~ Scoperte ~
«C'è mancato poco». Sospirò Jason appena la porta di sicurezza si fu chiusa alle nostre spalle.
Con i polmoni infiammati, mi piegai in due cercando di ispirare più ossigeno possibile. La posizione non era semplice da mantenere con un panda gigante sotto il braccio.
«Tu dici?» Gli chiesi in modo sarcastico. Avrei voluto pure guardarlo con una sopracciglia alzata, ma purtroppo il bisogno di respirare era più impellente.
Dovevo iscrivermi in palestra, avevo una resistenza e un fiato da fare schifo.
Dopo l'incidente dei pop corn avevamo tentato di uscire dalla sala senza attirare troppo l'attenzione, anche se uscire all'inizio di un film con la sala mezza piena e un peluche gigante non erano le condizioni migliori per non attirare l'attenzione.
Sfortunatamente l'uomo a cui erano arrivati in testa i nostri pop corn non era stato così cortese da lasciare andare l'accaduto. Aveva continuato ad urlare minacce di morte fino ad attirare l'attenzione degli addetti del cinema.
Purtroppo eravamo a Gotham e se qualcuno urlava all'omicidio tutti lo prendevano sul serio per cui, quando l'uomo aveva informato il buttafuori del cinema come avevamo attentato la sua vita con dei pop corn volanti, la guardia ci aveva messo pochi secondi ad individuarci nel mezzo della nostra fuga e ci aveva messo ancora meno a partire all'inseguimento.
Il fatto aveva distratto tutti dall'inizio del film e, nel mentre che correvamo per salvarci la vita, avevo notato qualche ragazzino cercare di filmare il tutto con il suo smartphone. Se il video fosse diventato famoso sarei andata a riscuotere la mia parte di guadagno.
Quella pazza corsa era durata per circa un'ora. La bravura di Jason nel nasconderci era equivalente a quella del scovare i nostri nascondigli della guardia. Così avevamo dovuto nasconderci in un'altra sala, dietro a dei poster, in uno sgabuzzino e nei cessi delle donne prima di riuscire a sgattaiolare fuori dalla porta di servizio sul retro.
Jason rise. Il bastardo non aveva neanche una goccia di sudore sulla fronte, come se tutto quello fosse stato solo un poco di stretching per lui.
«Dai, dammi Junior». Mi disse allungando le braccia. Con molta poca galanteria gli passai il pupazzo prima di piegarmi sulle mie ginocchia a prendere fiato come si dovrebbe.
«Comunque, stavo dicendo», continuò come se non gli stessi morendo accanto. «È stato divertente, su questo non puoi dire nulla».
Mi voltai verso di lui con uno sguardo perplesso.
«Credo che i nostri concetti di "divertente" siano alquanto diversi, Jason». Gli feci notare. «Nel mio non rientra il nascondersi sotto ai seggiolini di una sala piena di gente».
«Dì pure quello che ti fa più comodo», mi scartò velocemente lui con un'alzata di occhi al cielo, «ma io so quel che ho visto; e tu stavi decisamento sorridendo durante tutto il tempo».
Aprii la bocca per controbattere ma non ne uscì nulla. Jason mi aveva colto sul fatto, perché sì, durante tutto il tempo mi ero trovata a sorridere come una deficiente, cercando di trattenere le mie risate.
Serrai le labbra e scostai lo sguardo dal sorriso sbruffone dell'uomo. Maledizione a lui!
«Ci sei?» Mi chiese dopo alcuni minuti di silenzio, avvicinandosi alla mia forma ancora piegata in avanti. Annuii e mi rimisi dritta, finalmente il cuore si era calmato e l'ossigeno circolava liberamente.
«Come nuova». Gli dissi con un sorriso e lui scoppiò a ridere.
«Dovresti fare un po' più di cardio durante la settimana». Mi prese in giro, mettendomi tra le braccia il mio pupazzo.
Mi sentì diventare rossa per un misto di imbarazzo e di rabbia; avevo anche la bocca aperta per rispondergli ma qualcuno mi batté sul tempo.
«Magari potrebbe farlo con noi». Suggerì una voce non troppo amichevole.
Sentendomi congelare persino nelle ossa ruotai lentamente il capo nella direzione della voce e sentii le ginocchia quasi cedermi: a chiudere l'unica nostra via d'uscita vi era un gruppo di scavezzacollo. Con la coda dell'occhio provai a guardare alle nostre spalle, ma come avevo già notato prima la strada era un vicolo cieco.
«E chi ha detto che questa signora voglia sprecare il suo tempo con una banda di babbuini?» Gli chiese di rimando Jason, con tono sbruffone.
Sentii i miei occhi sgranarsi così tanto da aver paura che mi cadessero. Ma cosa stava facendo? Era impazzito? Insultare un gruppo di delinquenti? Chissà per chi lavoravano! Eravamo a Gotham dannazione!
«Banda di ba–», ripeté offeso quello che sembrava il capo della banda, «senti demente siamo gli scagnozzi di Joker noi, non pensare di poter insultarci come e quando ti pare!»
Jason fece un passo verso di loro e notai come fece in modo di essere davanti a me, così da coprirmi con il suo corpo.
«Oh, sai che paura», rispose a tono con una piccola risata alla fine. «Come se temessi quel maledettissimo pagliaccio».
Se non fossi stata così presa dal panico avrei anche notato il modo in cui le parole di Jason erano diventate piene di odio nel parlare del super criminale, oppure mi sarei accorta dell'uomo atterrato alle mie spalle; probabilmente da un tetto vicino.
«Non credi sia meglio prima mettere al riparo la donna, Jay?» Chiese una voce maschile alle mie spalle.
Potrei dire di essere rimasta tranquilla a quella apparizione, dopo tutti gli anni passati a vivere a Gotham, potrei anche dire di aver avuto un ottimo contegno nel vedere Nightwing dietro di me; ma sarebbero tutte cagate.
«AAAHHH!» Urlai a pieni polmoni saltando in aria. In un attimo mi voltai verso l'uomo vestito di blu e nero, la schiena contro quella di Jason; Junior a farmi da scudo contro il vigilante.
«E te non dovresti far venire un infarto a Laila prima del dovuto». Sbuffò Jason e potei sentire i suoi occhi ruotare al cielo. «Che ci fai da queste parti?» Chiese poi a Nightwing, come se lo conoscesse da tempo.
«Sai, una piccola visita di cortesia», rispose l'altro appoggiandosi al muro, «tanto per vedere se eravate tutti vivi. Poi ti ho visto con tutto questo divertimento che non volevi condividere con nessuno». Aggiunse indicando la banda di scavezzacollo.
Jason sbuffò una seconda volta e lo vidi con la coda dell'occhio mentre si scompigliava i capelli.
«Se vuoi proprio aiutarmi, potresti portare al riparo Laila?» Chiese all'uomo in tuta attillata. «Voglio occuparmi io di questi qua, sono scagnozzi di Joker». Aggiunse e non potei non notare come con il nome di Joker sembrò comunicare un secondo messaggio a Nightwing, visto il modo in cui quest'ultimo si rizzò.
«Non fare stupidaggini». Disse semplicemente il vigilante prima di prendermi per la vita.
«Co–?» Cercai di chiedere mentre vidi Jason voltarsi di nuovo verso il gruppo di malintenzionati. «No! Aspetta! Jason!» Urlai, cercando di prendere almeno un lembo della maglietta dell'uomo, ma era troppo tardi: in un secondo mi ritrovai per aria l'unica mia sicurezza il braccio di Nightwing attorno alla mia vita.
Neanche il tempo di urlare per la mia vita e mi ritrovai con i piedi sul tetto dell'edificio a lato del cinema. Mi staccai subito dal vigilante, i primi passi furono un poco instabili ma al terzo stavo correndo al parapetto del tetto. Quello che vidi, guardando nel vicolo, mi lasciò a bocca aperta: Jason stava tenendo testa alla banda come se stesse facendo una passeggiata nel parco.
Ogni schivata, ogni pugno, ogni calcio erano movimenti che gli venivano naturali e anche quando impugnava una pistola si poteva vedere lontano un miglio come il gesto non fosse sconosciuto al suo corpo.
Finalmente il mio cervello mise insieme tutti i pezzi del puzzle che era Jason e compresi la risposta più ovvia, soprattutto poiché c'era un unico vigilante a Gotham che indossava una giacca di pelle: Jason era Cappuccio Rosso.
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12 Hours Of Unkown || A Jason Todd's Fan Fiction #wattys2019
FanficLa vita di Laila Black non è mai andata come voleva, neanche nel momento peggiore. Quando sembra che la sua vita sia arrivata alla fine, incontra Jason Todd. Lui le chiede una semplice cosa: 12 ore della sua vita. ...