Avio

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Quel mattino mi fu inspiegabilmente difficile alzarmi dal letto

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Quel mattino mi fu inspiegabilmente difficile alzarmi dal letto. Ero consapevole di aver dormito veramente poco quella notte e, infatti, mi ritrovai con un mal di testa insopportabile e con la schiena a pezzi.
Non si trattava però di un problema poi così grande: avevo passato la maggior parte del tempo a pensare ad un modo per entrare nel tuo piccolo mondo. Volevo sapere con tutto me stesso cosa pensavi e, soprattutto, cosa mi nascondevi; perché, Namjoon, sapevamo fin troppo bene entrambi che c'era qualcosa di cui non mi volevi parlare o, forse, volevi ma non ne trovavi il coraggio o l'occasione. Lo sapevo, lo si leggeva nei tuoi occhi: ero sicuro che ciò che vi scorgevo non si trattasse solo di repulsione nei miei confronti, ma vi era anche qualcos'altro, qualcosa di pesante e contorto che ti opprimeva l'anima.
Forse era proprio quella grigia presenza che ti rendeva così lontano e inaccessibile.

Mi chiedevo cosa stessi facendo tu in quel momento; mentre io cercavo gli occhiali appoggiati da qualche parte sul comodino, troppo stanco per prepararmi e andare in città con i miei disegni.

Mi sedetti e misi a fuoco la stanza. Mi resi conto di come sembrasse trasandata, di come la polvere accarezzasse leggera la superficie dei mobili mentre il sole la colpiva entrando pallido dalla finestra.
In quegli ultimi giorni, dovetti ammettere, non avevo avuto un'ammirevole cura della mia casa e tanto meno di me stesso. L'unica cosa che non mi ero permesso di trascurare erano le mie abitudini e i miei pennelli.

Una volta deciso che mi sarei occupato di quel problema più tardi, mi alzai dal letto e preparai un caffè.

Non pensavo a niente, non volevo pensare a niente. Volevo solo godermi quella pace che era venuta a crearsi nella mia testa in quella pallida mattina di Gennaio. Ma, si sa, la mente degli esseri umani non è stabile: per quanto si cerchi di domarne e di controllarne i pensieri, questi ritornano inesorabili ad inondarla, più confusi di quanto non fossero in precedenza. Siamo malleabili, così come lo sono le nostre menti.

Mi ricordai improvvisamente di averti detto che sarei tornato da te quel giorno. Quasi non mi scottai la lingua con il caffè bollente. Era comunque ancora presto e magari stavi dormendo.

O forse no.

E fu così che, nonostante mi fossi preso una piccola giornata libera da impegni, mi ritrovai sulla strada verso casa tua.
Era strano: per qualche sconosciuto motivo non volevo vederti, o comunque non ero così sicuro di volerlo. Come chiamare quella sensazione che avevo in corpo? Quell'ammucchiarsi di emozioni malinconiche e paurose? Presagio mi sembrava al momento un termine troppo forte da usare; anche se sentivo amaro sulla punta della lingua e non ne sapevo spiegare il motivo.

***

Suonai più volte il campanello fino a quando non sentii dei passi affrettati avvicinarsi e la serratura scattare. Mi ritrovai faccia a faccia con Taehyung, come in un dejavu. Lo salutai educatamente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 06, 2019 ⏰

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