IV › 𝐈'𝐦 𝐢𝐧 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐦𝐲 𝐜𝐚𝐫?!

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Agosto 1975
Rockfield Farm

Erano passati ormai due anni da quella serata che aveva cambiato le vite di Summer e Roger.
Il giorno dopo, il biondo aveva trascorso tutta la giornata, come anche quelle successive, nel negozio di vinili dei Deacon, infastidendo il lavoro della mora gironzolando per il locale toccando qualsiasi cosa come un bambino, oppure avvicinandosi a lei continuamente per rubarle un bacio.
Grazie a Summer aveva scoperto cosa significasse amare qualcuno con tutto il proprio cuore, e tutte le ragazze che continuavano a provarci spudoratamente con lui sembravano improvvisamente invisibili ai suoi occhi.

Adesso la coppia si trovava a Rockfield Farm, nel Galles, insieme al resto dei Queen, dato che avevano deciso di allontanarsi per un po' dalla città per scrivere e registrare il loro quarto album, A Night At The Opera.
La villetta che li ospitava, fatta di mattoni rossi e legno, era immersa nel verde. Per una ragazza come Summer, amante delle lunghe passeggiate al tramonto e della tranquillità, quel luogo era risultato un paradiso terrestre.

Durante la giornata il suo passatempo preferito era stare nello studio di registrazione con i ragazzi, seduta su una poltrona di pelle nera strappata qua e là, ad osservarli, così immersi nella creazione di nuova musica.
Ovviamente, non mancavano mai all'appello i battibecchi, soprattutto tra Roger e Freddie, i più casinisti della band senza ombra di dubbio.
Il migliore era avvenuto qualche giorno prima, durante la registrazione della parte operistica di Bohemian Rhapsody.

«Roger, ho detto che la voglio più alta! Sei sordo per caso? Non costringermi ad entrare là dentro per prenderti a calci in culo» aveva esclamato un Freddie visibilmente esasperato, battendo le dita nervosamente contro la console.
Dall'altra parte del vetro il biondo, con le braccia incrociate sul petto e le sopracciglia aggrottate lo osservava con la morte negli occhi.
«Più alta?! Fred, se alzo ancora un po' solo i cani potranno sentire!» esclamò di rimando Roger, facendo scoppiare a ridere Brian, John e, ovviamente, anche Summer.
A quella vista, i muscoli del viso del batterista si erano rilassati immediatamente, mentre le labbra si curvavano in un sorriso.
Era felice che avesse accettato di seguirlo in quel posto sperduto, lontano dalla sua amata Londra, per dargli un po' di supporto morale; probabilmente se non ci fosse stata lei, sarebbe finito con il mandare tutti a fanculo dopo pochi giorni.

Una mattina Summer si svegliò tra le lenzuola bianche e profumate del letto matrimoniale che condivideva con il proprio ragazzo, allungò una mano per cercarlo, ma stranamente Roger non si trovava al suo fianco.
Corrugando la fronte la mora si mise seduta, non era mai successo prima che lei si svegliasse dopo gli altri, anzi, da quando erano arrivati era sempre stata lei a buttare giù dalle brande i quattro dormiglioni.
Un forte dolore alla testa e allo stomaco la colpirono appena provò ad alzarsi dal letto.

Ottimo, ci mancava solo un malanno.

Dopo essersi messa in piedi si era avvicinata alla scrivania, per afferrare dalla sedia una t-shirt bianca che Roger aveva buttato con nonchalance lì la sera, prima di buttarsi a letto.
Se c'era una cosa che adorava, quella era indossare le magliette del suo ragazzo, per poter sentire sulla propria pelle il suo dolce profumo.
Infilandosela notò dei fogli scarabocchiati appoggiati sul legno dello scrittoio e, senza esitare, lì afferrò per darci un'occhiata.

«ROGER MEDDOWS TAYLOR» si sentì tuonare dal piano superiore all'improvviso.
I quattro ragazzi seduti al tavolo della cucina intenti a fare colazione, si scambiarono degli sguardi confusi.
«Cosa hai combinato?» domando John voltandosi verso il biondo serrando la mascella, già pronto a difendere la sua sorellina.
Roger non ebbe il tempo di aprire bocca che dalla porta fece capolino nella stanza un'esemplare di Summer con le guance rosse dalla rabbia, con addosso solamente una propria maglietta che la copriva a malapena sotto il sedere, e in mano dei fogli di carta che stingeva con una forza sovrumana.

«Cosa è successo, amore?» domandò immediatamente Roger alzandosi dal proprio posto per andare incontro alla mora.
«Cosa è successo?! Cos'è questa merda?!» quasi urlò la ragazza, spingendo con forza i pezzi di carta contro il petto del batterista, che continuava a guardarla con un'espressione confusa.
«I'm in love with my car?! Seriamente Roger? Pensavo fosse una battuta quando lo accennasti due anni fa! - esclamò scuotendo la testa, facendo così ricadere qualche ciocca di capelli davanti al proprio viso - Told my girl I'll have to forget her. Rather buy me a new carburetor. Roger, ma mi stai prendendo in giro?» continuò Summer, stringendo i pugni per la rabbia, per poi voltarsi e uscire dalla cucina, senza aspettare una risposta da parte del biondo.

Nel frattempo gli altri tre, ancora seduti al tavolo, osservavano lo spettacolo a bocca aperta, non credendo a ciò che avevano appena visto.
«Oh tesoro, questa volta l'hai combinata grossa. Ti conviene andare a parlarle se non vuoi ritrovarti con gli abiti incendiati o con un coltello infilzato nella schiena.» disse Freddie, estremamente divertito da quella situazione, portandosi poi la sigaretta, ormai quasi finita, alle labbra.
Senza neanche degnarlo di uno sguardo, Roger corse fuori dalla stanza in cerca di Summer.

Dopo aver girato tutte le stanze della casa, finalmente la trovò seduta nello studio di registrazione, dietro la propria batteria che batteva le bacchette su di essa a casaccio.
Lentamente, senza farsi sentire, si avvicinò a lei, posandole poi le mani sulle spalle magre coperte solamente dal cotone della maglietta.
«Vattene dalla tua fottuta macchina e lasciami in pace.» sbottò la mora, senza neanche voltarsi verso di lui.
«Summer.. è solamente una stupida canzone, non dovevi prenderla così sul serio.» sospirò il biondo, chinandosi e mettendosi su un suo lato per poterla guardare in faccia.
«Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Sarà anche uno scherzo, ma intanto hai perso tempo a scriverla, mentre a me non hai dedicato nemmeno due righe in rima baciata in due anni!» esclamò all'improvviso la ragazza, voltandosi verso di lui e puntando gli occhi verdi nei suoi azzurri.
«Non ho bisogno di scrivere una canzone, o di due righe in rima baciata, per dimostrarti quanto ti amo. Quello che provo per te è qualcosa che non ho provato mai per nessun'altra, e non voglio metterlo per iscritto in qualcosa che anche gli altri possono sentire.
Il nostro amore, è una cosa solo nostra. Ne sono estremamente geloso.» spiegò pazientemente Roger, posando poi una mano su una sua guancia ancora bollente, accarezzandola con il polpastrello del pollice, come se stesse consolando una bambina.
A quelle sue parole, Summer si sentì una perfetta sciocca per aver reagito in quel modo esagerato davanti a tutti e abbassò lo sguardo sulle proprie mani, che giocavano nervosamente con l'orlo della maglia.
«Scusa...» mormorò infine, alzandosi dallo sgabello della batteria per uscire da quel luogo, ma venne bloccata dalla mano di Roger che le stringeva un polso, prima di riavvicinarla a sé.
«Non devi scusarti di nulla, sono stato un coglione. Però potrei avere in mente un modo per farmi perdonare...» mormorò, avvicinandosi al viso della ragazza per lasciare un bacio sulle sue labbra, e posando le mani dietro le sue cosce per sollevarla e andare verso il divanetto dello studio, facendola sdraiare delicatamente di schiena su di esso prima di sistemarsi sopra di lei, reggendosi sulle braccia per non schiacciarla con il proprio peso.

Appoggiata con la testa contro petto nudo di Roger, ancora stremata dopo aver fatto l'amore più volte, Summer lo osservava in silenzio dal basso, con il viso sollevato verso il soffitto intento a fumare una sigaretta, mentre con la mano libera accarezzava la schiena sudaticcia della propria ragazza.
«Dovreste metterla nell'album.» ruppe il silenzio dopo poco la mora, iniziando a disegnare con la punta dell'indice dei cerchi immaginari sulla pelle ancora calda di Roger.
«Mh?» mormorò il ragazzo abbassando lo sguardo verso di lei, mentre una nuvola di fumo lasciava le sue labbra, leggermente rosse e gonfie per tutti i baci che si erano scambiati fino a poco prima.
«I'm in love with my car, dovreste metterla nell'album. Almeno tutto il mondo potrà sentire di che razza di idiota sono perdutamente innamorata!»

𝐕𝐈𝐍𝐘𝐋 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 - Roger TaylorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora