dolore;

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Changbin non andava a far visita a Felix da un po'. Ed in quel po', erano cambiate tante cose: il moro aveva compiuto diciotto anni e, finalmente, era svincolato dall'obbligo di frequentare settimanalmente lo studio del dottor Min.

Il clima, in casa, incominciò a farsi più duro e freddo: genitori e figlio non avevano più bisogno di instaurare un dialogo e, in poche settimane, erano diventati veri e propri estranei, pur abitando sotto lo stesso tetto. 

Changbin era triste per questo, ma si abituò, come si era abituato ormai a tutto. La piccola Chuu era l'unica della famiglia a stargli vicino e Changbin le era grata: era davvero una bambina dolce e gentile, sarebbe diventata una ragazza e donna fantastica, il maggiore lo sapeva.

Divenne ancora di più insofferente al bullismo che subiva e, in quel periodo, pensò seriamente al suicidio: avrebbe potuto finalmente lasciare quella vita vuota, che non gli aveva mai dato una soddisfazione ma solo dolore. 

Si era procurato, illegalmente ovviamente, una pistola che aveva seppellito nel giardino dietro la propria casa, questo perché non voleva che i genitori lo scoprissero ed anche perché doveva fare alcune cose prima di commettere l'atto.

Non aveva paura di farlo, ma aveva solo un unico rimpianto: lasciare sua sorella da sola, però sapeva che i genitori le avrebbero dato tutto l'amore di cui avrebbe avuto bisogno, perchè per loro era una bambina normale, non come lui. 

Aveva già deciso il giorno: venerdì pomeriggio perché i genitori erano a lavoro e la sua sorellina era a lezione di canto a scuola, quindi tutta la sua famiglia si sarebbe ritirata verso le nove di sera.

Era giovedì, quando Changbin trovò Felix sul proprio letto, che lo fissava. Questo sorrise, salutandolo con la mano.

«Ehilà, Changbin. È da tempo che non ci si vede, vero?»

Changbin, all'inizio spiazzato, riaquistò la calma per poi posare lo zaino sulla sedia, iniziando a parlare

«Che ci fai qui?»

«Sono solo passato di qua, così, per sbaglio», disse in modo sarcastico il minore, il suo tono faceva contrasto con gli occhi tristi e vuoti. «non volevo di certo vedere come stava il mio amico che non vedevo da tanto tempo.»

Amico...

Changbin si rattristò subito. Aveva messo in chiaro con sè stesso che quello che provava per Felix non era semplice amicizia ma, il problema, era accettare che forse, l'oggetto delle sue attenzioni, non provava lo stesso.

«Solo amici?» Felix si accigliò: aveva sentito bene?

«Come scusa?»

«N-N-Niente, non f-farci caso, è lo stress, sai, studio molto in questi mesi.»

«Va bene.»

Rimasero in silenzio per un po', poi Felix riprese parola.

«Sai, questa camera è troppo ordinata, sei troppo calmo. Quando hai intenzione di suicidarti, Changbin?»

Il moro rimase in silenzio

«Come fai...»

«Domani? Dopo Domani? Io devo saperlo!»

Felix iniziò ad urlare, in preda al panico. Solo la voce di Changbin riuscì a placarlo.

«Domani...venerdì...»

«Changbin...non sprecare la tua vita così, puoi fare ancora molte cose...»

«Allora non hai capito: la mia vita non è qui. È al tuo fianco.»

Fu Felix a essere intimidito dall'altro. Stette zitto, per poi scomparire: il suo tempo era scaduto, non poteva più chiedere niente all'altro.

˚₊· ͟͟͞͞➳❥ 𝐖𝐀𝐁𝐈-𝐒𝐀𝐁𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora