Darsi fuoco per divertimento

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Sorrisi un sorriso acido, ma vero. Il primo vero sorriso da molto tempo, ormai; "Cazzo, sì!".

Entrambe ricambiarono il mio sorriso, Giulia tirò fuori l'accendino e accese la canna, tirando un paio di volte e sputando fuori il fumo lentamente, lasciandolo galleggiare nell'aria per qualche secondo, mentre creava forme astratte, per poi dissolversi, come se non fosse mai esistito. Poi la passò ad Ana, che fece lo stesso, tossendo leggermente dopo i primi tiri. Me la porse gentilmente e io non esitai nemmeno un secondo prima di prenderla, tenendola stretta ma non troppo tra le dita, come quando si cattura una lucertola e la si stringe nel palmo per non farla scappare, ma non così forte da farle male.

Esitai un secondo, con le dita che mi tremavano leggermente, ma non avevo paura, no, era tutt'altro che paura. Ero eccitata e quasi impaziente, mentre fremevo all'idea di star finalmente per fare qualcosa che avevo voluto fare da tempo, e il fatto che fosse proibita, illegale, rendeva tutto semplicemente più emozionante.

Mi appoggiai il filtro sulle labbra, aspirando leggermente, poi allontanai la canna dalla bocca, continuando ad aspirare per un secondo, per far arrivare la nuvoletta tossica fino ai polmoni e quando lo fece lo sentii chiaramente. Cominciai a tossire violentemente, la gola e i polmoni mi bruciavano leggermente, ma non era una sensazione così terribile, e dopo pochi secondi smisi mi ero già ricomposta completamente. Mi girai verso le mie amiche che stavano ridacchiando leggermente alla mia innocenza e nel momento in cui i nostri sguardi si incrociarono scoppiammo tutte a ridere come se non ci fosse un domani.

Le nostre risate si portarono avanti per un paio di minuti e quando ci eravamo riprese mi riportai la canna alle labbra senza pensarci, tirando un po' più a lungo di prima e lasciando anche stavolta che il fumo scendesse per poi lasciarlo uscire in mezzo alle mie labbra socchiuse. Bruciava ancora, soprattutto quando il fumo passava nella gola, ma questa volta riuscii a non tossire, così presi un altro tiro e poi un altro finchè non era davvero troppo e ricominciai a tossire quella maledetta tosse secca, i miei polmoni e la mia gola che si lamentavano della maleducata intrusione.

"Forse avrei dovuto cominciare con le sigarette" dissi

Ana e Giulia annuirono, ridendo. Poi Giulia tirò fuori il suo pacchetto e ci porse una sigaretta a testa "Allenatevi, tutte e due" disse scherzosamente, ma la sua offerta era seria, così sia io che Ana prendemmo la nostra sigaretta e la ringraziammo. A volte mi chiedevo come facesse Giulia ad essere così spensieratamente generosa. Ogni singola volta che la incontravo era sempre pronta ad offrirmi qualcosa, che fosse anche solo un chewing-gum, una sigaretta o qualocsa da bere, lei era comunque sempre pronta a offrirmelo, senza smentirsi nemmeno una singola volta. Certo, ovviamente una sigaretta in meno non le avrebbe cambiato la vita, ma di questi tempi era così dannatamente difficile trovare qualcuno che fosse genuinamente gentile, senza volere nulla in cambio, che si privasse di qualcosa di suo, per quanto piccolo, per quanto insignificante, per darlo a te, solo per il semplice significato del gesto in sè, senza pretendere un qualsiasi tipo di ripagamento. Erano queste piccole cose che mi facevano quasi avere speranza nell'umanità.

Quasi.

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Erano circa le 6 ormai e io e Ana ci stavamo dirigendo verso casa mia dopo aver salutato Giulia. Stavamo parlando di tutto e di niente, di cose stupide e insensate che sembrano importanti agli occhi di due adolescenti altrettanto stupide e insensate; ma andava bene così, anzi più che bene. Era bello far finta di essere spensierate ogni tanto, era bello far finta di non avere problemi ed essere semplici ragazze che vivevano la vita e non avevano molto più che le amiche e i ragazzi per la testa. Sapevamo entrambe di non essere così, di avere molto di più dentro di noi, ma mentire a noi stesse era più facile, era il metodo di sopravvivenza tipico degli essere umani e ormai la gente lo faceva così spesso che a volte quasi si dimenticava che tutto fosse solo una patetica bugia. Perché mentire è peccato, ma non c'è peccato più dolce. Beh, forse l'omicidio... no, no, questo non era il momento di lasciarsi affogare nell'oceano di odio che provavo verso il mondo.

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Un'ora dopo stavo accompagnando Ana alla fermata dell'autobus sotto casa mia perché, come al solito, lei aveva insistito che andassi con lei, e dopo una breve discussione avevo semplicemente sospirato, arrendendomi e accettando, devo ammettere, felicemente. Perché dopotutto anche se mi aveva appena costretta a mettermi le scarpe e uscire di casa solo per poi dovermi rifare la salita dalla fermata fino al mio palazzo, volevo bene a questa ragazza e passare anche solo pochi minuti in più con lei mi faceva piacere anche se a lei non l'avrei mai ammesso, perché semplicemente non ero quel tipo di persona.

Avevamo appena fatto un paio di metri in discesa, entrambe sigaretta alla mano (ci eravamo tenute quelle che di aveva dato Giulia per dopo perché sinceramente, pensavo che se l'avessi fumata subito sarei potuta morire sul colpo) quando Ana attirò la mia attenzione chiamandomi per nome. Mi girai verso di lei, dovendo alzare la testa per guardarla in faccia, i suoi capelli biondo platino che svolazzavano leggermente nel vento, ma non fu quello che notai subito, bensì la sua espressione, i suoi occhi azzurri erano socchiusi e stava fissando qualcosa in lontananza, cercando di metterlo a fuoco. Mi girai nella direzione in cui stava guardando e mimai la sua espressione, ma fallendo nel suo fine perché come al solito, avevo stupidamente deciso di uscire di casa senza occhiali. Riuscivo solo a vedere una figura che camminava verso di noi, ma a me appariva sfocata, sebbene familiare.

"Emme..." Ana disse di nuovo, interrompendosi. Mi girai di nuovo verso di lei solo per vedere i suoi occhi spalancati che ancora fissavano la figura, e il panico scritto e sottolineato in tutti i suoi lineamenti. "Q-quella non è tua madre?!"

E in quel momento realizzai cosa stava succedendo. Il panico mi investì come un treno in corsa. Ero morta.

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A/N

Okay, sarò veloce stavolta perché sembra che io mi perda sempre e non arrivi mai al punto in queste maledettissime note:

1. Il titolo è tradotto dalla canzone Youth dei Daughter di cui ho anche messo il video quindi se la voleste ascoltare, è lì.

2. Sarei molto molto molto felice se lasciaste un commento (la critiche sono accettate a braccia aperte) e metteste mi piace :)

Comunque, tutto qui per oggi.

Non dimenticatevi di essere felici.

Ora potete andare. xx

тоскаDove le storie prendono vita. Scoprilo ora