Quattordici

195 13 59
                                    

"Non credo nell’anima gemella, ma credo nelle anime che sono in sincronia, anime che rispecchiano l’un l’altro."
-Richelle Mead

L’adolescenza è strana, ti svegli serena e poi il tuo umore cambia in modo radicale, o viceversa. Provi delle emozioni contrastanti, molto spesso quello che ti succede è spaventosamente nuovo e tenti in tutti i modi di capirne il senso e di cercare di adattarti alle nuove situazioni o persone. Essere adolescenti è una sfida continua. Devi comportarti da adulto in situazioni in cui vorresti fare il bambino e da bambino in situazioni in cui vorresti fare l’adulto.
Io non ci capisco molto, della vita. La mia esistenza è un eterno improvvisare e sperare di azzeccare la scelta giusta. Vivo con la consapevolezza che ogni passo che compio, può essere giusto, ma anche terribilmente sbagliato.
Crescere non è facile, credetemi se vi dico che fa paura. Da bambino, bastava la carezza della mamma e tutto andava già meglio, ma quando hai sedici anni e la mamma non ce l’hai, ti rendi conto che devi farcela da sola. E questo è uno dei momenti in cui io non ce la faccio. Con Nathan abbiamo perso ogni tipo di contatto, capita di incrociarci per strada e di evitare anche di guardarci. L’ho voluto io, è vero. Lo abbiamo voluto entrambi, in realtà. Ma non ho mica considerato un fattore importante: la sua mancanza. Come fai a colmare un vuoto che solo una determinata persona può riempire? Non puoi, quindi convivi con quel magone pesante e quella fatidica domanda maledetta: E se le cose fossero andate diversamente?
Le domande sono tante, ma le risposte… beh, sono quelle che mancano. La ragione per cui mi torturo la notte, nel mio letto, sapendo che forse è troppo tardi per avercele. La cosa positiva è che quando ho raccontato a mio padre che, qualsiasi cosa fosse con Nathan, è finita, lui mi ha liberato dalla prigionia angosciante. Meglio così, mi sarei sentita ancora peggio se non avessi potuto svagare con gli amici.
L’ho visto più volte, durante questi giorni. Sembra sereno e sono davvero contenta che lo sia. In fin dei conti, quello che c'è stato non è durato molto, per cui non avrebbe motivo di stare male.
In ogni caso, sto vivendo una situazione assurda e stancante. Mio padre ci ha detto di prepararci per un pranzo domenicale dai Coleman, il che mi confonde parecchio. Per lui, io e Nathan, insieme siamo il diavolo e l’acqua santa. Insieme… si fa per dire. Non lo siamo stati, a dire il vero. Siamo stati qualcosa non molto chiara. Come un disegno fatto da un bambino di quattro anni: l’arte c'è, la voglia di esprimere anche, ma il soggetto è incomprensibile.
Apro l'armadio con aria svogliata, osservando gli indumenti disposti in fila, per colore. Ho una malattia per l'ordine, tutto deve andare secondo i miei piani, altrimenti potrei impazzire.
Prendo dei pantaloncini di jeans, a vita alta, con un top rosa pallido. Sulle spalle metto una giacca bianca, di lana, abbastanza lunga, un paio di converse bianche e i capelli legati in una coda e adornati con una fascia da pin up nera. Mi trucco in modo leggero, come mio solito, e mi dò una lieve occhiata allo specchio, prima di raggiungere l'ingresso.
Mio padre e Isaac stanno discutendo di qualcosa a bassa voce. Qualcosa di cui non dovrei esserne al corrente, visto che si sono interrotti alla mia vista. Faccio un mezzo sorriso, confusa, girando a caso sui social. Odio quando mi tengono dei segreti, mi sento idiota. Non mi piace l'ignoto, io voglio sapere, sempre.

Il giardino esterno dei Coleman oggi è più curato del solito. Tolgo le cuffie, attaccandomi al braccio di mio fratello che, come al solito, si diverte a darmi fastidio. Mary ci accoglie con un sorriso, facendoci cenno di seguirla nel retro. Bene, grigliata in giardino, sul retro. Visto il bel tempo ci sta, ti sbatte in faccia che l'estate sta arrivando e che dovresti mettere giù qualche chilo. Mi guardo intorno, rimanendo per un attimo senza fiato. Nathan sta cuocendo la carne nel grande barbecue, con una tuta leggermente aderente dell'adidas, il torso nudo, gli occhi assottigliati a causa del fumo e la sigaretta stretta tra i denti. La sua espressione concentrata è bellissima, mentre gira la bistecca e si ferma ogni tanto per spostarsi il ciuffo ribelle sul viso. Credo di aver visto il paradiso, in questo preciso istante. O forse l'inferno, a seconda della prospettiva. Scuoto la testa, cercando di ritornare in me, e sorrido enormemente a Maddison che sta letteralmente correndo verso di me.

Forbidden Love (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora