Capitolo 8

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Per le due ore successive non ho quasi tempo per respirare. La signorina Reilly ci fa fare esercizi su esercizi. Continua a fissarmi, vedo che mi studia con attenzione, so che vuole capire se riuscirò a fare qualcosa di buono. E, per una volta, voglio davvero che qualcuno sia soddisfatto di me. Per questo, metto più impegno che mai in ogni singolo movimento.

Quando la lezione finisce sono sfinita. Mi avvio di fretta verso la porta, ma l'insegnante mi chiama e mi fa segno di avvicinarmi. Prendo un bel respiro, mentre penso a quanto mi sono impegnata e a quanto potrei rovinare tutto in due frasi dettate dalla mia linguaccia.

Appena gli altri ragazzi escono dalla stanza, il viso della signorina Reilly si apre in un grandissimo sorriso: <Dove hai imparato a ballare così bene? Chi era il tuo insegnante? Sei così giovane eppure così brava> dice con aria quasi sognante. Io sto in silenzio: mi ha colto alla sprovvista, non pensavo fosse così entusiasta di me. Sì, insomma anche l'anno scorso mi facevano qualche complimento, però questa è davvero entusiasta di quello che ho fatto. Poi però mi accorgo di non averle neanche risposto.

<Ehm... Sì, cioè... Grazie> e accenno un sorriso timido. Ma che cazzo sto facendo? Okay Tiffany, calma. Mi rifaccio seria: <Fino all'anno scorso mi insegnava Edmund Jackson, non so se lo conosce...>
<SCHERZI?> urla lei di rimando <Era un mio grandissimo amico, abbiamo studiato insieme per un sacco di tempo, finché, beh, io ho dovuto trasferirmi qui e col tempo abbiamo perso i contatti>.
<Mi dispiace> rispondo, neanche lontanamente interessata a quel che dice. Cioè, sì Jackson mi ha insegnato bene, però non è che fosse proprio così simpatico...

E per i dieci minuti seguenti mi sorbisco una lunghissima lista di quello che hanno fatto insieme: Edmund di qui, Edmund di la, ma non finisce mai di parlare questa? Finalmente, però, la Reilly guarda l'orologio sulla parete di fronte e spalanca gli occhi, ricordandosi improvvisamente della mia esistenza, sommersa com'era da tutti quei ricordi smielati: <Com'è tardi! Mi sa che hai cose più importanti da fare che stare qui a parlare come me. E non ti ho lasciato neanche parlare coi tuoi compagni. Mi spiace, saranno andati tutti via>.
<Nessuna problema> rispondo, cercando di essere gentile. Faccio per girarmi ma lei parla ancora: <Che sbadata che sono! Stavo dimenticando di dirti che comunque il tuo livello è più alto degli altri ragazzi di questo corso. Se vuoi, facendo qualche lezione in più, posso prepararti al corso successivo. Ma se preferisci rimanere con noi... scegli tu, anche non subito, insomma puoi ragionarci su...>
<Va bene, ci penserò> dico senza lasciarle il tempo di continuare e fiondandomi giù per le scale.

Non ce la facevo più. La cosa positiva è che lo spogliatoio è deserto. E poi sono ancora in brodo di giuggiole per i complimenti che mi ha appena fatto. Con il sorriso sulle labbra esco di fretta dall'edificio e mi avvio verso la stazione della metro, ma dopo un paio di passi, sento una voce alle mie spalle: <Volevo farti i miei complimenti. Balli benissimo>.

Qui è Ade che si augura che vi piaccia il capitolo. Ade vuole dirvi che dovete commentare e stellinare, perché dovete fare un po' di carità. ahah, Ade sta scherzando. Ci vediamo al prosimo capitolo <3<3<3

Ade *si rende che è da idioti parlare di se stessi in terza persona e che non fa ridere* *non ha voglia di cambiarlo* *si autoconvince che forse può divertire qualcuno, piuttosto di riscriverlo*

Ti amo, stronzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora