A/n non ricordo se l'avevo gia detto prima ma le frasi in corsivo sono pensieri
In ogni caso enjoy!!Arrivai a scuola prima di quanto desiderassi, ma mi costrinsi ad entrare in ogni caso, nonostante fosse decisamente inusuale per me arrivare in orario.
Presi un respiro profondo, chiusi gli occhi per un secondo soltanto, convincendomi che potevo farcela, che potevo sopravvivere ad un altro giorno in quella prigione di sogni infranti e oppressione, quando in realtà sapevo fin troppo bene che avrei voluto solo scappare, correre il più lontano possibile da quel maledetto posto, o anche solo rimanere sospesa in quell'istante per sempre, con la musica nelle orecchie ad un volume decisamente sconsigliato e gli occhi chiusi, fingendo che nulla esistesse, che io non esistessi, ma purtroppo niente era così semplice.
Mi tirai il cappuccio ancora più avanti, nascondendomi il volto e abbassai la testa, anche se in realtà non pensavo sarebbe potuta arrivare più in basso di quanto già era, e trovai la forza di portare un piede avanti e cominciai a scendere i gradini davanti al portone di quel campo di concentramento che apparentemente non veniva considerato tale dalla nostra società malata.
Attraversai i corridoi senza distogliere mai lo sguardo dalle mie scarpe, considerando quanto fossero dannatamente enormi le mie gambe. Arrivai davanti a quella porta in legno dipinta di bianco che non si choudeva bene che conoscevo fin troppo bene per i miei gusti, e mi tolsi il cappuccio prima di varcare la soglia. Ci siamo.
Mi plastificai un sorriso in faccia mentre esclamavo un "Buongiorno!" che non poteva essere più falso, perché non ero il tipo di persona che esclamava prima di tutto, almeno non più, mentre ero in effetti il tipo di persona che sfoderava mezzi sorrisi stentati e bisbigliava un saluto guardando in basso, e inoltre, non c'era nulla di buono in quel giorno, ma questo era qualcosa a cui mi stavo lentamente e dolorosamente abituando.
Un paio di teste si girarono a guardarmi, per poi voltarsi nuovamente verso altra gente, ignorandomi come se gli fosse sembrato di sentire un rumore, ma si fossero accorti di esserselo immaginato. Sospirai e mi diressi verso il mio banco, in fondo alla classe e specificatamente nell'angolo, con una sedia vuota accanto. Oh beh.
Le mie compagne di banco mi salutarono con il solito, sbrigativo "ciao" che io ricambiai con un cenno prima di tornare alla loro conversazione e io mi sedetti al mio posto, togliendomi la giacca e lasciando le cuffiette dove dovevano rimanere.
Mi portai le ginocchia contro il petto e ci appoggiai sopra le mie braccia incrociate.
Oddio vorrei solo andarmene.Mi morsi un braccio quando mi accorsi che i miei occhi stavano cominciando a riempirsi di lacrime, e cominciai a sbattere le palpebre furiosamente cercando di disfarmi di quelle maledette, luccicanti, insegne al neon della mia tristezza. Nessuno doveva vederle.
Il fatto è che ero stanca. Ero esausta di tutto. Non c'era letteralmente una singola cosa che andasse bene nella mia vita. A casa era l'inferno più totale, a scuola nessuno mi parlava e i miei voti facevano schifo, i pochi amici che avevo non li vedevo mai e in ogni caso avevo la costante sensazione che non mi sopportassero, che per loro fossi solo un ripiego o un'opera di carità. Potevo già immaginare l'articolo sul giornale "Adolescenti sopportano sfigata perché non ha amici". Che eroi.
Non riuscivo a decidere cosa volessi di più: smettere di essere invisibile o esserlo concretamente. Ero stanca di essere ignorata e calpestata e sottomessa e trattata in questo modo, ma allo stesso tempo volevo solo scomparire, volevo solo dissolvermi nel nulla, perché dopotutto anch'io mi calpestavo, mi sottomettevo e mi maltrattavo, voglio dire, era quello che meritavo, no? Però non potevo spingermi ad accettare tutto il dolore che portava, perché mi sentivo soffocare ogni giorno di più, ogni giorno affondavo un po' più in basso e non sapevo quanto ancora sarei riuscita a sopportare.
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Mi trascinai fino a casa quel pomeriggio con un mal di testa, gli occhi che bruciavano, un nodo in gola e un senso di nausea in fondo allo stomaco.
Sbattei la porta dietro di me e semplicemente lasciai cadere tutte le mie cose sul pavimento e mi diressi direttamente in bagno, mi infilai due dita in gola senza un ripensamento, quasi fosse un atto del tutto naturale, e svuotai i contenuti del mio stomaco con l'unico risultato di avere la gola in fiamme; non avevo mangiato nulla dopo la breve colazione di quella mattina, ma sentivo il bisogno di farlo in ogni caso.
Mi chiusi in camera mia per il resto del pomeriggio, ascoltando musica col volume al massimo, con la luce spenta e le persiane chiuse, bloccando fuori il mondo e piansi finché non mi sentii vuota quanto la mia vita.
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A/n
Che cosa diamine mi abbia spinta a scrivere un capitolo all'una di notte tra Natale e il 26 dicembre dopo che mi ero finalmente e definitivamente convinta ad abbandonare questa storia per sempre io non lo so.
Forse perché le cose a metà mi infastidiscono o forse perché le cose vanno sempre meglio ma allo stesso tempo sempre male e mi ritrovo a non riuscire a dormire la notte dopo natale? Mah.
Mi sono appena accorta che ho scritto il primo capitolo di Tocka a 14 anni. Ora ne ho 16 e sono al capitolo 9.
Capitemi, non mi viene più naturale scriverla, perché sto solo riesumando tristezze di 2 anni fa e sto cercando di costruire una trama con un senso anche se i ricordi sono disordinati.
Forse dovrei cominciare una nuova storia e basta.
Magari con una trama prestabilita stavolta. Mi verrebbe più semplice e avrebbe tutto molto più senso.
Non so nemmeno più cosa stavo dicendo.
Anyway
Cliccate quella fottuta stellina e/o lasciate un commento e siamo tutti più felici.
Ah e Buon Natale.
Perdonate la mia acidità ma l'insonnia non aiuta la mia innata simpatia.
Sto divagando.
So long and goodnight!(Plz qualcuno capisca la citazione vi scongiuro)
P.s. questo capitolo fa schifo mi dispiace moltissimo
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тоска
Teen FictionТоска: dal russo, tedioso male dell'anima. "Tutto quello che avevo era un cuore spezzato e un'anima abbattuta." Una storia liberamente tratta dalla mia vita, che scrivo per tirare fuori quello che ho dentro da troppo tempo, nell'attesa che qualcuno...