capitolo otto

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Io e Ian viviamo a casa sua da un mese. Ogni giorno mi dice: «io ti amo» ed ogni giorno io rispondo: «tu mi ami». Hollywood non gli piace. Non è cambiato tanto, è solo diventato più antipatico.
Stiamo in una caffetteria a fare colazione e mi dice: - Sai che G. è dentro?
- Davvero? - cerco di far finta di essere interessato, in realtà non m'interessa.
- Si lo hanno beccato a spacciare, - mangia la sua ciambella in modo disgustoso, si sporca tutta la bocca di glassa, io non gli dico nulla a riguardo, - gli hanno chiesto di fare nomi sai...da chi la prende...chi altro la compra...lui non ha parlato però... - beve il suo orrendo cappuccino con un pezzo di ciambella ancora in bocca, - tu non spacci vero? - finalmente si pulisce con il tovagliolo.
- Io compro e basta.
- Sta attento, e poi smettila.
- Contaci.
- Sono serio.
- Vaffanculo.
Questa caffetteria è carina, tutto sommato, i divanetti neri e le pareti rosse, però cucinano da schifo. Io ho preso solo un caffè. Ian non ha ancora finito quella ciambella, guarda fuori dalla finestra, forse si è offeso.
- Sei offeso? - gli chiedo, come se mi interessasse. Dice: - Devo trovare un lavoro, mio padre ed io abbiamo litigato sai, non mi vuole più mandare soldi. - sembra preoccupato, perché gli importa tanto? Comunque, dopotutto, le mie labbra lo baciano ogni giorno, quindi voglio aiutarlo, e dico:
- Sai a quel negozio di videocassette vicino casa cercano personale, puoi provare lì.
- Si, forse hai ragione.
Aggiunge dello zucchero al cappuccino, mi fa venire il voltastomaco, quanto zucchero mette! Farà schifo comunque, quel cappuccino. Forse posso proporgli di andare al cinema stasera, forse poi possiamo andare a cena insieme, come le brave persone, i bravi amanti. Lo guardo, mi piace davvero? Mi ama davvero? Lo bacio davvero? È vero?

Basta, basta, basta. Mi alzo e corro fuori dal locale, corro fuori, a tutta velocità, le mie gambe saette, stelle cadenti. Corri James! Sto scappando da tutto questo, da lui, dal suo lavoro, dai suoi problemi, dall'amore da rivista, dai film francesi, chi cazzo è sto Jean-Paul? Vaffanculo!

tre giorni

Torno dopo tre giorni. Busso alla sua porta. Lui mi apre, ha una maglietta blu, ed il suo corpo non mi piace, affatto.
- Ma che cazzo ti era preso l'altro giorno?
- Levati e fammi entrare.
- Dio fottiti!
- Levati!
Finalmente si leva e mi fa entrare, mi butto sul divano nero, e lui si siede accanto a me. Mi accendo una sigaretta e lui fa una faccia contrariata, amico, questo mi rende vivo! Uccidermi mi rende vivo! Ringraziami perché è il male ti rende buono, il cattivo ti rende l'eroe, il brutto ti rende bello. Ian è come mia madre, vecchia megera, ma è anche come mio nonno, mai conosciuto, solo in foto. E se suo padre fosse un boss mafioso? Un criminale? No, no, il criminale sono io.
Dice: - Mi sei mancato.
Dico: - Stai zitto.
Dice: - Voglio accarezzarti.
Dico: - Allora fallo.
Mi sdraio e poggio la testa sulle sue cosce e lui mi accarezza la fronte e le guance, passa la mano tra i miei capelli, passa la mano e dopotutto questo mi piace, dopotutto questa è la mia casa, dopotutto io lo amo e dopotutto tutto è bello. E allora: allegria!

un anno

Io e Ian ci amiamo, sì ci amiamo, come Romeo e Giulietta! Andiamo al mare insieme, e sorridiamo insieme, e tutto brilla, come nei film! Siamo nei film! Sì, io lo amo. È una sicurezza: crolla il mondo ed io lo amo, cade il gatto ed io lo amo, uccidono dieci persone ed io lo amo. Sono convinto di ciò. Abbiamo una convivenza felice, anche se lui ha cercato di cacciarmi di casa tante volte, anche se lui dice di non amarmi più: noi ci amiamo!

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