1 settembre 2021
"Dio, ancora non ci credo che sei qui, non hai idea di quanto tu mi sia mancata in questi tre anni brutta stronza!" ripeté per la centesima volta Francesca stritolandomi tra le sue braccia.
"Anche tu Fra, ma lo sai...non potevo rimanere" abbassai lo sguardo sulla tazza fumante di tè che la mia amica mi aveva porto una volta arrivate a casa sua.
"L'hai più sentito?" mi chiese incerta, poiché sapeva di star camminando su un campo minato.
"No e non mi interessa, l'ho superata da un pezzo" sbuffai e mi girai verso la finestra.
Sapevo che avremmo affrontato questo discorso, solo speravo di farlo qualche giorno più tardi, magari una volta sistemata e tranquilla, invece non avevo fatto nemmeno in tempo ad atterrare in suolo italiano che subito venne fuori.
"E Charles? Che mi dici di lui?"
Charles era il mio ragazzo, stavamo insieme da più di un anno, più o meno da quando avevo iniziato a lavorare per la Scuderia Ferrari.
"Lui...è un bravo ragazzo e ci sto bene, non mi fa mancare nulla" resto sul vago, ma so che Francesca è sveglia e andrà a parare lì, di nuovo.
"Sa di lui?" appunto.
Sbuffai di nuovo alzando gli occhi al cielo.
"Sa che ci siamo frequentati" dissi in un sussurro sperando che la mia amica non avesse sentito.
"Frequentati!? Ludovica ci sei stata quasi due anni! Se quella la chiami frequentazione allora tu e Charles cosa siete? Conoscenti" non aveva perso la sua vena ironica e questo mi aveva fatto scappare un sorriso, nonostante la situazione fosse pressoché drammatica.
Sono tre anni che non lo sentivo, non sapevo come stesse, come procedesse la sua vita senza di me. L'unica cosa che sapevo era quanto alla grande andasse la sua carriera sportiva. Lavorando in quell'ambiente, nonostante lo sport fosse diverso, sarebbe stato impossibile non sentire il suo nome pronunciato tra i corridoi, soprattutto considerando che la famiglia a capo della presidenza era la stessa e vista la fama in crescita costante, direttamente proporzionale al suo talento. Inoltre, avere come amico Carlos, un tifoso accanito del Real Madrid, squadra che per tanto tempo aveva cercato invano di strapparlo ai bianconeri, non era stato certo d'aiuto.
Il mio sguardo si perse nel vuoto nel momento in cui la mente mi riportò ai primi giorni a Monaco, quando non conoscevo ancora nessuno e le uniche cose che facevo tutto il giorno erano lavorare il giorno e piangere la notte.
Poi le parole di Francesca mi si riversano addosso come un secchio d'acqua gelata.
"Lui sa Ludo" la guardai negli occhi e vidi il dispiacere e la disapprovazione nei miei confronti per come mi ero comportata con l'unico uomo che mi avesse mai amata davvero.
"Cosa sa?" ebbi paura anche a chiederlo.
"Tutto, di te, di Charles, sa che state insieme, è venuto qui per chiedermi se fosse vero"
Sentii la gola seccarsi e la lingua che non riusciva ad emettere un suono.
Sapevo che con Fra aveva mantenuto i rapporti, ma non pensavo che arrivasse a fare una cosa del genere, non dopo tutto quello che gli avevo fatto.
"Però è andato avanti, lo vedo molto felice...ha anche trovato una ragazza, fa la cant-"
"Basta – la interruppi sul nascere – non mi interessa più niente di lui Fra, non voglio sapere nulla"
Ed era proprio così. Ero felice di sapere che lui fosse andato avanti, così come l'avevo fatto io con Charles.
Però mi sorse un dubbio.
"Sa che sono tornata?" chiesi velocemente.
Guardai Francesca con un velo di preoccupazione, che però se ne andò quando la mia amica mi rispose scuotendo la testa, facendomi capire che non sapeva nulla.
Con il cuore più leggero, mi alzai dal tavolo raccogliendo il giubbotto e recuperando nel corridoio la mia valigia, per prendere un taxi e andare in hotel. Non potevo sicuramente tornare a casa mia, non con il rischio di incontrarlo, così quando ho preso i biglietti del volo, ho prenotato anche una stanza in un hotel qui in centro.
Abbracciai di nuovo Francesca e la ringraziai di essermi venuta a prendere a Caselle e di aver speso un po' di tempo per me, nonostante anche lei lavorasse come una pazza.
"Allora domani sera tieniti libera, ho organizzato qualcosina con gli altri, che non vedono l'ora di rivederti" mi annunciò aprendosi in quel bellissimo sorriso che l'ha sempre caratterizzata.
Spontaneamente annuii e sorrisi, pensando a quanto effettivamente non vedessi l'ora di rivederli anche io.
Mi diressi verso l'uscita per chiamare l'ascensore, ma il mio polso venne bloccato, così mi girai di nuovo verso la mia amica.
"Non puoi evitarlo all'infinito, prima o poi lui lo verrà a sapere e dovrai affrontarlo"
Balbettai e scossi la testa.
"Non è detta che ci vedremo o che lo venga a sapere"
"Fai come credi Ludo, ma se scappi di nuovo sappi che mi perderai"
Fu come se una spada mi avesse trafitto proprio all'altezza dello stomaco. Ricordavo che Fra non l'avesse presa bene quando le avevo detto che sarei partita, ma aveva sempre cercato di sviare il discorso quando avevo provato a parlarle. Sentirle dire queste parole faceva male.
Annuii verso di lei senza guardarla in faccia, tanto mi vergognavo, ed entrai nell'ascensore che era appena arrivato.
Scappare.
Si, avevo avuto paura ed ero scappata. Paura di un qualcosa il cui pensiero di un ipotetico finale alternativo mi aveva sempre mangiato lo stomaco da quando avevo deciso di andarmene, lasciando tutti lì, la mia famiglia, i miei amici. Avevo lasciato lui lì.
Ma non potevo rimanere, così dopo una serie di eventi fortuiti ero arrivata a Monaco, con una valigia in mano e niente altro. Come dicevo prima, il primo periodo fu molto difficile, molte volte fui sul punto di tornare indietro e rimangiarmi tutto quello che avevo detto e fatto, ma poi mi convinsi che se la vita mi aveva portata lì un motivo c'era.
Iniziai tutto da capo, smisi di piangermi addosso e decisi che era il momento di andare avanti e lasciare che il passato rimanesse tale. Quando fui assunta, cominciai subito a lavorare come aiuto ingegnere di pista a Maranello, per poi essere trasferita nella sede distaccata di Montecarlo.
Lì per lì mi sentii soddisfatta, ed era giusto così, ma poi subentrò nuovamente quella sensazione di vuoto che sembrava non voler lasciare in pace il mio cuore già abbastanza straziato. Poi ci fu Charles.
Fu quello il momento in cui tutto parve ridimensionarsi e prendere una piega decisamente migliore. Da lì tutto parve andare a gonfie vele e le paure che avevano attanagliato il mio stomaco per molto tempo, quelle che gli avevo confidato, senza ovviamente fare il suo nome, finalmente se n'erano andate, assieme alle nuvole che avevano caratterizzato gli ultimi mesi della mia vita.
Assieme alla vita sentimentale, ripresi anche quella sociale e in poco tempo mi feci un sacco di amici e amiche tanto carini, grazie anche a Charles, che mi aveva presentato i suoi amici e le relative compagne.
Erano tutti molto gentili con me. Infatti da una parte mi era dispiaciuto lasciarli, ma sapevo di aver bisogno di staccare la spina per un po' e che comunque era solo un arrivederci, anche perché avevo Charles lì, perciò non avrei tardato tanto a rivederli tutti.
Porsi i soldi al tassista, che mi augurò una buona serata e ripartì, sfrecciando per le vie del centro di Torino. Mi persi un secondo nel guardarmi intorno ed emozionarmi una volta ancora nel vedere intorno a me la grande bellezza degli edifici barocchi illuminati dai lampioni e dalle luci colorate dei pochi bar ancora aperti. Sorrisi dentro di me, poi mi voltai salendo le scalinate dell'hotel.
Bentornata Ludovica.