Capitolo 2

9 3 0
                                    

Passo freneticamente le dita sul tessuto della mia camicia, ho i palmi sudati e sono nervoso, la mia mattinata non è iniziata nel migliore dei modi, dopo che Ayla se n'è andata ho deciso che dovevo vedere Julius, avrei dovuto convincerlo a lasciarmi partire per un paio di giorni, ma non potevo farlo se lui era solo. Doveva essere presente anche il padre, ed era questo il motivo per cui i miei palmi stavano sudando. Ma lo dovevo a lei, lo dovevo a quella ragazza che aveva messo al primo posto il suo popolo piuttosto che sé stessa.

«Sebastian, come mai questa visita mattutina?» Furono le prime parole che uscirono dalle labbra del Re, ero stato fortunato, li avevo trovati nella sala della guerra entrambi. Dovevo restare calmo, Elras non doveva intuire che c'era qualcosa che non andava. Dovevo seguire alla lettera le istruzioni di Ayla.

«Mi scuso Sire, vostra Altezza», feci un inchino verso entrambi e quando Julius mi fece segno di alzarmi portai il mio sguardo nel suo, i suoi occhi azzurri si scontrarono con i miei color oro, sembrava preoccupato, non potevo dargli torto, anche io lo sarei stato al suo posto se si fosse presentato di prima mattina in un posto in cui era presente anche mio padre.

«Parla. Stiamo discutendo delle questioni importanti e tu stai intralciando la nostra riunione.», deglutii, Elras non era mai stato un uomo da raggiri, voleva che si andasse sempre dritti al punto. Osservai il tavolo rotondo ricoperto di mappe, ne notai una in particolare, raffigurava G64, tante pedine rosse erano posate su quel punto. Strinsi i denti e mi decisi a parlare.

«Ho ricevuto delle comunicazioni allarmanti da parte del popolo al confine, sembra che le truppe si stiano ritirando e i carcerati si stiano ribellando, credo sia mio dovere andare di persona a controllare la situazione.»

Stavolta la voce non mi tremò, mi complimentai con me stesso, ero sembrato persino convincente. Gli occhi taglienti di Elras si posarono su di me, mi squadrò come se fossi un inutile pezzo di mobilio e poi tornò a guardare il figlio.

«Ricordami qual è il tuo ruolo, Sebastian Osis», Elras strinse le dita in pugno.

«Paladino del Re.»

«E come tale qual è la posizione che ti spetta?» Le parole erano strascicate tra i denti, mi costrinsi a rimanere fermo nella mia posizione e a non indietreggiare, le vene del collo di sua Altezza stavano diventando sempre più evidenti, non era un buon segno.

«Vicino al sovrano.» Sussurrai infine, Julius sbatté le palpebre diverse volte, aveva le labbra carnose dischiuse e gli occhi che cercavano di evitare i miei.

«Quindi, adesso, dammi una buona motivazione per cui io dovrei mandarti al confine, abbiamo tantissime guardie da poter inviare.»

«Padre...» tentò il giovane Re ma suo padre lo trafisse con un'occhiataccia capace di incenerire.

«Dico soltanto che il suo compito è proteggermi e se pensa che la situazione sia critica, dovrebbe controllare, il popolo è agitato, erano diversi anni che non c'erano così tante rivolte. Una visita da un membro vicino alla corona potrebbe acquietare gli animi, non pensi?» Avevo sempre sostenuto che Julius fosse un ottimo oratore, adesso me ne stava dando diretta dimostrazione, se c'era qualcuno capace di convincere suo padre ed illuderlo che fosse la cosa giusta, quello era lui. Mi stava aiutando seppur non conoscesse quale fosse il mio piano. Era un vero amico.

Elras sorrise e io compresi che stava macchinando qualcosa, i suoi occhi felini si posarono nuovamente su di me.

«Forse mio figlio ha ragione, dovresti andare. Due giorni, passerai attraverso lo specchio così non avrai problemi per il viaggio. Se al tramonto del secondo giorno non sarai tornato ti dichiarerò morto e troverò un nuovo paladino.»

15 ParoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora