capitolo 1.

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"te ne devi andare di qui!" sentii urlare dalla cucina
"io non me ne vado finché non lo dico io" ribattè mia madre
"tu forse non hai capito come funziona!" urlò mio padre ed improvvisamente sentii il rumore di uno schiaffo fortissimo. Scesi in lacrime, vedendo mia madre a terra con una guancia viola e mio padre sopra di lei guardandola con uno sguardo pieno di odio, si girò e mi vide, provò a parlarmi ma ormai ero già scappata.

mi svegliai di soprassalto, tutta sudata e in lacrime, mi accovacciai sul letto e iniziai a piangere istericamente. Erano riniziati i miei incubi, pensavo di esserci uscita, ma al momento non sembrava così. Mio fratello sentì i miei singhiozzi e corse subito in camera da me, mi prese in braccio e mi portò in camera sua, mi fece sdraiare e lui si sdraiò accanto a me e prima di addormentarsi sussurrò "ora sei qua, ti proteggerò io, ora e sempre." per poi abbracciarmi.
mio fratello si chiama Jongin, ha 20 anni e penso sia la persona più dolce e premurosa che esista, e si, abbiamo origini coreane ma non sappiamo nemmeno una parola in coreano, se non "ciao" o " ti amo", noi siamo nati in Italia, ma nostro padre è coreano.

mi svegliai ancora tra le braccia di Jongin e mi resi conto che ero in ritardissimo per la scuola, sarei dovuta essere a scuola alle 9.00 ed erano le 8.30. Decisi di alzarmi e cercare di fare più in fretta possibile, cosa improbabile dato che per rendermi presentabile ci metto almeno 30 minuti. Lasciai stare il trucco per questa volta e indossai la divisa della scuola, misi velocemente le scarpe, presi la borsa e andai a svegliare Jongin.
"JONGIN" dissi scuotendolo
"mhhh" disse ancora con la faccia sul cuscino
" portami a scuola veloce sono in ritardo"
"no scordatelo vai in TS" disse con la voce addormentata
"com'è che ci devo andare?" dissi con le braccia conserte e guardandolo confusa
" in TS, Tacchi e Suole, semplice" disse girandosi dall'altra parte.
" va bene vado a spaccarti la play" dissi scendendo le scale, non feci in tempo a fare l'ultimo scalino che lo trovai vestito,  con le chiavi della macchina in mano pronto per uscire.
" bravo così si fa, muoviti" dissi uscendo.

Arrivai a scuola in tempo, andai verso il mio armadietto cercando di passare inosservata, a scuola non avevo amici, preferivo stare da sola, l'unica persona con cui riuscivo a parlare era mio fratello, peccato però che ha finito la scuola l'anno scorso, quindi avrei dovuto affrontare questo anno da sola. C'era sempre stato lui al mio fianco, pronto a difendermi da tutto e da tutti.

Ore 9.00
prima lezione, letteratura inglese, odio puro.
Mi sedetti in terza fila, cercando di non essere troppo in fondo in modo da non essere spostata davanti se fosse mancato qualcuno.
Ascoltai i primi 10 minuti, poi il mio cervello spostò la concentrazione sull'incubo della notte precedente. Presi il mio diario dallo zaino, non era un diario qualunque, era un diario dove scrivevo tutti i miei pensieri, le mie sensazioni, i miei sentimenti, era come una valvola di sfogo per me, quando mi sentivo frustrata o giù di morale, prendevo il diario e scrivevo.
Iniziai a scrivere, scrivere, scrivere e ancora scrivere. Mi persi, l'ora sembrava passare in fretta, ma proprio quando pensai di essermela scampata, ecco che l'incubo ebbe inizio.
"Signorina Kim" disse la professoressa tirandosi gli occhiali su il naso, squadrandomi, strega.
"si professoressa?" dissi alzando lo sguardo
"dammi subito quel diario" disse mettendosi le mani sui fianchi, vecchia megera.
Persi un battito, non potevo darle quel diario, e se fosse finito nelle mani sbagliate? e se tutti venissero a scoprire il motivo della mia timidezza? non potevo permetterlo, stavo per ribattere quando:
" professoressa, non mi sembra giusto, sono cose private" disse un ragazzo infondo alla classe, non lo avevo mai visto prima, doveva essere nuovo.
"non mi interessa!" disse sbattendo le mani sul banco
"professoressa, non è giusto, a lei piacerebbe se le facessero una cosa del genere?" disse con uno sguardo di sfida.
"io- PUNIZIONE, ad entrambi. Rimarrete a scuola sabato mattina dalle 8.00 alle 12.00 con il bidello a pulire la palestra, e non voglio sentire nessuna obbiezione." disse per poi continuare la lezione.
Dovevo capire chi era quel ragazzo, ma ero troppo timida per farlo.
La campanella suonò, lui si mise davanti al mio banco
"prego" disse squadrandomi
"g-grazie" dissi balbettando come una cretina
" piacere mi chiamo Taehyung" disse porgendomi la mano, avrei dovuto stringerla e presentarmi? ovvio che si, l'ho fatto? ovvio che no.
" i-io devo- devo andare" presi le mie cose di fretta e scappai, prima di essere troppo lontana senti urlare " piacere mio" risi all'immagine di quella scena e continuai per il corridoio.

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