ancora sorto, vero?>>

<<Si, so anche che stavi facendo la bella addormentata nel bosco, hai l'impronta del cuscino sulla faccia, idiota>>

Mark passa il palmo della mano sul suo viso, sentendo le scalature che il cuscino o lenzuolo che fosse gli ha lasciato. Come risposta gli fa una linguaccia, adoro questo suo lato infantile e burlone.
È quello che mi ha tenuta viva fino adesso.

<<Allora... intanto vi ho procurato questo>>, prende dalla tasca un cellulare e lo porge a Mark, <<spero tu sappia a memoria qualche numero fidato da chiamare>>

<<Mi farò venire qualcosa in mente, grazie>>

Da quello zaino che si portava dietro tira fuori alcuni vestiti puliti per noi due, pura felicità! Finalmente possiamo cambiarci, finalmente possiamo far finta di essere delle persone normali, almeno per un po'.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 17, 2020 ⏰

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