ali invisibili;

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«Mamma, li vedo davvero! Ci sono!»

Lo ripeteva sempre, in lacrime, alla madre che, ormai, lo assecondava. Il piccolo diceva di vedere cose, che poi in realtà non c'erano, da quando aveva cinque anni.

Nessuno della famiglia si preoccupò all'inizio, tutti i bambini pur di avere delle attenzioni, si inventavano storie strane, come, per esempio, un leone sul proprio letto. Ma non Changbin e questo la madre lo sapeva.

Il bambino era sempre stato tranquillo, di buon animo e già maturo per l'età che aveva, infatti era anche molto perspicace ed intelligente. Con la crescita del figlio, la genitrice capì che non era una semplice ricerca di attenzioni.

A nove anni si rifiutava di entrare nella sua camera, quando la luce del tramonto la illuminava, per la paura; tremava e si aggrappava alla gonna della madre, dicendo che una donna lo salutava con la mano.

Lo fissava e faceva un sorriso sghembo, le labbra erano pallide e secche. La cosa che terrorizzava il bambino era la mancanza di gambe nella donna. Vedeva le lenzuola sporche di sangue, bianche ma macchiate dal colore dell'intimità e della violenza.

I genitori, preoccupati, lo portarono dallo pisicologo e Changbin imparò un'importante lezione: mai fidarsi degli adulti.

˚₊· ͟͟͞͞➳❥ 𝐖𝐀𝐁𝐈-𝐒𝐀𝐁𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora