Appena arrivata a casa, butto la cartella in un angolo e cerco qualcosa in frigo da mettere sotto i denti. Dovrei smetterla di mangiare così tanto, ma certe volte le persone mi fanno venire veramente il nervoso. Tutti sempre dietro a parlare, a dire, a commentare, a esternare i loro pensieri, come se interessassero a qualcuno. Perché nessuno capisce che voglio solo calma, pace, serenità?
La pasta riscaldata fa veramente schifo, ma dato che non c'è altro e non so cucinare, tanto vale accontentarmi. Dopo aver consumato il mio pasto fissando il vuoto e pensando a quanto potrà diventare schifosa la vita dopo questo trasferimento, vado in camera mia.
Guardo un po' la televisione, sfoglio qualche libro senza capire veramente cosa ci sia scritto e poi, improvvisamente, capisco cosa mi serve per tirarmi un po' su il morale. Subito, scatto in piedi, mi levo il felpone nero e prendo il telefono, accendendo una bella playlist di musica sfrenata.
Non appena le prime note giungono alle mie orecchie, mi lancio in un ballo sfrenato. Non seguo una coreografia, metto insieme un po' di passi che ho imparato nel tempo, e mi diverto molto più così. Mia madre mi ha mandato alla prima lezione di danza classica quando avevo solo cinque anni. Mi divertivo, certo, ma la mia vera passione è sempre stato l'hip hop. Mi ricordo ancora quando, alla veneranda età di nove anni, stavo tornando a casa da scuola, quando vidi tre ragazzi tra i quindici e i vent'anni che ballavano. Mi chiesi cosa fosse quel ballo strano, senza tutù, senza stare sulle punte, con quella musica così diversa da quella che ballavo io. Abbandonai la cartella sul marciapiede, corsi in mezzo alla piazza e mi misi a ballare anche io, cercando di imitarli. Suscitai le risate, seppur bonarie, di quasi tutti i passanti, ma non ci badai: avevo scoperto quello che avrei voluto fare per tutta la vita.
Una volta finita la canzone, uno dei ballerini ringraziò il pubblico e -lo ricordo perfettamente- aggiunse: "E grazie anche alla nostra piccola amica. Come ti chiami?" disse, avvicinandosi a me "Tiffany" risposi forte "Bene Tiffany, vuoi ballare anche la prossima canzone?" rispose lui. io annuii decisa, e ballai non solo la canzone seguente, ma anche quella dopo e quella dopo ancora. Si stava facendo buio, quando sentii le urla di Liz, la mia vicina di casa, che correva verso di me, intimandomi di tornare a casa. Liz era stata incaricata da mia mamma di controllare che tornassi a casa tutti i pomeriggi e quel giorno, non avendomi visto tornare, aveva passato due ore in giro per la cittadina cercandomi. Fortunatamente, quella sera tornai a casa sana e salva. Salutai i miei nuovi amici battendogli il cinque -non davo mica i bacetti, ero una bambina dura, io- mentre loro rassicuravano Liz che avevo solo fatto la scoperta di una cosa misteriosa che chiamavano "hip hop", facendola ridere a crepapelle.
La settimana seguente, iniziai a frequentare anche un corso di hip hop.
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Ti amo, stronza
RomanceTiffany, una ragazza introversa che deve iniziare una scuola nuova dopo il trasferimento per il lavoro del padre, fatica a fare amicizia e vuole maledire la sua famiglia per essersi trasferita. Per un momento prende in considerazione di tornare a Sa...