Lo sposo

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Le mani di Harry esploravano delicate il corpo del piccolo umano, carezzandolo con leggerezza, mentre ne baciava ogni centimetro. Lou respirava velocemente, sentendosi sciogliere in preda ad emozioni sconosciute. Harry tornò a guardarlo negli occhi, baciandolo con passione, mentre lui si sentiva sempre più lontano dal suo corpo.

"Piccolo fiore", sussurrò la voce di Harry.

"Harry...", gemette il piccolo, quando la mano del suo dio lo sfiorò nella sua intimità.

"Va tutto bene, mio dolce amore", lo rassicurò, avvertendo la sua paura "non ti farò del male, sarà bello e saremo l'uno nell'altro".

"Ha-Harry ho paura", confessò Lou fissandolo negli occhi. Poi gemette ancora al tocco dolce ma fermo di Harry.

"È bello, amore?", chiese sorridendo al piccolo, che annuì, gli occhi annebbiati dal piacere.

"Lou, se decidi di essere il mio sposo, non potrai tornare indietro", disse sempre carezzandolo. Il ragazzo lo guardò, gli occhi lucidi.

"Mi concedi di salutare i miei cari?", chiese piangendo. Harry fissò il suo amore e sospirò.

"Posso concederti una luna intera con loro, ma ogni notte dovrai tornare da me".

Il ragazzo sorrise fra le lacrime e prese il volto del dio fra le mani.

"Grazie mio amore e signore", disse sorridendo "allora sì, voglio essere il tuo sposo".

"Ti amo, mio piccolo fiore", disse Harry scivolando nel corpo del più piccolo, che urlò di dolore, mentre Harry gli carezzava il viso e lo baciava, asciugandogli le lacrime di dolore.

"Ti amo", ripeté ancora, mentre amava il suo sposo e rendeva il suo corpo e la sua anima divini ed immortali.

"Ti amo", disse ancora, mentre il dolore spariva e Lou sentiva il suo amore divenire tutt'uno con lui.

§

Da tre giorni ormai la porta della sala era chiusa. Da tre giorni Liam e Mark pregavano ininterrottamente, nutriti dalle Sacerdotesse, che portavano loro il cibo e, mentre uno mangiava, l'altro continuava a pregare.

Dopo sette giorni, Mark ormai disperava per la vita del figlio. Liam sembrava molto provato. Il poco sonno concesso era popolato da sogni e visioni, che non ricordava con precisione, ma che gli infondevano un senso di pace.

Sapeva che tutto andava bene. Rassicurava così Mark, che non riusciva però a sentirsi sereno fino in fondo.

Il decimo giorno la porta si aprì.

Mark e Liam non si mossero, aspettando di vedere chi sarebbe entrato dalla porta della camera. Si alzarono di scatto vedendo la figura minuta di Lou sorridergli con affetto dalla porta.

Subito corsero ad abbracciarlo, accorgendosi che c'era qualcosa di diverso in lui.

"Lou", sussurrò commosso il padre.

"Ciao, padre", disse il figlio sorridente.

"Tu...tu stai bene. Sei...sei vivo!", esclamò, abbracciandolo di slancio e con forza. Lou ridacchiò. Liam scoppiò a piangere, coprendosi il viso con le mani, ricordando le sue visioni. Mark lo fissò sgomento.

"Cosa?", ma Lou gli posò una mano sul braccio.

"Dobbiamo parlare, padre, io...devo dirti qualcosa".

Mark guardò il figlio, che gli sorrise con affetto. Liam annuì, sorridendogli fra le lacrime.

Quando giunsero a casa, Lou fu travolto dall'abbraccio delle sorelle, della madre e di Niall, che stava piangendo disperato.

"Niall, Niall non piangere così, ti prego! Sto bene", disse Lou dispiaciuto.

"Lo so, so che stai bene", disse piangendo ancora. Allora Lou capì che Niall sapeva. Sorrise all'amico con affetto e lo abbracciò stretto.

"Lou sono così felice che tu sia nuovamente a casa", esclamò la madre fra le lacrime.

"Vi prego, sedetevi, vi devo parlare", disse mesto. I genitori si fissarono sgomenti, ma fecero come gli era stato chiesto. Lou prese un profondo respiro e poi iniziò a raccontare cosa era accaduto.

Alla fine del racconto, la madre di Lou scoppiò a piangere, abbracciando disperata il figlio, che le carezzò dolcemente i capelli. Le sorelle lo fissarono, gli occhi pieni di lacrime e Niall tenne stretta a sé Phepem. Liam sorrise triste all'amico, abbracciando la moglie, che guardava il fratello con un sorriso triste.

"Sei felice Lou?", gli chiese la sorella.

Lou arrossì violentemente.

"Tanto", mormorò.

Lei allora sorrise nuovamente, avvicinandosi e abbracciandolo a sua volta, mentre la madre si accostava al marito.

"Allora va bene, Lool. Io sarò felice per te e guarderò sempre la foresta, pensando a te", disse stringendolo forte e facendolo piangere.

"Grazie, ti voglio tanto bene".

Una ad una, tutte le sorelle lo abbracciarono e per ultimo rimase Niall. Si sedette accanto all'amico.

"Lo sapevo, sai, che quello non me la contava giusta", borbottò fintamente offeso.

Lou sorrise annuendo dolcemente.

"Ed avevi ragione", disse ridacchiando.

"Avevo ragione sì!", disse "e sapevo che ti avrebbe portato via", mormorò poi un po' più triste.

"Potrò stare ancora una luna con voi. Poi ogni tanto potrò venirvi a trovare", tentò di consolarlo.

"Ma la notte devi tornare al Tempio", si imbronciò un po'.

"Devo tornare a casa", sussurrò timido. Niall gli tirò una gomitata fissandolo malizioso. Lou lo fissò indignato e gli tirò uno scappellotto.

"Niall!", sibilò avvampando.

"Scusa, scusa!", disse ridendo l'amico.

Dopo aver mangiato tutti insieme ed aver scherzato, Liam e Niall riaccompagnarono Lou al Tempio. Lui salutò gli amici e tornò dal suo Harry.

Allo scadere della luna, tutta la famiglia si ritrovò al Tempio, ad accompagnare Lou per l'ultima volta. Il ragazzo sarebbe tornato per sempre alla sua nuova casa, ormai la sua natura era divina e non poteva restare con loro.

Piansero tutti a lungo, Louis promise che sarebbe andato a trovarli ogni qualvolta avesse potuto e, dopo lunghi abbracci, il ragazzo entrò nel Tempio, stavolta per non tornare più.

Il Cuore di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora