Capitolo 42

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«Quando hai iniziato a cantare e suonare la chitarra?» chiedo.
«Quando ero piccolo mia madre mi iscrisse a delle lezioni di chitarra, e da lì ho imparato a suonare, e poi canticchiavo qualcosa sotto la doccia, ma non l'ho fatto mai in pubblico» Risponde Max.
«Perchè?»
«Non lo so, forse mi vergognavo, o forse no, non ne ho idea, ma tu mi hai dato l'ispirazione di tornare a suonare e a cantare» sorride.
«Hai mai provato a scrivere qualche canzone?»
«Sì, ma senza alcun risultato»
«Tentare non costa nulla»
«Ci penserò» sorride passandosi una mano tra i capelli, ed io non faccio altro che guardare quel suo bellissimo sorriso.

"Ogni persona vale il tempo che ci dedica, e lui, la maggior parte delle volte pensa a come sorprendermi ogni giorno che passa, lui mi ama per come sono, con tutti i pregi e i difetti che ho ed io lo amo con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti."

«Oh, ma come siete carini» Sento la sua voce stridula.
«Che ci fai qui?» chiede Max.
«Sono venuta per passare una bella serata, ma purtroppo si è rovinata da quando i miei occhi hanno visto un essere viscido e miserabile» Sputa.
«Ti stai riferendo a me?» mi alzo di scatto.
«Se ti senti chiamata in causa allora sì, ma che ti sei messa addosso sei orrenda. Ma come fai a stare con questa tesoro mio, oh mio Dio!» sghignazza.

Adesso basta, non posso tollerare tutto questo. Le afferro il braccio stringendolo forte. «Ti conviene tacere e di andare via da qui, se no finisce male»
«Oh che paura, mi fai ridere, sei ridicola» Inizia a ridere la vipera e mi arrabbio ancora di più, ma quando sto per fargliela pagare, Max mi afferra attirandomi a sé.«Non ne vale la pena»
«Brava, ascolta Max, perché se no davvero finisce male» Risponde.
«Cazzo, la vuoi finire di fare la bambina?» Urla Max.
«No, non la smetterò finché non sarai di nuovo mio»
«Lo vuoi capire che io non ti voglio»
«Preferisci stare con una persona che ha cattivo gusto nel vestirsi, invece di stare con me che sono perfetta?»
«Sì, preferisco stare con lei invece di stare con una che si sbatte tutta la scuola, e poi Ely anche se avesse un sacco addosso sarebbe sempre bella. A differenza tua lei è semplice, bellissima, onesta e amichevole. Lei c'è sempre per le persone a cui vuole bene e invece tu auguri sempre il male a tutti. Se proprio vuoi saperlo io stavo con te solo perché non avevo nulla da fare e visto che tu sei stata una preda facile, allora me ne sono approfittato, anche se non ne vado fiero, ma almeno adesso al mio fianco ho una persona che amo davvero e se provi solo a torcerle un capello saranno guai» si avvicina arrabbiato a lei ed io rimango a bocca aperta.
«Me la pagherai» mi punta il dito contro Emily, e poi continua a dire:«Me la pagherete entrambi» E va via piangendo.

Usciamo dal locale ed entriamo in macchina, e tra di noi c'è il silenzio totale, quindi decido di sciogliere il ghiaccio.

«Grazie per quello che hai detto» lo guardo leggermente.
«Non devi ringraziarmi, io ti amo e ti difenderò da tutto e da tutti. Mi dispiace solo che tu abbia sentito alcune cose che le ho detto»
«Non dispiacerti, nella rabbia si può dire di tutto»
«Non vorrei che pensassi che quello ho fatto con lei adesso lo stia facendo con te» abbassa lo sguardo rattristato.
«No, non lo penso» abbozzo un sorriso.
«Davvero?» Chiede alzando lo sguardo verso di me.

"Davvero Ely? Davvero non lo pensi"
Oh, maledetta vocina, mi fai fare sempre strani pensieri.
Io non penso che lui mi stia facendo una cosa del genere, non lo farebbe mai.

"E se fosse così?"

No, non è così, basta vai via.

«Ely?» mi passa la mano davanti agli occhi, e scuoto la testa.
«Sì?» chiedo.
«Non mi hai risposto» dice con una voce stridula. È in preda al panico.

«Ah, scusa... Comunque non lo penso, tranquillo» Dico prendendogli la mano.
«Ti amo» e mi bacia la mano.

Gira la chiave mettendo in moto l'auto, ma dopo vari secondi si spegne.
Alza gli occhi al cielo per poi dare un pugno al volante, facendomi sobbalzare dal sedile. Volta lo sguardo verso di me e si rende conto del mio spavento.
Mi afferra la mano e mi guarda.
«Scusa, non volevo spaventarti»
«T-tranquillo» balbetto. «Forse è meglio se torniamo a casa» allungo la mano verso la portiera, ma lui mi ferma e lo guardo. «Che c'è?»
«Volevo solo dirti che...»
«Cosa?»
«Sei bellissima» abbozzo un sorriso e scendo dalla macchina.

All'inizio del tragitto nessuno emette un fiato, ci sono solo sguardi tra di noi.

Mi guardo intorno per capire dove siamo.

«Quanto manca ancora per arrivare a casa?»
«Domanda di riserva?» ridacchia.
«Max?»
«Credo che abbiamo sbagliato strada»
«Cosa?» strillo.
«Scusa. È che mi sono distratto»
«Sono distratto» lo imito e lui alza un sopracciglio.
«Piccola non riusciresti mai ad imitarmi. Sono un edizione limitata» fa un sorrisetto che mi fa alzare gli occhi al cielo. «E poi sei stata tu a distrarmi»
«Che c'entro io, non ho fatto niente»
«Invece si. La tua bellezza mi ha distratto e non ho fatto caso alla strada»
Arrossisco leggermente. «Smettila di fare il cretino e vediamo dove stiamo andando piuttosto» afferra il telefono per vedere la posizione e sbuffa.
Mi avvicino a lui per vedere e noto che dovevamo andare nella parte opposta e adesso siamo molto più distanti del solito.

Vado avanti e indietro fino a quando Max mi afferra il braccio per fermarmi e mi dice di calmarmi perché facendo così non risolvo nulla.

Mi spiega che più avanti dovrebbe esserci un motel, quindi potremmo passare la notte lì. Anche se la cosa non mi tranquillizza a fatto visto che i miei non sanno niente di tutto ciò. Diamine!

Dopo una mezz'oretta arriviamo in questo motel.
Mi guardo intorno e vedo che le pareti di questa stanza sono rivestite di rosso, le tende sono bianche e il pavimento è di legno che cigola leggermente.

Mi siedo sul letto e vedo che Max si toglie la maglietta e mi giro subito da un'altra parte.

«Hai vergogna?»
«C-cosa? No» balbetto nervosamente.
Si piazza davanti a me e mi alza il mento. «Non direi visto che hai il viso rosso come il pomodoro» ridacchia e lo spingo.
Mi afferra per le braccia e mi fa distendere sul letto. Mi guarda negli occhi con uno scintillio malizioso.
«Mi fai impazzire»
«Max...» ma mi zittisce dandomi un bacio sul collo.

Sollevo leggermente il viso e prendo possesso della sua bocca con un rapido bacio.
Lui lascia andare i miei polsi per far scivolare le sue mani sui miei fianchi, facendomi rabbrividire.
Gemo dolcemente nel sentire la sua lingua scivolare contro la mia.

D'un tratto si stacca dalla mia bocca e le sue dita tracciano la linea del mio collo, giocando con i miei capelli, accarezzando la mia pelle, per poi finire con dei baci accentuati.

Mi stacco, ansimante e lui mi osserva sorridente. Le mie mani vanno a finire sui bottoni della sua camicia, così da sbottonarla, e toglierla.
Alzo lo sguardo verso il suo, così da immergermi nei suoi occhi. Con un rapido movimento si toglie la cintura che fa un colpo secco sul pavimento e, velocemente, si toglie anche i pantaloni.

Si avvicina, facendo sfiorare le labbra e poi le morde, e, a quel contatto rabbrividisco e gemo sempre di più.

Mi sfilo la maglia e dopo un po', le sue dita si infilano nelle bretelle del reggiseno e le tira giù, togliendolo definitivamente, per poi passare alla parte inferiore.

Chiudo gli occhi e mi mordicchio il labbro inferiore.
Le sue labbra si posano di nuovo sulle mie, ma scivolano subito sulla mia gola e poi sul mio petto per poi raggiungere il mio ventre che mordicchia, facendomi gemere sempre di più.

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