3: La Zona Morta

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Il mondo a me sconosciuto m'inghiottì nel suo manto velato di polvere,  il quale, come una fitta nebbia scura, celava al mio sguardo il paesaggio di quella terra mistica.
Il sogno procedeva ed io, pur essendo consapevole di ciò, ne ero prigioniero, impossibilitato a svegliarmi fin quando le Potenze non mi avrebbero rivelato i loro intenti.
Continuai a camminare, seguendo l'eco distante di una voce che pronunciava cose incapibili, di lingua straniera e a me del tutto ignota,  con tono pesante e autoritario simile a una invocazione che la voce in quel Nulla continuava a ripetere:

"ILANI-IA", "ILANI-IA"

Notai, in modo curioso, che il terreno che calpestavo era assai strano e del tutto diverso da qualunque altro avessi visto: era duro, molto simile alla ghiaia e sembrava essere come tritato, macinato. Era impossibile anche solo pensare che potesse nascere qualche forma di vita naturale o vegetale in quella landa sterile e miasmatica. Man mano che la polvere agitata dalle potenti e furiose raffiche del vento di prima si posava lentamente al suolo, si poteva intravedere meglio dettagli più particolareggiati del paesaggio che mi circondava come ad esempio notai nere vette vertiginose di catene montuose all'orizzonte che sembravano raggiungere la mesosfera. Il cielo era lindo e scuro, ma differente dal consueto buio della notte a cui siamo abituati; in sostanza era scuro in modo simile al caffè annaquato, senza luminari ma irradiava comunque una specie di sottile luce per antiriflesso.
Il tutto, mi dava la sensazione di trovarmi come in un ambiente contaminato dall'effetto di una bomba termo-nucleare.
A parte la voce distorta che continuava a invocare nel vento, quella zona morta era completamente priva di suoni... l'unico rumore che si poteva percepire solo da chi aveva un udito molto sensibile come il mio, era una bassa frequenza, molto sottile ma continua simile a una pulsazione, provenire dal sottosuolo come fosse il rumore sordo dei motori di una nave.
Arrivai alla fine del percorso, davanti a me si spalancava il vuoto... un enorme voragine e mi accorsi, nonostante la polvere ancora abbastanza fitta, di trovarmi sull'orlo di un baratro immenso. Lì poi, la polvere che fino ad allora fungeva da intensa nebbia si dissolse nell'aria rischiando gradualmente la vallata desertica sul cui sfondo albergava un'immensa città nera, ciclopica, in stile medievale, con bationi scuri ed alti quasi la metà di quei monti titanici che la circondavano.

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