Canto II "La pazzia di Troilo"

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1.

Soggiace quel mio poetar al ricordo, 11

Ch'ì, s'un t'invoco, so' sbocciar cieco, 10

Se fatto non fui per l'alta arte e sordo, 11

Mi volgo alla padrona che bieco, 10

(sì ch'anch'io m'inumidi d'esta voce 11


T'invoco intra li miei versi feroce), 11

Lasso è 'l mondo e di vivere tordo, 10

Sanza la Sua apposita e lodata eco: 11

D'elle che fra gli ululii del fiordo 10

volgonsi ai precipizi co' far meco. 11


Gioia gaia e diafana dell'epica, 11

Figlia degli dei 'l padre tuonante, 10

Bocciolo fugace e saggia raffica 11

Ti cinge i capelli d'oro amante, 10

Tu ch'al Ghibellin sussurrasti miele 11


Fai sì ch'esto coraggio un sia fiele, 11

Che cinga 'l fabular d'alma etica 10

Sì che non erri in me 'l mortale fante 11

Et ardisca 'v'i grandi in poetica, 10

Or dormienti, miser lido echeggiante. 11

2.

Correggi l'autor del fiume et abbella, 11

Smeriglia gli errori degli umani, 10

Ausilia la mia mano giovincella, 11

Sì che gli sforzi un sian stati vani 10

Che sapienza in me sarebbe precoce: 11


io che, spesso, com'il ciel son atroce, 11

ch'in me perfin stelle si rastrella 10

e s'esse son latrar d'antichi cani, 11

co' ognun de' ricordi a lor suggella 10

l'anim mia col ciel di brillii piovani. 11


Io che de' lidi ei marmorei vagheggi, 11

Degli interessi e de' piacer vacui 10

Cui 'l mio Tempo appiana e scorre gli ormeggi, 11

fra i sorrisi falsi ch'al dì evacui, 10

mi strascico nelle ombre del fittizio 11


sull'orlo d'un Sol solo al precipizio; 11

e i pianti, degli schermi le leggi, 10

in bilico fra infesti e eguali e innocui, 11

scartavetrano 'l mondo ei suoi arpeggi, 10

sì i dolor sol interni son cospicui. 11

3.

Cosa mi rimane? Tutto s'assenta. 11

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