8- Stockholm syndrome.

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8.

Kyah.

«La luce è l'unico oggetto di questa stanza che inizia con L, Lahara.» sospirai, irritata come non mai.

Lahara alzò gli occhi al cielo, «a dire il vero no, Kyah.» ribatté, arrabbiata.

Evitai di fulminarla con lo sguardo. Ci stavamo annoiando ed eravamo bloccate nella nostra stanza - come al solito - così decidemmo di giocare a "indovina cosa sto pensando", ma persino quel gioco stava diventando irritante.

«È solo una parola.» sospirò Lahara, sedendosi, «ti arrendi?» domandò.

Gemetti, «no.» sbottai, guardandomi intorno per la milionesima volta. Mi stavo innervosendo, ma non volevo arrendermi. Sapevo a memoria ogni dettaglio della stanza, Lahara non poteva vedere cose diverse da quelle che vedevo io, ma niente iniziava con la lettera L, a parte quella dannatissima luce che pendeva dal soffitto, ma mi aveva assicurato che non stava pensando a quella.

«Come fai a non vederla? È tutto quello che abbiamo qui!» Lynelle sbottò alla mia destra.

Mi voltai velocemente verso di lei, «parla!» esclamai. Lynelle alzò gli occhi al cielo, «ti parlo da quando sei tornata in camera due sere fa, gridando e piangendo fino a che non hai perso la voce. Ti tenevo la testa mentre vomitavi, ricordi?» rimarcò.

Mi zittii. Il ricordo di quella notte era ancora troppo fresco nella mente, la morte di Sandra e il suo corpo erano impressi nella mia mente e non facevo che pensarci.

«Sì, sei diventata una chiacchierona da allora, Bionda.» sogghignai. Mi mostrò il terzo dito, facendomi ridere, «devi smetterla di chiamarmi Bionda, tu sei quella biondo platino qui, non io.» mi fece l'occhiolino.

Trasalii, «sono castana!»

«Il tuo colore naturale forse, ma ora sei bionda. Assomiglia ad una Barbie.» Lynelle ridacchiò.

Gemetti e Lahara mi spinse leggermente, «voi due dovete smetterla. Tutto quello che avete fatto negli ultimi due giorni è stato bisticciare.»

Sogghignai, «scusa, mamma.»

Lahara mi fulminò con lo sguardo e non riuscii ad evitare di sorridere, facendo ridere Lynelle, «quel sorriso ti tira fuori dai guai?»

Mi morsi il labbro, pensando ai miei fratelli, a Justin e a mio padre. Di solito con loro funzionava. «Sì.» annuii, «il più delle volte almeno.»

Lynelle ridacchiò, «sempre una santarellina, Barbie.»

Assottigliai lo sguardo, «chiamami Barbie ancora una volta e vedrai quello che succede!»

Lahara borbottò a sé stessa che eravamo peggio dei bambini, mentre Lynelle si schiarì la voce, «Barbie.»

Sbuffai, «Lynelle, sono seria, ti stacco la testa!»

«Questo dovrebbe spaventarmi?» Lynelle scoppiò a ridere, poi indicò la stanza, «guarda dove siamo Kyah, l'unica cosa che mi spaventa sono gli uomini al di là di queste mura. Le tue minacce non sono niente a confronto.»

Mi accigliai, ma poi sospirai, «sì, credo...»

Lahara sospirò, «ascoltate, siamo bloccate qui, possiamo andare almeno d'accordo?» supplicò.

Mi strinsi nelle spalle, mentre Lynelle ridacchiò, «per ora? Sicuro.» rispose, facendomi l'occhiolino, «i nostri battibecchi mi divertono, dovremmo programmarne uno per più tardi, Barbie..»

Scossi la testa, «qualsiasi cosa per te, Bionda.»

Lahara alzò gli occhi al cielo, «giuro che voi due sareste ottime amiche fuori di qui.»

Caged - Traduzione (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora