Proemio

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L'ACHILLEIDE

Fabulo, o Musa, là, 'v'il volto 10

del lucaneo, dell'iliaco canto 10

indi 'ntorno s'incatena folto 10

l'atrio d'Ida di stretto Ellesponto, 10

- 've presso a Tenedo 'l plagio stolto 10

nell'acque fluviali spirò 'l vento, - 10

irono assai fugaci di bramosia. 11

Ver' il passato tende e così sia, 11

il mio cantar corre nell'etere 10

e parla dell'Oltre, dopo l'armi

a cui l'eroe dovette cedere:

una di strali, l'altra di carmi.

L'alessandrie sponde a cui chiedere

Vi sprono, per capirMi e levarMi.

Parlo degli Alessandri la cui corsia, 11

l'una di febo arco munta e unta, 10

d'Ilio 'l principe allo scagliar scarno, 10

l'altra di mimo calco bisunta 10

ch'ei ossequiò sol per sé, quasi indarno,

volse in Achille un bacio di gelosia. 11

Nelle membra intrise di magenta, 10

ver' irti inganni e divini viaggi, 10

soffio il nerbo tuo ch'Arte rammenta, 10

o somma pica d'alti saggi, 10

i destini infausti sul Simoenta

pria d'Ulisse e d'Enea iliaci alaggi, 10

d'una bionda arme pria della sua morte. 11

Ché d'ultimi aliti intona la sorte 11

quel ricordo che schiara e percorre 10

dalle rosee porte, ultimo spiro, 10

a d'Achille 'l passo ch'ancor corre. 10

Voglio io evidenziar li tratti, il tiro 10

che l'eroe in vita scelse di porre 10

fuor dall'ira d'omerico giro. 10

M'appella 'l tuo ricordo all'Amor forte 11

ch'oltre al noto, dal piè al suo tallone, 10

dall'ira all'ire incontro alla gloria, 10

all'aureo eroe instillò, di ione in ione, 10

nella sfumatura della Storia 10

di cui niuno ardì la via, o la corte. 11

Sagittabonda opera d'autore 10

certo l'intento un scoprì palese 10

lo voler cui m'appello in queste ore. 10

In tal modo, però, 'l bell'arnese 10

che punge di timido colore, 10

n'ha di dedica le mani estese, 10

sì ch'iniziò sanza giusto indirizzo. 11

Così vogli'io 'l cuor in burrasca ch'aizzo 11

a un mondo ignaro di quanto dolga,

elevare alla ragion per cui qui,

a scriver d'amor, mi trovo. Volga,

sorpreso, ogni uomo l'attenzione lì,

ov'io tremolo affinché si colga

quant'amai colei che mi disse "sì".

La Lei, o Dea, ch'amai e ch'ancor non realizzo 11

essermi sfuggita dalla presa,

sarà cagion per cui imo m'inoltro

nei lidi irti della teucra resa.

O Amore, quando a remarci contro

ne' suoi passi 'l Fato iniziò 'l suo guizzo? 11

O Musa, piango ancora 'l primo amore,

ma necessito de' tuoi sospiri

cosicché chiara m'appaia l'ombra

d'un'era lontana; di tempi e iri

ch'estranei 'l mio tempo fa e m'adombra.

Ricordi ora dunque di quei giri

ch'umanee etate nella penombra

gettarono e volsero erme al passato?

Lo voler sì tirannico del Fato 11

che sol Te, alto gaudio delle gesta, 10

ravvivi di luci e canoscenze, 10

m'imprimi acuta e nobile e lesta! 10

Le virtù, gli orrori e le demenze 10

ch'un tal Voler ai dì imprime e attesta,

li intinge ancor ai miei dì, a Firenze.

La storia inizia d'un esile fiato 11

lo cui lasso et feroce tragitto, 10

sordo da squassi e caos di chiassi, 10

si volse qua e là co' petto ritto 10

ver' rosse ore e rossore di sassi, 10

ch'anch'il tempo parve tremar d'un boato. 11


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