Capitolo 4 - Oggi

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«Sebastian Osis, diretto difensore della corona, paladino del Re, ti sono state concesse da sua grazia 15 parole per giustificare il tuo comportamento, non potrai usarne né una in più né una in meno. Se la tua spiegazioni non risulterà veritiera alle orecchie del Re, sarai condannato a morte. Tutto chiaro?»

Il funzionario ripetè per la seconda volta quel discorso che avevo già sentito, la gola era arsa, mi avevano dato un po' d'acqua qualche ora prima, ma ne avevo bevuta talmente poca che le parole uscirono a fatica. Quindici erano troppo poche.

Quando ero tornato non ero riuscito neppure a mettere piede nel vecchio stanzino che le guardie mi avevano preso e portato nelle prigioni, Elras era da anni che monitorava le mie azioni ed aspettava un mio passo falso, come avevo preventivato aveva seguito ogni mia mossa e quelle di suo figlio, era furbo, Julius invece era piuttosto ingenuo. Sapevo che nel momento in cui avevo accettato di aiutare Ayla mi ero buttato in un'esperienza suicida, ma ero deciso ad andare fino in fondo, per lei, per il suo popolo, per i miei genitori che non avevano fatto nulla per cui meritare la morte.

Elras era una piaga che andava estirpata dal mondo e speravo che un giorno una figlia di Ayla potesse mettere fine al ghigno sulla sua faccia, era questo il mio profondo desiderio.

«Julius, Ayla è morta. Ma l'ho protetta ed adesso è salva. Ti voglio bene.»

Elras si allontanò da suo figlio e venne verso di me, chiese all'uomo che teneva la falce di dargliela, io chiusi gli occhi, era ormai arrivata la mia ora.

«Non riteniamo soddisfacenti queste tue insulse e insensate parole. Ho sempre pensato che fossi solo un mezzo uomo, mio figlio ti trovò in un mercato, ti ha tirato fuori dalla melma in cui vivevi. Ti ha dato una vita agiata e piena di privilegi qui a palazzo, ha fatto in modo che diventassi il suo diretto difensore, il suo paladino. E tu con cosa lo hai ricambiato? Con il disonore più grande: il tradimento. Sei un lupo, sì, ma non hai spina dorsale. Le tue ultime tre parole?»

Mi avrebbe ucciso lui. Il suo sguardo luccicava di cattiveria. Il mio sguardo cala su Julius che, ora, è in piedi e tremante. Le mani strette a pugno lungo i fianchi, lo sguardo perso. Quel ghiaccio fuso sembra essersi pietrificato mentre le sue iridi non riescono a lasciare le mie. Ho sperato, forse scioccamente, che a questo punto dicesse qualcosa, che si frapponesse tra me e suo padre per tentare di difendermi, di salvarmi. Ma non importa, poiché nonostante tutto gli voglio bene. Così è stato e così sarà sempre. Lentamente sposto lo sguardo dalla figura del mio vero Re, a quella di Elras. Il suo sguardo luccica di un desiderio antico, la sua voglia di uccidermi è palese, palpabile quasi come fosse un'altra persona presente in questa stanza.

« Brucia all'inferno. »

La scure viene sollevata e senza volere, mi ritrovo a chiudere gli occhi. Percepisco il rumore del pesante oggetto, ma una voce infrange quel silenzio come lo scoppio di una bomba.

« Padre fermo! E' colpa mia, è tutta colpa mia. »

Quella lama fredda si ferma a un centimetro dal mio collo. Elras si gira lentamente verso il figlio, Julius fa un passo avanti con una mano alzata e l'altra poggiata sul petto.

«Tre parole.» Gli concede suo padre mantenendo la scure ad un passo dal mio collo, sento del sangue gocciolare.

«Io lo amo.»

Lo sbigottimento si propaga nella stanza, mentre la rabbia, il rifiuto e l'orrore di Elras sono chiaramente visibili sul suo viso. Osserva suo figlio con disprezzo, poi un sorriso diabolico si delinea sulle sue labbra. Con un unico e rapido movimento, cala la scure su di me. L'ultima cosa che vedo sono gli occhi di Julius ricolmi di un dolore talmente profondo, da sembrare secolare. Poi vi è solamente buio.

FINE

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 14, 2019 ⏰

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