Capitolo 16.

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“Vieni con me” dice lo spirito, o meglio, Meredith. Incrocio i suoi occhi e rimaniamo a guardarci. In questo momento, non so davvero cosa fare. Devo seguire uno spirito o aspettare che qualcosa succeda? Forse è meglio reagire. Mi alzo in piedi e i due ragazzi vicino a me, mi guardano perplessi. Si alzano anch'essi. «Ti seguo» rispondo, Meredith accenna un sorriso, e inizia a portarmi verso il corridoio. Dopo averlo attraversato, saliamo gli scalini per andare al piano superiore, mentre Matt e Ryan continuano a seguirmi confusi. «Cosa sta facendo?» chiede Ryan a Matt. «Suppongo stia seguendo qualcuno o qualcosa» risponde Matt, dall'intensità della sua voce percepisco che è proprio dietro di me. Come vorrei che potesse vedere anche lui quello che vedo io, potrebbe capire cosa provo in questo momento.

Al piano superiore c'è un altro corridoio che percorriamo, e dopo aver attraversato varie stanze, Meredith si ferma davanti ad una porta. «Perchè mi hai portata qui?» chiedo aggrottando le sopracciglia, Meredith mi guarda come assorta nei suoi pensieri e/o ricordi. «Sai, adoro la mia casa... e John odiava vivere qui!» risponde quasi piangendo, dal tono della sua voce posso percepire il suo profondo affetto. Apro la porta e comincio a notare alcune cose. La morte di Meredith, la crudeltà di John e l'irrefrenabile infelicità della vita. Rimango ferma a fissare quegli avvenimenti e di colpo la porta si chiude dietro di me. Sento soltanto il forte frastuono ma riesco a concentrarmi solamente su ciò che sto vedendo. Tante frasi e parole dette da Matt in questo istante, mentre cerca di aprire la porta con tutta la forza che ha, ma invano. «Lui mi ha fatto del male!» continua Meredith, piangendo e quasi strillando. Vorrei fare qualcosa ma non ho idea di come potrei. «Sono qui per aiutarti, dimmi cosa posso fare!» urlo a Meredith, mentre un'ondata di fresco venticello si dissolve dappertutto. «Tutto è successo qui. Io mi fidavo di lui, lo amavo... e lui mi ha fatto questo!» risponde indicando la stanza. Riesco a vedere John che brucia Meredith viva insieme alla casa, e mi chiedo perchè tanta crudeltà, tanta follia. Rimango perplessa nel vedere quanto la mente dell'uomo non sia controllabile. Sento un'immensa rabbia da parte di Meredith, e un bisogno estremo di aiuto. «Lui era convinto che io portassi del male alle persone, ma in realtà è sempre stato lui. Nonostante quello che mi ha fatto, io continuo ad amarlo... e amo anche questa casa. E' tutto ciò che mi resta, e rimarrò per sempre qui. Qui mi ha bruciata, qui sono morta e qui voglio restare. Se qualcuno prenderà il mio posto, gli farò fare la mia stessa fine, hai capito?» dice Meredith, il suo tono sembra arrabbiato. «Adesso devi andartene!» continua.

Adesso capisco, voleva farmi vedere come sono andate le cose, per poi cacciarmi via dalla sua casa. Ovviamente le cose sono molto più chiare: John era diventato pazzo quanto Meredith. Lei divenne folle dopo la morte del figlio e John, in seguito, provò a farla ragionare ma finì per impazzire anche lui. Penso davvero che lui non la amasse così tanto, e lei credeva di essere capita... ma invece non è mai stato così. «Non voglio andarmene, devi soltanto capire che questo non è più il tuo posto! Devi lasciarti andare, c'è un mondo migliore rispetto a questo, tu devi andarci. Potrai stare con tuo figlio, potrai vivere felice con lui. Meredith, puoi ancora cambiare le cose, puoi farcela!» rispondo, lei accenna un sorriso, ma non riesco a capire se sia di apprezzamento o di disgusto. Non dice nulla, non risponde. Noto soltanto qualche lacrima ricaderle sul viso. Il vento gelido e pressante torna a farsi sentire, e riesco a percepire anche uno sgradevole odore, come se stessi prendendo fuoco al posto di Meredith. E poi, mi spinge verso la porta, con una forza disumana. Non riesco a vedere nulla, solo il buio più profondo.

| Matt's POV. |

Tento in tutti i modi di aprire questa dannata porta, ma sembra come sigillata o bloccata da qualcosa di molto più forte, così forte anche per un essere umano. Io e Ryan stiamo facendo il possibile per trovare una soluzione, e spero davvero che Lucy stia bene. Come ha potuto aprire quella porta senza pensarci un attimo? Cosa diavolo le diceva il cervello? Ho un bisogno estremo di vederla, devo riuscire ad aprire questa porta, immediatamente. Non voglio immaginare le sue condizioni, solo al pensiero potrei morire. “Smettila di pensare Matt, non è il momento migliore! Riprenditi!” continuo a ripetermi. Ryan sta cercando un'altra porta che possa portare dall'altra parte, ed io continuo a rompere questa. Sento Lucy parlare con qualcuno, urla, il fruscio del vento, e poi un rumore assordante. Aggrotto le sopracciglia. Sbatto la mano contro la porta. «Lucy! Lucy!» grido cercando di aprire. E' successo qualcosa, e qualsiasi cosa sia successa, riguarda lei. Solo e soltanto lei. «Non c'è nessun modo per entrare, nemmeno una doppia porta, Matt!» dice Ryan con il fiatone, dietro di me. «Cosa? Non è possibile!» rispondo voltandomi verso di lui, i miei occhi socchiusi a fissarlo. Sono in preda alla rabbia, non doveva accadere tutto questo, non avrei mai dovuto portarla qui. E' tutta colpa mia. «Mi dispiace Matt» dice Ryan toccandomi la spalla. Gli tolgo la mano e lo prendo per la maglietta, faccia a faccia. «Non osare ripeterlo! Sia chiaro, non lascerò Lucy lì dentro nemmeno un altro minuto, hai capito?» dico arrabbiato e indicando la porta. Tolgo la mano dalla sua maglietta ormai spiegazzata, e mi concentro sul silenzio intenso di quella stanza. Troppo silenzio, devo dire. Ne ho abbastanza, provo a sfondare nuovamente la porta, e come per magia, si apre al primo colpo. Quella forza che prima la bloccava, adesso è scomparsa. Tutto merito di Lucy, evidentemente. Sposto lo sguardo per cercarla, la vedo. Il suo corpo accasciato sul pavimento mi fa perdere ogni speranza, e corro da lei.

Aggrotto le sopracciglia cercando di capire come tutto questo sia successo. Tengo la sua testa tra le mie mani, mentre continuo a guardarla. I suoi capelli sono in disordine, un graffio profondo sulla sua fronte mette in risalto il sangue, così anche le altre ferite sulla guancia e sul labbro inferiore. Sento il mio cuore a mille, mentre lei non riesce a respirare. Decido di prenderla: le mie braccia la sorreggono, con quello destro reggo il peso che va dalla sua testa fino al ventre, con quello sinistro il peso degli arti inferiori. Ryan guarda la stanza perplesso, e non ha tutti i torti. E' completamene bruciata, e un vento gelido entra da chissà quale strana fessura. Decido di portarla in ospedale e Ryan continua a ripetermi di essere dispiaciuto. Vorrei prenderlo a pugni per sfogare la mia rabbia, non ho bisogno della sua compassione o della sua comprensione, l'importante è Lucy. Scommetto che se potesse parlare adesso, mi avrebbe ripetuto cento e mille volte che ho un carattere orribile, e che dovrei essere positivo. Ho visto che mi guardava prima di entrare in questa casa, e non sono riuscito a trattenermi dal farlo anch'io. In questi pochi giorni non ho potuto guardarla, non ho potuto parlarle, non ho potuto toccarla per un istante o finire a scontrarmi con lei in cucina, alle tre di notte. Non ho potuto ammirare la sua bellezza, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra. Mi sentivo così perso e solo, senza di lei. Avevo aperto la bocca per parlarle qualche istante fa, ma non ho avuto il tempo di farlo. Se potesse svegliarsi, le direi tutto questo. Se potesse svegliarsi, potrei dirle quanto mi è mancata. 

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