5: L'altrove

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C'è una profonda inquietudine, un orrendo eco che bisbiglia e sussurra cose atroci e assai orribili all'interno del più fitto silenzio.
Era per questo motivo che ogni qual volta che mi trovassi a visitare il mio caro e vecchio amico Edgar William Wakefield, sentivo sempre della musica di viola o comunque orchestrale (come piaceva a lui) provenire dal suo antiquato fonografo che teneva in salotto, nella sua vecchia casa di periferia in stile Vittoriano, trasmessagli da generazioni. Egli, difatti, era sedatofobico ossia aveva il più assoluto terrore della mancanza di ogni tipo di suono. 
Ogni volta che finiva il disco o si inceppava l'ago, correva subito frenetico a rimediare alla cosa, ovunque si trovasse perfino se era al bagno o  nella vasca. La cosa più strana che mi disse, che mi meravigliò e inquietò maggiormente, fu che anche quando dormiva (quelle rare e brevi volte in cui riusciva a concedersi al sonno) si svegliava bruscamente se la musica finiva.
Questa totale paura che aveva, mi confessò, era legata a fatti appartenenti al suo passato. Fatti orribili, disse bisbigliando mentre si guardava attorno con gli occhi sgranati, terrorizzato per un Male invisibile che, come sosteneva lui, era onnipresente attorno a noi: nell'aria apparentemente vuota che ci circondava e che era sempre in ascolto, era sempre ad osservarci in ogni singolo momento della nostra vita. Quando cessa ogni silenzio, mi confessò infine sussurrando quasi a tratti, li senti bisbigliare cose blasfeme, troppo raccapriccianti e aberranti per essere ripetute.
Inizia come un suono distante, molto distante, mi spiegò Edgar. Poi lo avverti crescere, crescere, crescere sempre di più mentre ti raggiunge al timpano dell'orecchio sottoforma di una leggera pulsazione. Un TUM-TUM continuo, costante: TUM-TUM, TUM-TUM, TUM-TUM.
Come se avessi accostato l'orecchio al petto di qualcuno e ne sentissi il battito cardiaco. E poi inizia un avanzare inesorabile di voci, all'inizio indistinguibili, più simili al ronzio di una moltitudine di vespe che ti attraversano il cervello ma poi, man mano che la cacofonia va a scemare, senti le voci degl'esseri... ributtanti, atroci...  le entità inmonde e malefiche che popolano l'altrove.
Essi comunicavano costantemente con lui da quella terribile notte in cui, come allora gli era di consuetudine fare, prese parte a un culto pagano, svolto da una setta segreta, la quale era dedita alla venerazione di divinità oscure e terrificanti definite come Grandi Antichi e Dei Esterni. Al culmine di tale rito celebrativo fu lui ad usare per la prima volta il vietatissimo grimorio magico con cui richiamare tali mostruosità; l'innominabile Necronomicom.
Dettagli più particolareggiati di quella fatidica notte mai volle rivelarmi... troppo atterrito, troppo pentito... ma d'allora fu sempre alla ricerca di continui suoni, sempre abbastanza forti, in modo da non essere mai vittima del silenzio, nemmeno per un attimo o altrimenti le Potenze si sarebbero rimpadroniti di lui.

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