Capitolo I

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Meith, corridoi delle Prigioni della Stella
20 cicli dopo (1441)

Non appena comprese, iniziò a correre. Il suo respiro si frantumò contro un muro di paura, sorto improvvisamente all'interno del suo petto, che si muoveva in contrazioni velocissime.

Scattò senza neanche pensarci verso una porta spalancata di fronte a lui. I corridoi neri e claustrofobici delle prigioni, che fino a quel momento il giovane aveva percorso con gli altri, in silenzio, furono presto colmi del rumore di passi pesanti, respiri e urla.

Tutti i suoi compagni si sparpagliarono.

Un acuto allarme si diffuse dagli altoparlanti: si coprì d'istinto le orecchie con le mani, affondando le dita nei corti capelli corvini e contemporaneamente inciampando nei suoi stessi scarponi dalla sorpresa.

Mentre si rialzava, si portò una mano alla gola: respirava a fatica. Del fumo nero cominciava a uscire dai condotti di aerazione, gettando un velo oscuro di fronte alla sua vista.

Era fatta.

Erano stati scoperti.

Lo stomaco gli si contorse in più d'un giro e sembrò quasi volersi mangiare da solo: rovesciò nella sua pancia un quantitativo di acido tale che lo sentì chiaramente in bocca, ritrovandosi a deglutire forzatamente.

Svoltò a sinistra, senza perder tempo e poi a destra, ma dovette arrestarsi di colpo, il cuore in gola: una coppia di guardie reali si piazzò proprio nel corridoio di fronte, armata di fucili. Le loro tute nere, sfumate di grigio, si distinguevano appena.

Si riparò dietro il muro nuovamente, arretrando; restò qualche secondo fermo, mordendo il labbro inferiore tanto da far quasi male. Non appena li percepì avvicinarsi abbastanza, balzò fulmineo addosso al primo, facendogli cadere il fucile dalle braccia.

La stanza intorno a lui roteò insieme alla sua percezione del mondo: imbracciò l'arma, raccogliendola da terra.

Sparò alla gamba del primo fantoccio a cui l'aveva rubata, immobilizzandolo nel suo dolore.

L'altro però lo afferrò per il collo troppo presto. Si dimenò velocemente e riuscì, ansimando, ad assestargli una testata, facendo gemere la guardia, che crollò a terra.

Una scossa di dolore gli scivolò giù per tutta la spina dorsale, facendolo rabbrividire. Tossì e cercò di mettere a fuoco, strofinando con le nocche delle mani i suoi occhi d'ambra, ma vedeva dei puntini neri danzare in tutte le direzioni e non accennavano ad andarsene.

Il fumo continuava ad uscire dalle bocche dell'areazione sopra la sua testa, rendendo l'aria irrespirabile.

Sbuffò più volte, frustrato, passando velocemente una mano fra i capelli e facendo scattare la testa di qua e di la.

Non poteva permettersi di fermarsi.

"Devo almeno ritrovare gli altri. Se solo questi dannati corridoi non fossero così fottutamente uguali..."

Ricordava, purtroppo solo vagamente, la mappa che stava studiando con il gruppo poche ore prima al Ritrovo, sul tavolo ovale in legno scadente.

Erano tutti concentrati tranne lui, d'altronde: quando gli avevano detto che gli sarebbe solo spettato il compito di guardia all'entrata, tanto gli era bastato.

Si era completamente disinteressato di tutto il resto, ma era riuscito a carpire che, alla fine, si sarebbero ritrovati tutti circa due sezioni dopo l'ingresso, in uno spiazzo di forma circolare.

Il suo cervello gli ricordò come Seren avesse chiamato quello spiazzo "posto di blocco delle guardie".

Sbuffando ancora, si sforzò di proseguire, certo che il peggio dovesse ancora arrivare.

Il Sangue di Meith - Stars are Falling [in pausa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora