~ Pranzo ~
Dovevo ammetterlo: Jason sapeva come corteggiare una donna e farla sentire importante.
Dopo aver accettato la sua sfida, l'uomo mi aveva trascinato in lungo e in largo per la sala giochi pur di sentirmi dire: "Hai vinto". E seppur i piedi mi facessero male, non potevo non essere contenta di Panda, il peluche a forma di panda gigante che Jason aveva vinto per me.
«Ma davvero vuoi chiamarlo Panda?» Mi chiese l'uomo dagli occhi verdi mentre fissava concentrato il pupazzo seduto al tavolo con noi.
Pochi minuti prima il mio stomaco, vuoto da quasi ventiquattro ore, aveva deciso di farsi sentire gorgogliando in modo così possente da far chiedere a Jason se fossi impossessata da qualche demone. Ovviamente avevo chiesto scusa a Panda subito dopo averlo usato come arma contro l'uomo.
Ma il bruno non se l'era presa, aveva riso e, prendendomi per il polso ancora una volta, mi aveva trascinato fuori dal locale per poi infilarsi nel caffè più vicino.
Anche se era stato il mio stomaco quello preso nell'atto di lamentarsi, il mio ordine era stato molto esiguo rispetto a quello del mio compagno. Mi stavo iniziando a chiedere se lo stesse facendo apposta per spendere più soldi possibili con la carta di credito di suo padre.
Ovviamente la mia vita non poteva andare bene al cento per cento e la cameriera aveva dovuto provarci con Jason tutto il tempo in cui era rimasta a prendere il nostro ordine. E anche se mi dava fastidio ammetterlo, un po' ero diventata gelosa. Da parte sua Jason, sempre che avesse notato le secondi intenzioni della donna, non aveva battuto ciglio rispondendo semplicemente con gentilezza e niente più, facendomi sorridere dietro la mano.
La faccia della cameriera quando Jason aveva chiesto una sedia per Panda, ancora in grembo a me, non volendolo appoggiare affatto a terra, era stata stupenda. Avevo comunque tentato la morte il momento in cui Jason aveva spiegato la richiesta con un: "È nostro figlio"; lo sguardo d'odio e di gelosia della donna mi aveva quasi sotterrato.
«L'alternativa era Jason Junior», gli risposi, «sai... Il ciuffo e il fatto di fare davvero schifo a dare nomi alle cose».
Jason sorrise e portò di nuovo gli occhi su di me, aspettando il pranzo.
«Questo l'avevo intuito quando hai risposto: "Panda" alla domanda: "Come vuoi chiamarlo?"», disse con tono sarcastico, con il volto illuminato da un sorriso. Sbuffai irritata, ma non protestai: ero davvero un disastro a dare i nomi.
«Per cui Panda lo trovo un orribile scelta», continuò Jason, «approvo "Jason Junior" come suo nome ufficiale, di certo la bellezza l'ha presa da me».
Ed ecco il Jason che avevo iniziato a conoscere quella mattina venir fuori.
«Spero non abbia preso il tuo stesso ego oppure stasera potrebbe dormire fuori casa». Gli lanciai una frecciatina.
Jason fece il finto sconvolto: aspirando in modo melodrammatico e mettendosi pure una mano sul petto con fare teatrale.
«E tu tratteresti nostro figlio in questo modo?» Mi chiese con tono indignato. «Voglio il divorzio e la tutela di Junior!»
Scoppiai a ridere come un'idiota, gettando la testa all'indietro e quasi cadendo dalla sedia. Non sapevo come ma con Jason riuscivo a scherzare su quello, riuscivo a vedermi in un futuro per nulla cupo in cui avevo un lavoro che mi piacesse e un figlio.
Riuscivo a vedere un futuro dove avrei potuto stringere tra le braccia un pargolo, chiamarlo mio e vederlo crescere.
Jason mi stava ricordando come la vita non si ferma mai, crea sempre nuove strade per darti una seconda possibilità. Dovevi solo avere il coraggio di prenderle e percorlele.
«Mi dispiace», gli dissi asciugandomi le guance dalle lacrime, «Junior ha già decretato quanto ama molto di più stare nel mio letto rispetto al tuo».
«Ah!» Esclamò ora in tono sprezzante Jason guardando il panda. «Così ora l'allievo supera il maestro ed entra nei letti delle belle donne grazie alla sua tenerezza!»
Gli altri clienti ci stavano guardando in modo strano. Alcuni erano evidentemente preoccupati per la nostra salute mentale, altri ridacchiavano e un paio di coppie di signori anziani sorridevano addolciti.
Ma feci finta di nulla, dopo tanto tempo era bello poter essere se stessi.
«La tenerezza batte tutto Jason», gli feci notare. «Dovresti prendere tu qualche lezioni da Junior, non il contrario».
«Ahi». Si lamentò lui, stringendosi il petto con una mano. «Questa ha fatto male Laila, molto, non puoi andare in giro a distruggere l'orgoglio della gente in un modo così brutale».
«Visto quanto ne hai di troppo non ci vedo nessun problema ad arrotondare un po' gli angoli», feci spallucce.
Jason mise un finto broncio e incrociò le braccia al petto.
«Fuori sarai pure tutta tenera-tenera, donna, ma dentro sei davvero perfida».
Ridacchiai.
«Faccio del mio meglio».
Con i piatti arrivò anche la seconda dose di sguardi gelosi della cameriera. Dopo aver posato i nostri ordini sul tavolo - e mi chiesi se fosse stata così stronza da sputarmi nella bibita per ripicca - si voltò verso Jason.
«Se vi serve qualcos'altro non aspettate a chiamami». Disse con tono da civetta.
L'istinto mi disse di prenderla a schiaffi, Jason lo fece in modo morale.
«Ho del cibo, la donna migliore che potessi chiedere e un figlio che è tutto suo padre; cosa mai potrei volere d'altro?» Chiese con un sorriso sordone in volto.
Non seppi chi diventò più rossa tra me e la cameriera. Se lei per la rabbia o io per la lusinga. Fui certa, però, che un gruppo di ragazzini un paio di tavoli da noi fecero un piccolo coro di: "Uuuhhh".
La cameriera se ne andò imbarazzata e pestando i piedi, mentre Jason fece finta di nulla.
La mia mente ovviamente non volle collaborare così bene e si disperse in un mondo fatto di balocchi, cieli di zucchero filato e di me e Jason sposati.
«Lo mangi quello?» Mi chiese Jason, notando come ancora non mi ero messa a mangiare.
«Co–» dissi ritornando dal mondo della fantasia ma era troppo tardi: l'uomo mi aveva rubato la fetta di pizza con il pezzo di wrüstel più grande.
«JASON METTI GIÙ IL MIO TRANCIO DI PIZZA O GIURO SU ADE CHE TI TAGLIO IL PENE!»
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12 Hours Of Unkown || A Jason Todd's Fan Fiction #wattys2019
FanfictionLa vita di Laila Black non è mai andata come voleva, neanche nel momento peggiore. Quando sembra che la sua vita sia arrivata alla fine, incontra Jason Todd. Lui le chiede una semplice cosa: 12 ore della sua vita. ...