Guerre e litigi

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Riccardo's pov

Ormai si era fatta ora di chiusura e Jo stava ripulendo il bancone mentre gli ultimi clienti cominciavano ad andarsene. Da quando se ne era andata Andrea, non mi ero mosso neanche di un millimetro. La mia mano continuava a girare con la cannuccia il bicchiere con il mio solito caffè americano e il mio sguardo ormai era ipnotizzato dal piccolo vortice che si formava nel mezzo.

Di solito, quando litigavo con Clary, parlare con Andrea mi aiutava a distrarmi per questo non le raccontavo mai i dettagli di quelle conversazioni. Questa volta però mi sentivo proprio male. Parlare con Andrea non era servito praticamente a niente e, dopo che se ne era andata, neanche un miracolo avrebbe potuto tirarmi su di morale.

-Stai aspettando di essere risucchiato nel bicchiere o cosa?

Era Jo. Lì per lì rimasi un pochino sorpreso e mi chiesi perché quella domanda, poi guardai l'ora sul mio orologio da polso e capii che ero rimasto lì per un bel po' di tempo.

-Oh scusami Jo. Non mi ero accorto dell'ora. Ora me ne vado- risposi quasi come un robot.

A quel punto smisi di girare la mia bevanda, ma non riuscivo ancora ad alzarmi. Jo mi guardava con uno sguardo tra l'interrogativo e il perplesso. Credo che nessuno mi avesse mai visto in quello stato, neanche Andrea.

-Giornata pesante?- mi chiese infine il barista.

-Molto- risposi.

A quel punto allora si sedette di fronte a me. I suoi capelli biondi e i suoi occhi chiari risaltavano splendidamente sulla camicia nera che a quanto pare era la sua uniforme. Aveva uno straccio appoggiato su una spalla, segno evidente che stava passando tra i tavoli per ripulirli. Mi stava guardando come se fosse un fratello maggiore che voleva prendersi cura del fratellino. Più o meno, considerando da quanto tempo io e Andrea lo conoscevamo, potevamo effettivamente considerarlo come un familiare.

-Ti va di parlarmene?-

-Ho litigato con la mia ragazza- dissi infine.

-Da come me lo stai dicendo sembra che abbiate fatto più la guerra- provò a scherzare.

Io accennai ad un sorriso.

-Beh effettivamente la potremmo considerare una cosa del genere.

-Wow! Lo sai che la mia era una battuta vero?!

-La considererei un'analogia azzeccatissima invece... L'ho trattata veramente male, sono un mostro.

Detto questo cominciai a raccontargli tutta la conversazione che avevo avuto con Clary comprese le orribili cose che le avevo sputato addosso. Lui mi ascoltò in silenzio. Era veramente bravo ad ascoltare e con persone del genere mi sentivo bene perché riuscivo a parlare di ogni cosa. Finii di raccontare tutta la conversazione avuta con la mia ragazza.

-Perché ancora non l'hai chiamata per chiederle scusa?

Io rimasi di sasso. Ma perché sono così stupido. Aveva troppa ragione.

-Io... Io... non lo so.

-Le vuoi bene?

-Certamente.

-Eh allora l'unica cosa che puoi fare è dirle come ti senti. Di sicuro anche lei in questo momento starà malissimo perché crede di essere stata una persona orribile per averti fatto sentire così. Probabilmente anche lei nel suo piccolo sta cercando di fare qualcosa per te e magari solamente qualche volta non ci riesce. Purtroppo io non so molto della vostra vita sentimentale e quindi non saprei cosa dirti o quali consigli darti però ti posso dire una cosa che vale in tutte le coppie: parlare e ascoltare sono due parole fondamentali che fanno andare avanti qualsiasi rapporto. Quando mancano questi due fattori è inutile continuare a vedersi con una persona. Se vi volete bene la cosa che dovete fare in questo momento è scusarvi a vicenda, perché sia te che lei avete le vostre colpe e le vostre ragioni, e ricominciare da lì. Parlare del perché siete arrivati a litigare e soprattutto ascoltarvi a vicenda senza interrompervi. Dopo potete decidere se continuare o se finirla lì. Dovete solo capire se effettivamente vi amate e se per l'uno per l'altra siete quello che vi fa sentire felici e stare bene.

Ancora una volta non potei contraddirlo. D'altronde diceva la verità. Dovevo prendere le mie cose e precipitarmi subito da lei per parlarle senza tirare fuori qualsiasi altra scusa insensata.

-Grazie Jo... non so come faremo io e Andrea senza di te.

-Beh per i miei due clienti preferiti questo e altro.

Ci fu poi un momento di silenzio imbarazzante dove i nostri sguardi si incrociarono e finimmo per scoppiare in una risata comune.

Ad un certo punto la porta del bar si aprì ed entrò un uomo. Bello e con un fisico ben piazzato. Si stava guardando attorno come spaesato ma in realtà stava cercando una persona. Appena la vide gli si illuminò il viso e salutò Jo. Anche lui ricambiò il saluto e, scusandosi con me, si alzò e si diresse verso di lui. Poteva sembrare un cliente qualsiasi, d'altronde il bar "Da Jo" era abbastanza famoso nella zona e c'era sempre un via vai di persone di qualsiasi età. Soltanto che quando i loro visi si avvicinarono e le loro labbra si toccarono in quello che era un evidente bacio capii che non era cliente vero e proprio.

In quel momento rimasi stupito, ma comunque sapevo che Jo non ci doveva dire proprio tutto della sua vita privata come noi non dovevamo dire niente a lui e mi calmai un poco. Solamente mi rimase una specie di nodo alla gola, credo probabilmente perché avevo buttato giù l'intero bicchiere di caffè americano dato che comunque dovevo andare via.

Quando si staccarono, presi velocemente la mia roba, salutai Jo e lo ringraziai per i consigli e mi precipitai fuori da bar. Ero agitatissimo, forse perché dovevo parlare assolutamente con Clary. Scacciai dalla mente la scena appena vista, anche se comunque il giorno dopo ne avrei parlato sicuramente con Andrea, presi il telefono e mandai un messaggio alla mia ragazza, o almeno ancora ci speravo.

"Vediamoci stasera nel parchetto dietro casa mia. Ti devo parlare assolutamente"

Appena inviato mi sarei aspettato un bel "Vai a quel paese" da parte sua con annesso blocco in modo da non dover più parlare con un mostro quale ero. Fortunatamente mi rispose con un semplice "Ok.".

Passai la cena insieme ai miei genitori parlando del più e del meno. Dopo loro andarono direttamente a letto perché erano stanchi e io gli dissi che uscivo per una passeggiata. Ovviamente mentii perché non volevo far preoccupare i miei. Acconsentirono e mi avviai verso il luogo dell'appuntamento.





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